La moda di Armani come esempio di un brand coerente e innovativo

Quanto più la moda è avveniristica tanto più guarda al passato. E il suo passato è molteplice, raffigurabile come un caleidoscopio di tempi differenti che si richiamano e si superano. Nell’Olimpo dello stile, Giorgio Armani occupa un posto di primo piano, proprio perché le sue creazioni sono innovative, pur rimanendo assolutamente riconoscibili. In occasione dell’evento PreFall 2020, tenutosi a Milano, Re Giorgio ha impresso la sua impronta – ed in effetti la sua firma autografa campeggiava al centro del catwalk – sulla moda del prossimo biennio 2020/2021. Questo nuovo decennio si apre all’insegna di una inquietudine diffusa per via di fenomeni politici e sociali inediti e dalle conseguenze imprevedibili: la guerra dei dazi voluta da Trump, lo spettro di una nuova crisi finanziaria globale, le proteste di piazza che vanno da Santiago fino ad Hong Kong, la Brexit, il populismo dilagante, i rigurgiti di antisemitismo e razzismo che rischiano di tracimare dalla Rete alla vita reale, e così via. Le tendenze nella moda, come nell’arte in genere, registrano, amplificano, esorcizzano, e talvolta si oppongono a quanto accade nel mondo. Sentiamo il bisogno impellente di uno spazio “chill-out”, un luogo dell’anima e dello stile dove poterci mettere al riparo, lontani dagli incendi dell’attualità. Così torniamo ad innamorarci della borsa “La Prima” del 1995, riproposta da Armani nell’ambito di un’abile strategia che guarda avanti recuperando quanto di più bello si creava negli anni magici del Fashion System. D’altra parte, gli abiti della collezione PreFall 2020 segnano uno stile unico, riconoscibile, da indossare anche per andare controcorrente rispetto alla volgarità e alla sua ostentazione che è diventata “la cifra” del potere. In un’epoca in cui troppi dicono troppo, tornano in auge tendenze come il “minimal chic” degli Anni Novanta. “Less is more” è molto più che uno slogan e si traduce in uno stile asciutto, androgino, quasi marziale. Dopo le sbornie fluo degli anni scorsi, la palette proposta è circoscritta ai colori della natura, perfino ai cosiddetti colori non colori come ad esempio il beige, al fine di far risplendere la bellezza della donna più che il luccichio abbagliante del capo. Il titolo della sfilata “Trasformismo” è tutto un programma, anche se non vi sono riferimenti espliciti alla politica. È lo stesso Armani che spiega il senso del tema proposto, quando dice: “Ho pensato a una donna che si trasforma, che cambia aspetto a seconda di come si sente”. L’attenzione alla quotidianità delle donne, che lo stilista vede sempre come soggetti dinamici e al passo con i tempi, suggerisce soluzioni di stile pratiche ed eleganti come “un gioiello potente con un tailleur mascolino, o un paio di scarpe forti, con il tacco design di lacca dal gusto decò, con un piccolo abito nero.” La coerenza ferrea della maison non diventa tuttavia adesione ad un canone di bellezza rigido poiché, come spiega ancora il Maestro: “È giusto che il pubblico si aspetti da me, ogni volta, qualcosa di nuovo, soprattutto oggi che vedo dappertutto echi e tracce del mio stile e del mio lavoro.” La consapevolezza di rappresentare un modello da seguire per gli stilisti più giovani si combina alla necessità di introdurre elementi innovativi come la minigonna, che a sorpresa fanno la loro comparsa in passerella. Non mancano richiami garbati all’esotismo, ed in particolare all’Oriente e al Giappone, rivisitati attraverso uno sguardo di rara eleganza che valorizza la stilizzazione dei motivi floreali. La sperimentazione riguarda anche i tessuti con l’introduzione del velluto: un materiale capace di coniugare la comodità e la classe.

Foto tratta da ilsole24ore.com

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares