Lambrusco di Modena: un’esperienza emozionale da provare almeno una volta nella vita

Che l’immagine del Lambrusco negli ultimi anni sia notevolmente cresciuta è un dato di fatto. A dirlo titoli come: “Lambrusco roba da Cru” (Vini), “La magia del lambrusco di Modena” (Il Mio Vino), “La rivincita del lambrusco” (Largo Consumo), “La simpatia del Lambrusco” (Terre del Vino), “Sorprendente Lambrusco” (Verde Oggi), Il rinascimento del Lambrusco” (infoLine), “Quel rosso dilagante vivace e schietto” (Gambero Rosso).

Senza poi contare le riviste estere che hanno dedicato servizi di pagine e pagine al frizzante rosso modenese: WeinMarkt, Merum, Decanter, Vinum, Wine & Food, the Italian Wine Review, ecc.

Gli appassionati di vino che sfogliano la stampa di settore sanno che è sempre più frequente incontrare il Lambrusco tra le pagine delle più importanti riviste specializzate nazionali ed estere. La bella notizia è che finalmente capita sempre più spesso di trovarlo anche sulle Guide ai Vini o nell’elenco dei vini premiati a questo o all’altro concorso, da questo o dall’altro esperto. Nelle cantine e sulle tavole dei consumatori il Lambrusco, e dal 2009 quello di Modena, vi è sempre stato ed ora, grazie al livello qualitativo in costante crescita, sta conquistando sempre più ristoratori, chef e sommelier.

Modena è sempre stata il fulcro della produzione del Lambrusco anche grazie alla grande attenzione da parte delle persone che abitavano in quelle zone. Nel ‘900, i braccianti che andavano a lavorare duramente tutti i giorni, usavano il vino come bevanda dissetante, un nutrimento necessario al pari del pane. Sì cominciò a produrre un vino fresco e leggero, derivato dalla seconda spremitura dell’uva. Quando si vinificava si divideva la prima spremitura (il “mosto fiore”) dalla seconda (il “torchiato”, all’epoca conosciuto col nome di “sottile” o “puntalone”); il torchiato veniva tagliato con acqua e dato ai braccianti, permettendo di avere maggiori scorte e di rendere meno alcolico questo vino.

Nel 1970 hanno ottenuto la Denominazione d’Origine Protetta (DOP) il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco Salamino di Santa Croce e il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, mentre solo più tardi nel 2009 il Lambrusco di Modena ha ottenuto tale certificazione. Ad esercitare attività di controllo e di tutela è il relativo Consorzio del Lambrusco, che ha inoltre il compito di promuovere e divulgare l’immagine di tali vini. La Denominazione d’ Origine Protetta è un’ulteriore conferma del forte legame di questo prodotto col territorio modenese, in cui questa tradizione è fortemente consolidata. I recenti dati confermano l’apprezzamento del pubblico: in vista di Vinitaly 2016, l’istituto di ricerca Iri ha elaborato i dati sull’andamento di mercato nel 2015. Dalle ricerche emerge che il vino più venduto in Italia rimane il Lambrusco, con 12,77 milioni di litri (fonte il Sole 24 Ore). Il Lambrusco è costituito da diverse varietà di vino, tipiche delle zone del modenese, del reggiano e del mantovano. La zona di produzione si estende per tutta la provincia di Modena e Reggio Emilia ed in Lombardia nella provincia di Mantova, e vede coltivati 8.000 ettari impiegati per la

produzione delle 3 tipologie principali di Lambrusco: il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco Salamino di Santa Croce, il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro. I vitigni minori sono invece il Lambrusco Marani, il Lambrusco Maestri, il Lambrusco Ancellotta, il Lambrusco Montericco e il Lambrusco Viadanese o Grappello Ruberti. La classificazione del Lambrusco è basata sulle zone di appartenenza del vitigno stesso.

La provincia di Modena è certamente l’area più estesa e storicamente più articolata: basti pensare che una delle sue frazioni, Santacroce, attribuisce oggi il nome a una delle denominazioni più famose. La viticoltura del modenese è la più remota di tutta l’Emilia Romagna e vanta la più antica cantina sociale italiana ancora in attività (Cantina Sociale di Carpi), oltre ad altre tre cantine fondate più di un secolo fa. Sul suo territorio provinciale dal limitare a nord con la provincia di Mantova, pianeggiante, fino a sud con la fascia collinare si concentrano la produzione di ben quattro tipologie diverse di Lambrusco: il Salamino Santa Croce ubicato nella zona nord, il Sorbara che si colloca nella fascia territoriale mediana compresa tra i fiumi Secchia e Panaro, il Grasparossa che si colloca sulla fascia collinare a sud e il Lambrusco di Modena. I primi tre sono DOP dal 1970, mentre il Lambrusco di Modena dal 2009. Quest’ultimo viene prodotto utilizzando una mescolanza di diversi tipi di uve c.d. “uvaggio”. L’85% è composto da diversi tipi di Lambrusco coltivati in provincia di Modena, mentre per un massimo del 15% è possibile utilizzare uve provenienti dai vitigni Ancellotta, Malbo Gentile e Fortana.

Si presenta con un colore rosso rubino con sfumature violacee nella spuma, profumo molto gradevole e marcate note floreali e fruttate.

Perfetto in abbinamento con primi piatti a base di carne e salumi emiliani.

Frizzante, vivace, conviviale: il Lambrusco di Modena ha lo stesso carattere del territorio cui è profondamente legato, l’Emilia. Per gli emiliani il Lambrusco non è semplicemente un vino insomma… dietro un calice è racchiuso un mondo fatto di ricordi e di storia. E’ espressione autentica di una tradizione, momenti speciali vissuti e da vivere, fatta di famiglie, di persone in grado di imbottigliare emozioni.

E’ risaputo in tutto il mondo quanto la cucina emiliana, o nello specifico quella modenese, sia ricca di eccellenze gastronomiche e preparazioni apprezzate da tutti. In queste ricche terre, dove il gusto è protagonista indiscusso del buon vivere di tutti i giorni, nasce il Lambrusco di Modena che ovviamente non può che sposarsi perfettamente con i tipici piatti ricchi e saporiti di questa cucina. Impossibile non accompagnare, un bel piatto di pasta ripiena, in brodo o asciutta, con un bel bicchiere di questo vino rosso frizzante. Amabile abbinamento vale anche per tutti i secondi della tradizione come zampone, cotechino, bolliti e qualsiasi tipo di carne alla griglia o arrosto, in particolare di maiale. È, infine, ideale con i formaggi tipici del luogo come il Parmigiano-Reggiano e il Grana Padano.

Indiscusso accompagnatore dei piatti della cucina emiliana, il Lambrusco per le sue caratteristiche già citate prima, va perfettamente a braccetto anche con buona parte dei piatti della cucina mondiale. Un punto di forza importante che lo ha portato a diffondersi al di fuori dei ristoranti tradizionali. Grazie alla sua freschezza, il Lambrusco è perfetto come aperitivo oppure utilizzato come ingrediente nella preparazione di cocktail.

Fresco, adatto a ogni occasione di consumo, schietto, “disinvolto”, autentico, non impegnativo e, per questo da vivere, il Lambrusco di Modena è da sempre uno dei vini più conosciuti e diffusi, soprattutto negli ultimi anni, in grado di regalare momenti di grande convivialità alle tavole di tutta Italia e di tutto il mondo.

Per celebrarlo è stata addirittura indetta una settimana in suo onore che cade ogni anno a giugno e che culmina nella Giornata Internazionale dedicata al Lambrusco, il 21 giugno (www.lambruscofest.com/festa/).

Che dire, questo vino giovane e gentile, dal colore rosso intenso con riflessi percorsi da un vivissimo viola, dal gusto e dal tono frizzante con profumi di mora e frutta rossa matura, sapore avvolgente con piacevole equilibrio dato dalla acidità profilante, dal tannino strutturante, dalla morbidezza avvolgente ha conquistato i cuori di grandi, giovani, famiglie e amanti del gusto di tutto il mondo.

Un calice di Lambrusco è un esperienza emozionale che almeno una volta nella vita va fatta.

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