Il 21 maggio del 1972 è una data difficile da dimenticare per chiunque si occupi o si interessi d’arte: László Tóth, in visita nella Basilica di San Pietro in Vaticano, si avventa su una Pietà molto meno sorvegliata e protetta rispetto ad oggi (e anche molto più vicina ai visitatori) e, armato di martello, la colpisce ripetutamente, riducendo in frantumi parte della Vergine che tra 1498 e 1499 un Michelangelo giovanissimo – ha 24 anni quando firma orgogliosamente l’opera, sulla cintola che attraversa il busto dell’assorta Madonna – aveva tirato fuori dal marmo.
Per quale motivo un trentaquattrenne che di professione fa il geologo avrebbe compiuto un tale gesto, in una mattinata primaverile? Nel martellare il frutto del lavoro di Michelangelo l’uomo, australiano, avrebbe gridato una serie di frasi in italiano, “Io sono Cristo”, “Cristo è risorto”, che farebbero pensare ad una follia iconoclasta alimentata da un fervente – quanto delirante – sentimento religioso. La dichiarazione di infermità mentale gli permetterà di non finire in carcere: sarà invece internato in un manicomio italiano fino al 1975, quando farà ritorno in Australia.
Quando un vigile insieme ad altri visitatori riuscirono a fermare Tóth i danni alla figura della Vergine erano, purtroppo, già ingenti: le palpebre, il naso e il braccio sinistro fino al gomito erano in frantumi.
Il restauro fu reso possibile da una coincidenza fortunata (al netto della situazione drammatica): nel 1964, infatti, la Pietà era stata prestata all’Esposizione universale di New York (la New York’s World Fair), e i timori relativi al viaggio oltreoceano – lento, protetto, calcolato nei minimi dettagli – avevano fatto sì che venisse realizzato un calco del capolavoro michelangiolesco, nella malauguratissima ipotesi che qualcosa, in quel lungo trasporto, non andasse come previsto. Fortunatamente tutto andò bene, ma otto anni più tardi quel calco si rivelò utilissimo ai restauratori, che tentarono per quanto possibile di riutilizzare i materiali originali, reimpastandoli ove polverizzati. Grazie a questi eccellenti lavori di restauro, che hanno riportato il gruppo scultoreo alla sua completezza, anche noi oggi possiamo ammirare la Pietà Vaticana, sebbene protetta da un vetro antiproiettile e molti metri di distanza.