LA STRATIFICAZIONE DI ROMA NEI SECOLI IN UNA SOLA VISITA: LA CHIESA DI SAN CLEMENTE

La basilica di San Clemente in Laterano sorge a circa 400 metri dal Colosseo, in via di San Giovanni in Laterano, essa è una delle più interessanti ed antiche basiliche di Roma, eretta prima del 385 d. c. e dedicata a S. Clemente, il terzo Papa dopo San Pietro. Si compone di due chiese sovrapposte, sorte sopra costruzioni romane dell’età Repubblicana e sui resti di un Tempio del Dio Mitra. Le strutture del complesso archeologico sottostante la basilica di San Clemente attualmente visibili riguardano due edifici: il primo è costituito da una grande casa di almeno due piani costruita tra la fine del I e l’inizio del II sec. d. c. . Successivamente, tra la fine del II e l’inizio del III sec., l’ambiente centrale di questa casa fu trasformato in Mitreo. Furono allora chiuse le porte che vi si affacciavano e venne creata una volta a botte con soffitto decorato da stelle, alludendo alla simbologia del mitraismo, in fondo venne creata una nicchia dove si trovava la statua del Dio e venne collocato l’altare, ancora presente, con il Dio Mitra che uccide il toro sul lato principale e i Dadofori Cautes e Cautopates sui lati. All’interno fu anche rinvenuta una statua del “Buon Pastore” e lungo le pareti si trovano i consueti banconi in muratura dove sedevano i fedeli. Il Mitreo fu abbandonato alla fine del IV sec. e tutto il complesso fu interrato. A est del Mitreo a un livello più basso, è posto il secondo edificio, esso probabilmente fungeva da magazzino, o in base ad alcune iscrizioni rinvenute nella zona, da Zecca per la fabbricazione delle monete imperiali. Verso la metà del III sec. d. c. il primo piano dell’edificio fu demolito e sostituito da una nuova costruzione da identificare con il Titulus di Clemente, sede della prima comunità cristiana della zona. Al di sotto di questo terzo strato archeologico ve ne era addirittura un quarto, cui appartenevano le costruzioni distrutte dall’incendio di Nerone nel 64 d. c.. Nel corso del IV sec. questo edificio fu in parte demolito per costruirvi la chiesa Paleocristiana tuttora visibile al di sotto di quella attuale. Da questa aula precedente fu creata un abside, ancora oggi esistente, ponendo le due file di colonne, rifacendo le aperture finestrate e aggiungendo un portico esterno e alcune stanze di servizio, forse i Pastoforia. Le proporzioni di larghezza notevole rispetto all’altezza fanno protendere per la datazione alta della basilica, appunto al IV sec., e sarebbe così la più antica basilica cristiana a tre navate conservatasi. Gli affreschi presenti nella basilica inferiore costituiscono un notevole interesse storico e artistico e sono oggetto di studi particolari. Ricordiamo il bellissimo dipinto “La morte e il riconoscimento di S. Alessio” risalente alla fine del XI sec. sulla navata sinistra mentre altri affreschi sempre nella suddetta basilica inferiore raffigurano alcuni miracoli attribuiti a San Clemente. In uno degli affreschi: “La leggenda di Sisinnio”è raccontata appunto la leggenda miracolosa del prefetto Sisinnio, il quale, arrabbiato a causa della conversione della propria moglie Teodora, la seguì con alcuni soldati; quando la trovò in una sala mentre assisteva ad una messa celebrata da Clemente, ordinò il suo arresto, ma Dio non lo permise accecando Sisinnio e i soldati credendo di portare via Teodora e Clemente, in realtà trascinarono colonne. Il Prefetto restò cieco fino al suo ritorno a casa. L’affresco è famoso non solo per l’importanza artistica, ma anche perché nel riquadro inferiore del dipinto si trovano trascrizioni di frasi espresse in una lingua intermedia tra il latino e il volgare. Queste iscrizioni , databili tra il 1084 e l’inizio del 1100, costituiscono il primo esempio in cui il volgare italiano appare scritto e anche usato con intento artistico. La basilica gravemente danneggiata in seguito all’invasione Normanna di Roberto il Guiscardo del 1084, fu prima abbandonata e poi ricoperta di terra per sostenerne una nuova, costruitavi da Papa Pasquale II e inaugurata nel 1123. Tra il 1713 e il 1719 la nuova chiesa fu ampiamente restaurata dall’architetto Carlo Stefano Fontana per volontà di Papa Clemente XI Albani. Occorre ricordare che le preesistenze Romane e Paleocristiane si erano nel frattempo dimenticate; bisognerà attendere la prima metà dell’800, quando il prete Domenicano Irlandese Joseph Mullooly e l’archeologo Giovan Battista De Rossi iniziarono gli scavi nel sottosuolo, per riportare alla luce l’antica basilica medioevale. Gli scavi continuarono e agli inizi del 900 furono ritrovate anche le antiche vestigia romane. L’odierna facciata della basilica Barocca, del XVIII sec. è scandita da lesene con capitelli corinzi, presenta un finestrone centrale ed è conclusa da un timpano, mentre accanto vi è un piccolo campanile anch’esso Barocco (XVIII sec.). Attraverso un protiro si accede ad un quadriportico costituito da colonne del XII sec., dove è situata una elegante fontana con vasca ottagonale: da qui si accede alla basilica, divisa in tre navate terminanti in altrettante absidi e divise da antiche colonne che l’arch. Fontana ornò con capitelli ionici in stucco. Il pavimento è cosmatesco ad intarsi marmorei formanti disegni geometrici mentre splendidi appaiono i tre soffitti lignei delle navate. Nella navata di destra importante è la cappella di San Domenico affrescata con “Storie della vita del Santo” di Sebastiano Conca, mentre nella navata di sinistra si trova il “Monumento funebre del Cardinale Antonio Venier”, opera di Isaia da Pisa, con colonnine e marmi del tabernacolo provenienti dalla basilica inferiore . Ricordiamo ancora la bellissima cappella di Santa Caterina, uno dei più preziosi gioielli della pittura del primo Umanesimo italiano per la presenza delle “Storie della Santa”, opera quattrocentesca di Masolino da Panicale. La sua “Annunciazione di Santa Caterina” nei toni delicati del verde chiaro, del rosato e del giallo oro, con in alto al centro, la figura del Dio Padre Beneficiante, probabilmente era stato impostata da Masaccio, morto improvvisamente a Roma nel 1428. La chiesa e il convento di San Clemente nel 1677 fu assegnata ai Domenicani Irlandesi, che ancora l’amministrano e vi risiedono e ha la dignità di Basilica Minore. I primi due livelli sotterranei portati alla luce e consolidati con la chiesa Barocca sovrastante sono oggi in buona parte comodamente percorribili e visitabili. La ricchezza di elementi architettonici, artistici e storici della basilica di San Clemente comprendenti l’arco di vita di quasi tutta l’era cristiana, ne fa un monumento unico della storia dell’arte di Roma. E’emozionante come in una breve visita si possa osservare il divenire della città dall’ epoca Repubblicana a quella Paleocristiana sino a risalire alla chiesa Barocca con un improvviso ed affascinante viaggio nel tempo.

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