L’attacco dei giganti: il fenomeno culturale nipponico impossibile da ignorare

È plausibile che, almeno una volta nella vita, qualcuno abbia proferito davanti a noi la fatidica sentenza: “non è un cartone animato, è un anime”. Lungi dal sentirsi ignorante in materia, una scrollata di spalle – probabilmente accompagnata da uno sguardo di commiserazione – era la difesa di cui pensavamo fosse meritevole il capo d’accusa. Forse, oggi non è più così.

L’attacco dei giganti, il cui titolo originale è Shingeki no kyojin, è una serie anime tratta dall’omonimo manga che va in onda dal 2013, di cui è stato fatto un adattamento con doppiaggio italiano dal 2014. Ben lontano dai ricordi fanciulleschi di Lady Oscar, Naruto, One Piece e l’ancor più iconico Dragonball, il successo dell’Attacco dei giganti su larga scala ha cambiato la percezione globale degli anime sul territorio italiano: da sinonimo di “prodotti per bambini”, ora sono più etichettabili come “cartoni dal target d’età variabile”.

Morti chiaramente descritte, mutilazioni, tragedie, psicologie contorte, mondi distopici, ideali politici stravolti, sogni di libertà scaduti nel sangue e atti di terrorismo o partigianeria: l’atmosfera dark de l’Attacco dei Giganti si scosta totalmente dallo stereotipo del cartone giapponese a puntate degli anni ’90. In pochi forse ricordano le avanguardistiche Anime nights trasmesse da MTV dal 1999 sino al 2010, inaugurate con la messa in onda di Cowboy Bepop e Golden Boy: sopravvissute a fatica per la gioia di pochi eletti, forse avrebbero avuto un riverbero ben maggiore nel 2020, sgomitando per avere i diritti delle serie nipponiche con i magnati dello streaming.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares