LA DANZA COME ARTE DELLA VITA

LA DANZA COME ARTE DELLA VITA

Un poliedrico ritratto di Isadora Duncan

Dal 13 aprile al 22 settembre 2019, Villa Bardini e il Museo Stefano Bardini di Firenze ospitano la mostra A passi di danza. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e Avanguardia, a cura di Maria Flora Giubilei e Carlo Sisi, in collaborazione con Rossella Campana, Eleonora Barbara Nomellini e Patrizia Veroli. La rassegna, promossa da Fondazione CR Firenze e da Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, con il patrocinio del Comune di Firenze, è la prima in Italia dedicata alla danzatrice americana Isadora Duncan e al suo proficuo e ininterrotto dialogo con le arti figurative europee di fine XIX – inizio XX secolo e al suo rapporto con l’Italia e, in particolare, con la città di Firenze.

Angela Isadora Duncan (San Francisco, 1877 – Nizza, 1927), nata da padre scozzese (che abbandonò la famiglia quando lei aveva tre anni, in seguito ad uno scandalo bancario) e madre irlandese, insegnante di pianoforte, fu da quest’ultima cresciuta ed educata agli ideali di armonia ed equilibrio veicolati dalla musica classica, ma sempre incoraggiata a conquistarsi e difendere la propria indipendenza dalla famiglia, dagli uomini e dalla società, maturando così una personalità forte e originale che le avrebbe permesso di diventare una donna emancipata e, non di meno, un’artista rivoluzionaria. Breve ma intensa, la sua vita fu scandita da successi e riconoscimenti professionali, ma altrettanto segnata da delusioni ed eventi tragici, quali soprattutto la morte prematura dei due figli Deirdre (avuta dall’attore e regista Edward Gordon Craig) e Patrick (nato dalla relazione con l’industriale Paris Singer), di 7 e 3 anni, annegati nella Senna assieme alla loro governante nel 1913. Nel 1921, giunta in Russia (su invito di Lenin) per aprire una scuola di danza, conobbe il poeta Sergej Esenin (diciotto anni più giovane di lei), che sposò l’anno successivo. Il loro matrimonio durò appena un anno e li condusse ciascuno verso la propria fine. Infatti, dopo un lungo viaggio attraverso l’Europa e l’America, Esenin tornò in Russia, dove, nel 1925, morì suicida, mentre la Duncan, alcolizzata e perseguitata da problemi economici, si ritirò in Francia, dividendosi tra Parigi e Nizza. Qui morì tragicamente il 14 settembre 1927, strangolata dalla lunga sciarpa che indossava, impigliatasi nei raggi della ruota posteriore della Bugatti sulla quale era appena salita, salutando gli amici con una frase rimasta celebre: «Addio, amici, vado verso la gloria!».

In tutto 175 opere, fra dipinti, sculture, fotografie (di cui alcune inedite) e pezzi di arte decorativa, ceramiche e abiti di scena, ricostruiscono il percorso biografico e artistico della Duncan, ponendo in evidenza il ruolo determinante da lei svolto nel mondo della danza e, più in generale, della cultura del suo tempo. Dopo un esordio, non particolarmente brillante, negli Stati Uniti, nel 1900, Isadora si esibì a Londra. In Europa, ottenne in breve tempo il meritato successo, danzando, sulle note di celebri composizioni di Fryderyk Chopin, Ludwig van Beethoven, Christoph Willibald Gluck, nei principali teatri di Francia, Germania, Inghilterra, Russia e Italia e diffondendo, anche per mezzo di saggi scritti, le proprie teorie sulla danza. La sua idea era quella di una “danza libera”, più spontanea, alleggerita dall’abolizione di corsetti e punte di gesso, e meno rigida nei movimenti. Scalza e vestita diabiti semplici e comodi, che ricordavano i pepli indossati nell’Antica Grecia, la Duncan incantò e ispirò artisti e intellettuali europei e americani, esercitando un fascino così magnetico da creare quasi una moda, un vero e proprio “gusto Duncan”, che, a partire dal linguaggio della danza, si estese a tutte le forme espressive. Tra i numerosi artisti che la ritrassero o che presero spunto dalle sue coreografie, segnaliamo alcuni dei più illustri presenti in mostra: Auguste Rodin, Federico Zandomeneghi, Eugène Carrière, Gaetano Previati, Ferdinand Hodler, Leonardo Bistolfi, Giulio Aristide Sartorio, Émile-Antoine Bourdelle, Franz von Stuck, Plinio Nomellini, Galileo Chini, Adolfo De Carolis, Libero Andreotti, Duilio Cambellotti, Romano Romanelli, Umberto Boccioni, Domenico Baccarini, Gino Severini, Felice Casorati, Francesco Nonni, Mario Sironi, Gio Ponti, Fortunato Depero, Massimo Campigli, Antonietta Raphaël, Pericle Fazzini.

Come la rassegna ben documenta, la “danzatrice scalza” non mancò di lasciare il proprio segno indelebile anche in Italia, esibendosi con successo, nel 1902, all’Armonia di Trieste e al Circolo degli Artisti di Firenze e, nel 1912, al Costanzi di Roma. Un suo spettacolo era inoltre previsto, nel 1915, presso la Fenice di Venezia, ma fu annullato a causa dell’entrata in guerra del nostro Paese nel primo conflitto mondiale. Isadora mantenne un legame d’elezione con Firenze, grazie all’amicizia con Eleonora Duse, conosciuta nel 1902, e, più tardi, all’allora suo compagno Edward Gordon Craig, che, nel 1906, vi soggiornò a lungo, per lavorare assieme alla Duse alla tragedia Rosmersholmes. Qui, la Duncan frequentò il Gabinetto Vieusseux e visitò gli Uffizi, per vedere dal vero la Primavera di Botticelli, fondamentale punto di riferimento visivo nell’elaborazione del suo linguaggio espressivo (un’immagine del dipinto era già appesa nella sua camera di San Francisco). Ne risulta un ritratto assai suggestivo, che illustre le diverse sfaccettature del corpo e dell’anima di Isadora, rendendo il più possibile giustizia al suo ricchissimo contributo all’evoluzione delle arti sceniche e figurative dai primi del Novecento ai nostri giorni.

Box informazioni:

A passi di danza. Isadora Duncan e le arti figurative in Italia tra Ottocento e Avanguardia

(13 aprile – 22 settembre 2019)

Villa Bardini (Costa San Giorgio 2) – Museo Stefano Bardini (via dei Renai 37)

Firenze

Tutti i giorni: 10.00 – 19.00

Chiuso i lunedì feriali

www.villabardini.it

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