L’inedito splendore della Pompei etrusca, finalmente in mostra

L’infinità di tesori presente a Pompei non annoia mai. Se la città ha assunto un valore storico unico a causa del celebre disastro che la distrusse, la ricchezza dell’odierno sito non è affatto circoscrivibile ai suoi ultimi, tragici istanti. Tutt’altro: l’epoca romana e lo sfarzo delle ville pompeiane sono di certo l’immagine tipica tanto nella mente dei turisti che in quella degli archeologi, ma – ben prima – quella zona della Campania era stata importante crocevia già per greci ed etruschi.

Questo è il tema che apre, dal presente 12 dicembre al prossimo 2 maggio, la mostra “Pompei e gli etruschi”: la Palestra grande del sito ospiterà ottocento reperti di epoca etrusca in tredici differenti sale. Molti di essi provengono da scavi recenti, in particolare armi e oggetti da rituale, ma a essi vanno ad aggiungersi ritrovamenti di carattere funerario resi unici dal carattere personalissimo e dalla loro tipica ricchezza.

La mostra, curata dal direttore del sito Massimo Osanna e Stéphan Verger (École Pratique des Hautes Etudes di Parigi), sarà una novità che il grande pubblico troverà decisamente originale, data la poca attenzione mainstream che la Pompei etrusca ha ricevuto finora. Ingiustamente, peraltro: se gli Etruschi sono comunemente associati a territori più settentrionali, è altrettanto vero che l’area campana fu per loro – come per i coloni greci – di fondamentale importanza.

La rilevanza economica e strategica di insediamenti come Capua e Stabiae (Castellammare di Stabia), in epoca preromana, fu parte integrante del dominio etrusco. Un dominio che, per certi versi, appare ancora oggi affascinante e misterioso date le sue radici multiculturali e profondamente intrecciate tanto con la storia locale che con quella orientale.

Fra la parentesi etrusca e quella romana, fino al disastro del Vesuvio, solo i sanniti passarono per l’area; la quale, oggi, rimane costellata di reperti della popolazione centro-italica oggetto della presente mostra. E che oggi ritrovano la loro meritata considerazione prima di proseguire il loro percorso, dal 30 maggio 2019, al Museo archeologico nazionale di Napoli.

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