La Barbera è un po’ come il prezzemolo: Va bene sempre e piace davvero a tutti.

“Altro il vino non ė se non la luce del sole mescolata con l’umido della vite.” Galileo Galilei

Quando le parole sono l’armonia sublime di un immaginario che si dipinge di colori e di sapori tutto si trasforma in poesia. Da sempre il vino è stato per poeti, scrittori e filosofi vena ispiratrice di versi, sprigionati dal sapore di tannini che si propagano come nettare in bocca ricreando scenari immaginari che vestono di veritas.

Il vitigno barbera ha origini antiche. Per trovare un esplicito riferimento alla Barbera bisogna rifarsi a un catasto di Chieri del 1514 citato da Rotelli, tuttavia, Aldo di Rical-done ipotizza che le prime ricorrenze di questo nome risalgono al 1234. Lo studioso ritiene infatti che il termine sia passato in antichi cognomi subalpini come Barbero, Barberio, Barberis.

E’ solo con la fine del 1600 che il suo nome viene nominato con maggior frequenza. Sue tracce sembrerebbero essere individuabili ad esempio attraverso le carte dell’ar-chivio Cotti di Scurzolengo. La famiglia dei Cotti che risiedeva ad Asti, era stata in-feudata di Scurzolengo e di Ceres e aveva delle grandi tenute nei dintorni di Asti, a Scurzolengo e a Neive. Il palazzo di Asti possedeva cantine capaciti conservare consi-derevoli quantità e varietà di vini, non solo per il consumo famigliare, ma anche per la vendita.

Nel “Giornale di me Petro Francesco Cotti” relativo agli anni che vanno dal 1682 al 1699, si trovano interessanti riferimenti ad acquisti di barbatelle di Barbera e ai loro impianti nella zona di Neive.”

Curioso è scoprire un’ anedotto su questo vino. Tradizionalmente, “La” Barbera veniva usato in riferimento al vino, mentre “Il” Barbera si riferisce all’omonimo vitigno.

Spesso considerata la versione “femminile” del Barolo: quest’ultimo è uno dei vini più conosciuti in tutto il mondo, ha un’antichissima tradizione alle spalle ma sua “sorella” pur facendo ingresso nella cerchia dei più grandi vini in tempi più recenti non ha niente da invidiare al cosiddetto “re dei vini” o “vino dei re”.

Interessante è anche riscoprire l’origine del nome Barbera. Si racconta che probabil-mente risale ad antichi cognomi subalpini come Barbero, Barberio, Barberis: sopran-nomi collegati al mestiere del barbiere, occupazione all’epoca molto rispettata e dotata di un suo discreto patrimonio economico. Altra ipotesi accreditata è che la Barbera abbia le sue radici etimologiche nello stesso terreno su cui sorgevano i numerosi vil-laggi “barbari” della zona: idea che a pensarci bene ha la sua logica se si pensa che il Piemonte è storicamente una terra di confine, usata come porta d’accesso alla penisola italica.

Per anni il più coltivato in Italia e molto diffuso e conosciuto in Piemonte che conta sette DOC. In questa regione non esiste alcun comune dove non si coltivi. Rappresenta circa il 35% dell’intera superficie vitata della regione, circa 50.000 ettari.

Un tempo era considerato un vino popolare da pasto, oggi si distingue per numerosi esempi di eccellenze vitivinicola. In Italia, infatti, si contano addirittura tre diverse DOCG con Nizza, Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato Superiore, e numerose DOC ma se ne ritrovano tracce anche nelle vicine Lombardia ed Emilia Romagna. In generale rappresenta il vitigno a bacca rossa più diffuso in Italia, insieme al Sangio-vese. E grazie alle migrazioni italiane ha raggiunto anche territori oltreoceano quali California, Australia e Argentina.

La sua grande versatilità è uno dei maggior punti di forza. Viene vinificato in purezza per ottenere sia vini freschi e piacevoli da consumare giovani, sia vini importanti affi-nati in legno e destinati a lunghi invecchiamenti. Spesso utilizzato come vitigno mi-gliorativo per apportare colore e struttura a quei vini che altrimenti risulterebbero un po’ piatti il Barbera è a tutti gli effetti un ottimo jolly da poter utilizzare anche in abbi-namento alle pietanze più disparate.

A caratterizzarlo la sua forte colorazione, la sua buona corposità e soprattutto la vena di fresca acidità, che la rende perfettamente abbinabile a moltissimi piatti della cucina italiana.

Non è un segreto per i più grandi consumatori di questa meravigliosa bevanda: La ca-pienza delle bottiglie del vino è di 0,75 litri, ma il motivo per cui la misura del conte-nitore più diffuso al mondo per imbottigliare il vino è di 0,75 cl trova origine da diverse teorie generate dagli usi e costumi del tempo passato.

Tra le più diffuse quella che sei bicchieri da 125 ml di vino da gustarsi nelle osterie equivaleva a una bottiglia con una capienza esatta di 0,75 cl quindi da qui per motivi “commerciali” l’utilizzo di questa dimensione.

Un’altra teoria riguarda la realizzazione stessa della bottiglia: dal 1700, quando si capì l’importanza di conservare il vino nei contenitori di vetro, la bottiglia veniva realizzata soffiando con la forza e l’aria presente nei polmoni dei vetrai e la capienza massima che si riusciva raggiungere era di 0,60 massimo 0,75 cl.

Altra teoria ha origine, probabilmente, a problematiche di natura logistiche e di imma-gazzinamento. Originariamente, per unità di misura delle bevande si utilizzava il gal-lone imperiale inglese, il vino veniva immagazzinato nelle casse di legno e una cassa poteva essere al massimo di due galloni. Ogni gallone corrisponde a 4,5 litri, due gal-loni 9 litri che corrispondono a 12 bottiglie da 0,75 cl.

Sicuramente una quantità di 0,75 cl, inferiore al litro aiuta al vino a conservarsi meglio con l’aggiunta di una colorazione scura del vetro, normalmente verde per i vini rossi, per proteggerlo dalla luce e ridurre il rischio di ossidazione.

Una curiosità più “tecnica” ci informa che su alcuni frutti compresi gli acini dell’uva, è presente una sostanza biancastra, cerosa, chiamata pruina, che ha la proprietà di pro-teggere l’interno del frutto dalla disidratazione. Il Barbera presenta un elevato livello Pruina, ed è proprio grazie alle caratteristiche naturali che possiede questo vitigno se la Barbera è diventato un vino d’eccellenza.

Questo viaggio alla scoperta di un vino così supremo, non può concludersi senza prima suggerire tre sue diverse espressioni per lasciarsi catturare dai dettagli e dalle numerose differenze che rendono ogni bottiglia di Barbera unica.

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