Ancora nel 2021, il Principe di Niccolò Machiavelli è un trattato politico di grande attualità e forza che trova spazio e peso nelle discussioni contemporanee.
La politica è considerata dallo scrittore come l’unico strumento in grado di fornire una risposta al caos dilagante in cui l’uomo tende a cadere continuamente. Una visione, seppur cupa non pessimista e a ben vedere visto la geopolitica italiana del 1500. Machiavelli definisce la politica come una rigida scienza fatta di leggi, pesi, azioni e reazioni calcolabili e prevedibili.
Compito di imbracciare il potente strumento è del principe savio, e nonostante il libro sia dedicato a Lorenzo de Medici, la figura che lo ispira maggiormente è “il Valentino”, altresì Cesare Borgia.
Quest’ultimo incarna la figura dell’uomo di potere: sapiente nell’uso della violenza, consapevole di come l’inganno e l’astuzia fruttino anche di più e di come tute queste strategie siano finalizzate ad un bene superiore, quello dello stato.
Il Principe si divide in 26 capitoli raccolti in due grandi aree ed una più modesta ma comunque di grande rilevanza: analisi dei principati, le milizie armate, il principe savio.
la prima parte, dedicata ad un’analisi dei diversi tipi di principato, si estende dal capitolo 1 all’11. Il periodo storico offre a Machiavelli spunto per catalogare una variegata serie di principati, facendo un’importante distinzione fra i casati ereditari, ecclesiastici, misti e nuovi.
Chiave di discussione dei capitoli è il potere sul principato nelle sue due fasi principali: ottenerlo e mantenerlo.
Le principali doti che dovrà possedere il principe sono l’arte dell’imitazione e della virtù. Se la prima fornisce modo di imparare dal passato e comprendere quali sono i comportamenti e le motivazioni alla base delle scelte dei grandi eroi e condottieri, la virtù invece si rivolge al futuro, venendo intesa come la forza d’animo del principe per perseguire le azioni necessarie al compimento dei propri fini ultimi. Sarà grazie all’esperienza del passato e del presente, unita alla virtù delle proprie scelte che il principe saprà destreggiarsi con la fortuna, avversa o generosa che sia.
Fra i due grandi temi del trattato, viene intramezzata una parentesi sul tema delle forze armate, tassello fondamentale dell’organo di potere. Machiavelli, storico erudito, avendo visto nei secoli innumerevoli crolli di principati, dovuti agli eserciti mercenari e alle compagnie di ventura, mette in guardia il Principe Savio da questi, sostenendo il valore e la forza di un esercito regolare.
La seconda parte del manoscritto, dal capitolo 15 al 26, si dedica alla figura del così detto “principe savio”.
Il saggio principe è un uomo in grado di destreggiarsi fra la moltitudine di mezzi a sua disposizione, dai più ai meno leciti, piegando morale e fede affinché il popolo, semplice e rozzo, sia guidato con decisione senza cadere nel caos.
Temi salienti sono quelli del capitolo 18 e 25. Nel primo, lo scrittore affronta il tema del male come strumento che il principe deve saper usare, trovando l’equilibrio insito fra uomo e bestia. La metafora che propone è proprio quella della volpe astuta e del leone, forte e violento. Nel secondo invece torna il tema di fortuna e virtù sotto forma di quesito: in che modo affrontare la fortuna con la sola virtù? Poiché il principe è soggetto al mare degli eventi e della loro imprevedibilità, unica sua salvezza è quell’istinto ed audacia che gli permette di cogliere l’occasione propizia.
L’ultimo capitolo chiude con una ben precisa esortazione a coloro cui è dedicata l’opera, i Medici, affinché sappiano essere principi Savi, riunire i principi d’Italia e respingere le invasioni.
Nonostante mezzo millennio ponga le distanze fra la stesura di questo manoscritto e l’epoca attuale, ancora si notano quelle linee proprie dell’animo umano e che ancora oggi rendono Il Principe un testo attuale, in grado di fornire basi e spunto alle più moderne riflessioni.