La signora Eugenia e il passero solitario: from nature, with love Alberto Alessi e Laura Pessina avevano un sogno: produrre del buon vino sul lago d’Orta.

Alberto, mai stato vignaiolo o viticoltore, era affascinato dalla costruzione letteraria che stava nascendo nella propria fantasia: vivere in una dimensione agreste lontana da quella che era stata fino a quel momento la sua esistenza, conoscere e coltivare la vite con l’obiettivo di fare del vino molto buono, abitare in quel luogo magnifico che ha di fronte l’isola di San Giulio nell’amato lago d’Orta. Il suo obiettivo è sempre stato quello di costruire un progetto globale intorno a un’idea estetica che riguardasse ovviamente la qualità del vino, ma anche tutte le cose che gli sarebbero state intorno come le architetture, la cantina, la bottiglia, la grafica delle etichette, il packaging, il sito web, insomma tutti gli aspetti della sua comunicazione e della sua fruizione.

Alberto e Laura hanno azzardato una scelta per niente scontata: operare un intervento qualificante per la zona del lago in termini di architettura e di eco-sistema, rispondendo anche ai principi vigenti in ordine alla riqualificazione dell’agricoltura nei terreni collino-montani. Con la consapevolezza di agire in condizioni climatiche e pedologiche non convenzionali (terreni sabbiosi a pH acido e piogge particolarmente abbondanti), ma anche di trovarsi sulle pendici del monte Mottarone, fatto di graniti e di gneiss che avrebbero contribuito alla sorprendente personalità dei vini.

Nel 2001 hanno acquistato la “Cascina detta Eugenia” e, da ricerche all’Archivio di Stato di Torino, è risultato che il complesso comprendente la antica masseria e la villa risaliva probabilmente nella sua configurazione recente alla metà del 1800..

La figura intrigante della signora Eugenia compare per la prima volta nel libro dei Battesimi della parrocchia di Pettenasco nel 1641 come testimone della nascita di Giacomina, presumibilmente figlia dei suoi massari, e è registrata nello Stato d’anime fino al 1683, anno dopo il quale non se ne hanno più notizie.

Secondo notizie raccolte da Attilio Scienza, la coltivazione della vite è presente sul lago d’Orta da tempi antichissimi: “Plinio nel libroXVI° della Naturalis Historia parla dei vini di Verbania e del lago d’Orta definendoli “asprigni” perché le viti erano coltivate ad alteno (sugli alberi, con grande sviluppo) …

Nel 1300 si parla di un vitigno chiamato “Belna”, il nome romano di Beaune, forse il Pinot nero o il Gamay, della Varenca uva tipica del lago d’Orta, di Pignoli e del Neretto”. Lo testimoniano anche alcune pergamene della Basilica di San Giulio.

Incoraggiati da Luigi Veronelli, dopo alcuni contatti dapprima con l’enologo Donato Lanati e successivamente con Nicolas Joly, il viticoltore francese propugnatore dei vini naturali, nel 2001 Alberto e Laura hanno deciso di sposare la causa della biodinamica sotto la guida di Jacques Mell con l’obiettivo di produrre dei vini della più alta qualità offerta dal terroir del lago d’Orta.

Con il progetto architettonico di Alessandro e Francesco Mendini, la Cascina Eugenia è stata restaurata diventando la loro residenza e gli immobili della masseria sono stati riportati alle funzioni originarie. All’interno della nuova azienda agricola hanno progettato e organizzato il ciclo completo della produzione dei loro vini: un pinot nero, uno chardonnay e un vino bianco da uve stramature (con le relative grappe) che sono disponibili dal maggio 2014.

In seguito all’indagine geo-pedologica l’azienda viene suddivisa in diversi vigneti: vigna del Noce dedicata allo chardonnay; vigna del Lago, vigna del Frassino e vigna degli Agrifogli dedicate al pinot nero; vigna del Ciliegio, vigna del Salice, e vigna delle Camelie dedicate al vino bianco da uve stramature.

Dalla fine del 2004 si delinea una squadra di operatori e di consulenti che si affiancano al mentore biodinamico Jacques Mell: il responsabile delle colture Gianni Uccheddu, l’agronomo Patrizio Gasparinetti e l’enologa Monica Rossetti.

Con il supporto dei dati climatici e geo- pedologici si decidono le varietà da impiantare con i relativi cloni e portinnesti e si organizza la preparazione delle barbatelle in vivai prevalentemente borgognoni, privilegiando il materiale vivaistico biodinamico disponibile.

Nei vigneti non sono mai stati utilizzati concimi : si sono effettuati solamente interventi biodinamici con bouse de corne, silice de corne e compost de bouse Maria Thun.

In alcune situazioni vengono utilizzate anche delle tisane, soprattutto di achillea e ortica. Il numero degli interventi varia a seconda dell’annata e della necessità, generalmente da uno a quattro rispettando rigorosamente le indicazioni di dinamizzazione, gli orari e i giorni più adatti del calendario biodinamico.

Per la difesa dalle più temibili avversità fungine (peronospora, oidio e botrite) si utilizzano solo prodotti biologici quali rame a bassi dosaggi per la peronospora, zolfo bagnabile e polverulento per l’oidio e talco per i danni da grandine e i marciuni in genere.

In tutti i vigneti, a seconda della capacità produttiva delle singole piante e delle caratteristiche delle zone, vengono differenziati gli interventi agronomici di potatura, scacchiatura, sfogliatura e diradamento. L’obiettivo di questa diversità di gestione è quello di produrre la quantità più adatta alle singole viti in relazione al migliore rapporto vegeto-produttivo.

Le scelte sopra indicate allungano i tempi per la completa potenzialità produttiva dei vigneti, ma il rispetto della diversità delle singole piante va a beneficio di una grande espressività delle uve e di conseguenza dei vini.

L’attenzione quotidiana a tutte le variabili e la collaborazione di tutta la squadra consentono così di ottenere nell’uva e nei vini la massima espressione delle potenzialità di questo luogo affascinante.

Le motivazioni principali che hanno inspirato il progetto enologico di Cascina Eugenia sono stati il rispetto per l’impostazione biodinamica e l’obiettivo di arrivare al migliore risultato enologico possibile nella realtà del lago.

In cantina il lavoro rispettoso, manuale e attento cerca di rivelare l’espressione qualitativa di ogni acino nel vino. La conoscenza delle particolarità delle micro-parcelle nel vigneto, in particolare per l’andamento della maturazione delle uve, permette di identificare i giorni di raccolta più adeguati e il tipo e la durata di estrazione durante le fermentazioni.

La vendemmia è manuale, la selezione delle uve in vigneto molto rigorosa.

Tutte le fermentazioni sono spontanee, realizzate dai lieviti autoctoni delle uve. Nessuna aggiunta di prodotti esogeni per chiarificare o stabilizzare i vini: a questo fine vengono sfruttate le differenze di temperatura naturali del cambio di stagione. L’unico prodotto oltre all’uva usato in piccoli dosaggi per la produzione del vino è l’SO2, impiegato durante la conservazione e prima dell’imbottigliamento dei vini.

Dopo le fermentazioni ogni micro-parcella segue un percorso di affinamento in acciaio o in legno per ottimizzare le caratteristiche principali dei vini: alcuni vini sono potenzialmente più espressivi nell’aroma e altri più completi in bocca.

Quando raggiungono la loro massima espressione vengono assemblati e imbottigliati a mano, bottiglia per bottiglia.

l principio della naturalità è rispettato durante tutto il processo di creazione dei vini, per assaporare ad ogni sorso la passione e l’amore per questo incredibile territorio.

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