“Il segreto di Ippocrate” è la biografia romanzata del Padre della Medicina Occidentale, il cui Giuramento, posto a sigillo del libro, è ancora oggi pronunciato da ogni neo laureato in medicina e chirurgia. Pur non essendo il primo medico della storia, Ippocrate fu colui il quale si distaccò dall’antica visione sacerdotale, sacra e divina delle arti mediche avvicinandosi, appunto, al contesto filosofico – scientifico. La parola “segreto” contenuta nel titolo, lascia presupporre che vi sia racchiuso all’interno del romanzo, un grande mistero, un oscuro arcano, un qualcosa che nessuno fino a questo momento sia stato in grado di svelare e che Ippocrate si sia portato nella tomba. Si scoprirà man mano,che il grande segreto altro non è, probabilmente, che la storia del grande Maestro, la sua vita spesa interamente nell’osservazione, nello studio, nell’applicazione e nella rivoluzione del concetto stesso di medicina. Ippocrate è la voce narrante dell’intero romanzo che, ormai anziano e quasi cieco , racconta tutta la sua vita a Pòlybos, suo migliore discepolo nonché suo genero. Tutto è passato in rassegna, dall’infanzia all’adolescenza, ai primi passi in campo medico sulle orme del padre, fino agli aneddoti di viaggio, ai confronti e ai parallelismi con le competenze egizie, racconti e ricordi di persone conosciute, sul suo unico e grande amore, senza tralasciare la descrizione di malanni e guarigioni, di terapie naturali, di pratiche ortopediche, chirurgiche e non solo, effettuate nel corso nella sua lunga attività. Nulla è lasciato al caso in questo che potremmo definire un testamento della memoria. Pòlybos è una figura apparentemente marginale e in secondo piano rispetto al Maestro, in realtà è una sorta di arbitro dei sentimenti che ogni vicenda narrata suscita, senza scordare che si tratta del prescelto quale custode del sapere da tramandare ai posteri. La narrazione è suddivisa in dieci sezioni in ognuna delle quali si viene totalmente fagocitati dal pensiero filosofico, dalle teorie e dalle applicazioni medico-scientifiche, dai viaggi compiuti da Ippocrate ma anche e soprattutto dai vari personaggi storici, dai pensatori e dalle figure familiari che si susseguono. Tutto è descritto talmente bene da risultare tangibile; il fascino dei luoghi, suggestivi, evocativi e ricchi di storia; si avverte il dolore, la sofferenza, il pathos, lo struggimento e il conflitto tra l’uomo e il medico davanti a talune azioni da compiere, decisioni da prendere; il timore di sbagliare diagnosi e terapie che si coniuga paradossalmente con una sicurezza insita ma inconsapevole. L’umanità, la fragilità, l’incertezza, la paura, tutto è in perfetta armonia; i sentimenti lavorano in simbiosi alternandosi e fondendosi continuamente nella narrazione al punto tale che agli occhi del lettore tutto diviene sempre più “vissuto”. Come già detto all’inizio, questa non è la biografia, nuda e cruda, di Ippocrate, bensì la storia romanzata della sua vita all’interno e all’esterno della società greca. Gli usi, i costumi, le tradizioni, le teorie, le abitudini e le credenze religiose, i personaggi, dai medici ai pensatori del tempo, tutto trova spazio tra le pagine di una penna sapiente, coinvolgente e trascinante come quella di Isabella Bignozzi. Un vero e proprio caleidoscopio fatto di eventi ed emozioni, di sensazioni percepite come proprie; dal profumo di erbe medicinali e unguenti naturali alla vista annebbiata dal dolore di una
tracheotomia; dall’odore acre e pungente di arto amputato al fetore di carni cauterizzate. Il tutto riecheggiante il mantra del buon medico nelle parole del suo mentore : “Osserva, Rifletti, Esegui”. Emerge una figura singolare, un uomo che sa vedere oltre il visibile, che sente al di là delle orecchie; un uomo in grado di prendere decisioni complicate, drastiche e immediate, curioso e affamato di conoscenza e di sapienza; dotato di umanità e imparzialità, precursore dei tempi ed estremamente contemporaneo.
Ippocrate, giunto alla vecchiaia, racconta a Pòlybos, suo allievo prediletto, le sue memorie: la fanciullezza nell’isola di Kōs, l’adolescenza tra inquietudini e nuove consapevolezze, gli insegnamenti del padre, anch’egli medico suo primo e più grande maestro; i suoi incontri con i personaggi illustri dell’epoca, le vicende drammatiche che lo hanno segnato nel profondo. Parla di malanni, interventi e terapie, espone tecniche dell’arte medica del V secolo a.C. Ippocrate apprendendo dai suoi maestri, diviene egli stesso un maestro; viaggia in tutte le terre conosciute, sfiora eventi storici grandiosi, impara a curare gli altri e ad amare il suo prossimo in un modo sofferto, innovando la sua arte con brillanti intuizioni. Il romanzo è frutto di una accurata lettura del Corpus Hippocraticum, l’insieme degli scritti attribuiti al celebre Ippocrate, autore del Giuramento e padre della medicina occidentale. Alcune particolari scelte narrative sono motivate nell’appendice, che riporta anche brevi riferimenti storici e interpretativi.