LA CIOCIARIA E L’EUROPA

Accostare dei termini apparentemente discordanti forse perfino inconciliabili, a certi occhi può rappresentare invece motivo di riflessione e forse anche di apprendimento e di resipiscenza. I rapporti e relazioni e anche gli apporti della regione storica che oggi identifichiamo con ‘Ciociaria’ rispetto all’Europa, iniziano con Roma antica e perdurano ancora più intensi fino ad oggi.

Se si entra nel Municipio di Basilea, la ricca metropoli elvetica, nel cortile ti viene incontro una imponente scultura di un soldato romano nel suo paludamento di generale: illustra il personaggio fondatore della città, Lucio Munazio Planco che effettivamente alle ultime decadi della Repubblica Romana, all’epoca di Cesare, gettò le fondamenta di quella che diverrà poi la città svizzera; questo stesso personaggio nei medesimi anni, poserà la prima pietra anche di quella che poi nei secoli crescerà fino a diventare la metropoli di oggi cioè Lione in Francia: egli era di Atina. Più verso Sud, nella regione della Provenza, si ammira un acquedotto quasi perfettamente conservato che dopo un percorso di 50 Km dalla sorgente, sopra e sotto terra, portava acqua alla odierna Nîmes: fu fatto costruire da Marco Vipsanio Agrippa, cognato di Augusto, al quale pure si deve il Pantheon di Roma: era di Arpino. Questa opera, l’acquedotto del Gard, da sempre riscuote ammirazione e meraviglia non tanto per la mole di certi tratti quali un ponte lungo circa 275 m composto di tre arcate per un’altezza di 49 m, quanto per il fatto che gli enormi massi che lo compongono sono semplicemente giustapposti l’uno sull’altro senza cementi o malte e tenuti fermi da staffe di ferro: la costruzione attira da allora l’attenzione durante tutto l’anno non solo di curiosi e di turisti ma soprattutto di studenti e studiosi: tanto significativo che l’UNESCO l’ha dichiarato patrimonio della umanità: percorrendo l’autostrada che porta verso la Provenza ad un certo punto la mole gigantesca del ponte si staglia alla vista del viaggiatore e vale la pena arrestarsi e andare sul sito ben attrezzato turisticamente.

Altra impresa di afflato europeo fu la conquista dell’isola britannica nel 43 dopo Cristo, imperatore Claudio, a opera di Aulo Plauzio da Atina, comandante supremo dell’esercito di cui una delle quattro legioni che si aggiungevano ai ventimila ausiliari, era comandata dal console Gneo Senzio Saturnino pure di Atina.

Nel VI secolo, nell’anno 500 dunque, una luce abbagliante si accende nella terra dei Volsci e degli Ernici, nel Latium Novum dei Romani, la luce di San Benedetto da Norcia, a Subiaco prima e a Montecassino dopo. E nasce l’Europa moderna a seguito del cosiddetto monachesimo occidentale. Già nell’anno 1000 si levavano in tutta Europa oltre mille conventi benedettini, senza contare quelli per le benedettine, ai quali pochi anni dopo vanno ad aggiungersi i cenobi cistercensi e certosini, originari dalla medesima radice: molti sono attivi anche oggi dovunque in Europa. E la guida per tutti era la Regola scritta da San Benedetto che è, sembra incredibile, anche oggi uno strumento di consultazione specie a certi livelli. Il monachesimo apportò insegnamenti dirompenti: per la prima volta si parlò di democrazia cioè di un capo di comunità eletto dalla maggioranza, di rispetto e obbedienza all’autorità prescelta, si predicò e documentò il ruolo significativo della lettura e della scrittura e quindi della cultura, la prima volta nella storia; si illustrò e predicò il ruolo del lavoro individuale di ognuno quale non solo mezzo di sussistenza ma anche quale contributo sociale al benessere comune e allo stesso tempo prova della benevolenza del Creatore: era la prima volta nella storia dell’uomo che si affrontava tale attività umana con parole nuove mai espresse prima: fino ad allora il lavoro era inteso come schiavitù e violenza ed oppressione, una maledizione dunque, ora grazie all’umile monaco di Montecassino si adoperavano altri linguaggi e si mettevano in essere altre funzioni e maniere di realizzarsi: una autentica rivoluzione sociale che ha dato la sua impronta all’Europa. “Cruce, aratro et libro” così veniva sintetizzato tale nuovo insegnamento che più tardi qualche esperto dialettico sintetizzò nella celebre formula: “ora, labora et lege”.

Negli stessi anni e cioè 1100 e 1200 San Tommaso d’Aquino irradiava il suo messaggio alla Sorbona di Parigi e nei suoi scritti; l’architettura gotica arrivata a Fossanova e a Casamari dalla Borgogna, ripartiva in maniera incisiva e più elaborata verso l’Europa dove costituirà il punto di

avvio scientifico delle grandi cattedrali che ancora oggi arricchiscono il paesaggio europeo. Sempre in tale periodo e grazie ai papi ciociari Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, Bonifacio VIII furono per la prima volta introdotti concetti e realtà che letteralmente squassarono l’Europa: la lotta per le investiture, la scoperta dell’’eresia’, la lotta spietata ai dissidenti o ‘eretici’, la carneficina dei Catari o Albigesi, la istituzione della Inquisizione, del Ghetto, il concetto di cesarepapismo e di teocrazia, la fine della dinastia sveva…

Si tornerà nelle prossime settimane su tale pagina di storia comune di civiltà e progresso.

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