L’Epifania in chiave medicea: la Cappella dei Magi di Benozzo Gozzoli in Palazzo Medici Riccardi

È attualmente oggetto di una mostra la celebre Cappella dei Magi all’interno di Palazzo Medici Riccardi, decorata da Benozzo Gozzoli nel 1459 su commissione di Cosimo I il Vecchio, l’originario e astuto fautore della fortuna dei Medici: un luogo rappresentativo dell’ideologia del potere mediceo e delle aspirazioni della facoltosa famiglia fiorentina sia nell’ambito cittadino che in quello internazionale.

Infatti l’analogia con il corteo dei Magi non si esauriva, nel caso dei Medici, nei ritratti che inserivano materialmente i membri della famiglia e l’entourage mediceo (alleati politici e intellettuali di corte, nonché lo stesso artista che appone la su firma sul berretto che indossa) all’interno della scena evangelica del pellegrinaggio dei Magi, guidati da una stella e recanti ricchi doni, verso il Cristo appena nato: la festa dell’Epifania era infatti già legata, sin dalla fine del Trecento, nella città di Firenze, proprio ai Medici. Perché?

Non era raro che alcune famiglie o congregazioni avessero ottenuto, per antica consuetudine (magari originariamente legata ai meriti di un particolare antenato), l’onore di guidare – nonché l’onere di finanziare – processioni o altre feste cittadine: erano occasioni di autopromozione di fronte ai propri concittadini e motivo di grande orgoglio per coloro ai quali, per la loro ricchezza e importanza, era stato riconosciuto un ruolo di rilievo nelle feste cittadine.

La festività affidata alle spese e alle cure dei Medici era quella del 6 gennaio, giorno dell’Epifania, per la quale avevano il compito di organizzare una parata di carri che doveva mimare, nello sfarzo, il lungo viaggio dei Magi.

Nel 1449 una felice coincidenza è stata sfruttata con notevole astuzia da Cosimo il Vecchio: il 1 gennaio era nato suo nipote Lorenzo (il futuro Magnifico, figlio di Piero il Gottoso e di Lucrezia Tornabuoni). Sebbene la prassi fiorentina fosse quella di battezzare i neonati entro massimo due giorni dalla nascita, Cosimo decise di attendere qualche giorno in più: la parata del 6 gennaio di quel 1449 mimava, come ogni anno, il viaggio compiuto dai Magi per adorare il Cristo appena nato, tuttavia la presenza del neonato Lorenzo in quel corteo rendeva impossibile non istituire un collegamento tra il Messia delle Scritture e il rampollo di casa Medici che in quel giorno veniva battezzato.

Lo stesso culto dei Magi era, inoltre, particolarmente prestigioso perché nell’Europa quattrocentesca era legato al concetto di legittimità politica: aveva assunto questo valore a partire dal 1164, quando l’imperatore Federico I Barbarossa fa trasferire le reliquie dei Magi dalla Chiesa di Sant’Eustorgio a Milano (dov’erano conservate) alla Cattedrale di Colonia. Patrocinare il culto dei Magi, come era il caso dei Medici a Firenze, significava assimilare sé stessi ai potenti della terra che con pietà cristiana si recavano, colmi di doni, ad adorare il Cristo neonato.

Perfettamente concorde con questo immaginario internazionale, aristocratico e cavalleresco è il linguaggio utilizzato da Benozzo in questi affreschi: la cromia accesa e variegata, l’attenzione minuta ai dettagli delle vesti e al particolare botanico, l’atmosfera fiabesca e ricca di dettagli narrativi, la luce cristallina e innaturale, il lusso rappresentato (nelle vesti e negli oggetti) e quello della foglia d’oro che contribuisce allo sfavillio generale, sono tutti elementi caratteristici del cosiddetto gotico internazionale, il linguaggio figurativo parlato dall’alta aristocrazia europea, che rifacendosi agli antichi valori cavallereschi ed ostentando quanto più possibile l propria ricchezza aveva voluto prendere le distanze da quella borghesia mercantile che l’aveva ormai quasi del tutto sostituita nell’esercizio del potere.

Ed è proprio questa ricchissima borghesia sempre più potente, quella della quale fanno parte i Medici, che qui si appropria di un linguaggio che è espressione di un ideale di nobiltà antica – e dunque legittimante – per la decorazione di uno degli spazi di rappresentanza del proprio palazzo cittadino. A chi visitava la residenza medicea in Via Larga e si trovava ad ammirare queste pareti i Medici intendevano comunicare il loro prestigio attraverso un tema tipicamente mediceo (l’Epifania) e proiettandolo anacronisticamente in un mondo aristocratico favoleggiato ed autorevole.

 

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