L’artista del bisturi

  • Questa settimana ho l’onore di intervistare un medico chirurgo del Policlinico Universitario Campus-Biomedico. Quali sono i motivi della particolarità di questa intervista? Innanzitutto, in tempo di pandemia e di relativo caos mediatico, chi cura altre malattie sembra un venditore di freezer in Alaska… Poi, il medico in questione si occupa non solo di curare ma anche di studiare una malattia molto pericolosa e spesso letale. Ma sarà lui a parlarcene.
  1. 1) Perché ha seguito il corso di laurea in Medicina e chirurgia? E, poi, sin da bambino giocava con il “piccolo chirurgo” o è stato un innamoramento successivo, della chirurgia?

Buongiorno Dott. Castellucci e grazie per l’opportunità che mi ha offerto

Per quanto riguarda la prima domanda le confesso che la scelta di iscrivermi al corso di laurea in medicina e chirurgia è avvenuta dopo aver scartato altre possibilità non alla mia portata come Fisica o Ingegneria. Avrei voluto fare Veterinaria ma mia madre si oppose perché la facoltà migliore dell’epoca a quel tempo era a Perugia; troppo “lontano” mi disse. E da qui la scelta di fare Medicina e Chirurgia. L’innamoramento alla branca della chirurgia generale è avvenuto durante il corso di studi; anche qui dopo aver scartato specialistiche a me non idonee come medicina interna o neurologia. La persona che mi convinse a scegliere chirurgia generale fu mia moglie, che conobbi durante il mio internato in Neurologia. Lei è diventata una brillante neurologa. Io sono un chirurgo.

2) Esiste una dicotomia a volte stridente tra i medici in senso stretto e i chirurghi. Avverte una certa concorrenza nel suo ambiente di lavoro tra le due categorie?

La dicotomia a cui lei fa riferimento esiste solo nella testa di alcuni colleghi. Per quanto mi riguarda collaboro quotidianamente con i colleghi internisti, ed abbiamo creato un rapporto di lavoro volto al rispetto e alla multidisciplinarietà

3) Quale è, a suo parere, lo stato della sanità pubblica in Italia? (il “Campus” è di natura privatistica ndr.)

A mio modesto avviso la sanità pubblica italiana è tra le prime al mondo. Quello che ha influito negativamente sulla stessa è stata l’ingerenza della politica, con scelte non basate sulla meritocrazia ma sul clientelismo.

4) Che ne pensa della comunicazione ufficiale relativa al Covid19?

Penso che ci siano alcune cose da rivedere. Ho la sensazione, derivata poi dal confronto diretto con i miei pazienti, che la gente non abbia realmente compreso l’entità del problema Covid. Intendo dire con questo che non abbiamo mai assistito ad una chiara spiegazione dei numeri, al loro reale impatto sulla comunità. Tutto questo ha generato paura e ansia, sentimenti assolutamente da evitare in un contesto pandemico come quello che stiamo vivendo

5) Ci definisce la sua attività in generale e quella più specifica, sui sarcomi?

All’interno del mio Ospedale, il Policlinico Universitario campus Bio-Medico di Roma, ricopro il ruolo di responsabile della chirurgia dei sarcomi. Mi permetta una breve descrizione dei Sarcomi. I Sarcomi sono delle neoplasie maligne che prendono origine dai tessuti che compongono la struttura portante del corpo umano; mi riferisco al tessuto connettivo, al tessuto adiposo, alle ossa, alle strutture vascolari e nervose. Sono dei tumori rari, dove per rari si intende l’incidenza della malattia in sé e non il fatto che non esistano cure efficaci. Esistono diverse varianti istologiche di sarcomi, ognuna con la sua storia clinica e percorso diagnostico-terapeutico. In questo scenario clinico, la chirurgia rappresenta l’arma migliore a nostra disposizione. La mia attività è caratterizzata da un costante e quotidiano impegno contraddistinto da visite ai pazienti affetti da questa patologia, discussione collegiale dei casi clinici, e attività in sala operatoria, che è poi quella che preferisco in assoluto.

6) Che speranze ci sono, nelle medie ufficiali, di guarigione nei sarcomi?

FOTO DI MATTEO CAPPUSSI

La sua è una bella domanda che richiederebbe però una sessione dedicata solo a questa patologia. Le posso rispondere che la guarigione è strettamente legata all’ istologia del sarcoma di cui la persona è affetta e alla possibilità di essere curati in un centro di riferimento per queste neoplasie, come l’ospedale dove lavoro, conditio sine qua non per un percorso diagnostico e terapeutico di alta professionalità. La cura della patologia dei Sarcomi in un centro di riferimento si avvale infatti di una squadra di professionisti composta non solo dal chirurgo, ma anche dall’oncologo, il radioterapista, il radiologo, lo psicologo, tutti dedicati alla cura di questa malattia.

7) Da indiscrezioni ho saputo che lei è anche esperto nel trattamento chirurgico delle patologie del pancreas: può dirci qualcosa anche su queste malattie e relative percentuali di guarigione?

Lei è ben informato. Nei “ritagli” di tempo mi dedico alla terapia chirurgica delle patologie neoplastiche del pancreas, con cui ho cominciato il mio percorso professionale circa 20 anni fa. Come per i sarcomi, anche la cura delle neoplasie pancreatiche richiede un pool di esperti dedicati. Nel corso degli anni sono stati fatta passi da giganti nella cura di questa patologia, ancora adesso tra le prime cause di morte per malattia neoplastica.

8) Spesso nelle trasmissioni mediche, ormai la televisione ne abbonda, si dice che il chirurgo si riconosce da una specie di firma che lascerebbe sulla parte operata: è veramente così o ormai le operazioni sono tutte da rigidi protocolli accettati in tutto il mondo? Esiste l’artista del bisturi o i chirurghi seguono pedissequamente la scuola seguita?

Sfatiamo il mito della firma sull’organo operato. Vede Dott. Castellucci, quando ero studente, negli anni 90, resisteva ancora la figura del chirurgo “one man show” (tradotto “faccio tutto io”). Nel corso degli anni la conoscenza scientifica particolareggiata delle singole malattie, ha radicalmente cambiato il ruolo del chirurgo che ora si interfaccia con professionalità con le altre figure coinvolte nel percorso clinico decisionale di un paziente. La comprensione della fisiopatologia delle malattie neoplastiche, ha permesso lo sviluppo di tecniche chirurgiche standardizzate e convalidate in tutto il mondo. A mio avviso un chirurgo oncologo che si ritenga un professionista deve conoscere la malattia che cura, sia scientificamente che tecnicamente, applicando, come dice lei, quei rigidi protocolli approvati in tutto il mondo. Mi lasci però dire che ogni intervento è diverso dall’altro, anche se la patologia trattata è la stessa; ed è proprio in quel momento che il chirurgo, pur rispettando i protocolli di cui sopra, diventa un artista, applica la scienza allo scenario chirurgico che deve risolvere; ed è proprio in quel momento che il gesto del chirurgo raggiunge una eleganza che non ha eguali.

9) Oggi il paziente si informa bene prima di affidare la propria vita a un medico: questo costituisce un problema o aiuta il professionista?

Lei ha ragione. Curiamo oggi persone che, diversamente da tanti anni fa, sono molto più informate sulla propria patologia. Questo a mio avviso non rappresenta un problema, purché il medico sappia conquistare la fiducia del paziente e spieghi loro con chiarezza quale sarà il percorso decisionale.

10) In tempi di crisi economica cresce il numero delle cause temerarie intentate ai medici/chirurghi?

Quello sollevato da lei è un aspetto molto delicato. Il numero delle cause intentate verso i medici non conosce crisi. Fortunatamente la maggior parte di queste si risolve in un nulla di fatto, evidenziando come nella stragrande maggioranza dei casi il medico aveva tenuto un comportamento clinico ineccepibile. A mio avviso, fermo restando i casi singoli, è fondamentale instaurare con il paziente e con i familiari un rapporto chiaro, basato sulle evidenze scientifiche della patologia clinica in oggetto, spiegando con onestà e sincerità il percorso decisionale, i possibili fallimenti e le percentuali di successo. Come dico sempre in medicina non esiste la matematica…                                           Foto di Matteo Cappussi

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares