Martedì, giovedì grasso, castagnole, frappe e belle maschere in giro. Gioia per bambini, ma anche per i più grandi. In questo periodo l’allegria dei tempi passati lascia spazio alla tristezza, per gli accadimenti del momento storico che stiamo vivendo. Scegliendo una dimensione più simbolica del Carnevale, delle maschere, è interessante lo studio dell’antropologo italiano Ernesto De Martino. La sua attenzione fu spesso focalizzata sulle realtà del sud Italia, delle situazioni nei posti più poveri del nostro paese. La ritualistica, la religione, la magia, ma anche la storia, la sociologia, la psicologia, furono aspetti fondamentali del suo studio. Lavorando in equipe, spesso auto finanziate, ha eseguito le sue ricerche insieme a collaboratori specializzati in altre discipline, per trovare nella trasversalità delle diverse materie, argomentazioni più complete ed esaustive. La sua curiosità si volgeva verso i balli rituali, tipo la taranta, la pizzica, come momento di festa, ma anche catartico, liberatorio. Il rito in maschera, un altro momento di festa o nelle recitazioni dove l’attore diventava un altro personaggio. Fornire una nuova identità a chi serve. Il simbolismo della maschera è stato studiato anche da Jung. L’individuo assume una o più maschere nelle relazioni sociali e nel rapporto con il mondo. Un modo per farsi accettare o comunque per nascondere il vero proprio io. La maschera diventa un vestito da indossare. Questo può significare che la persona non si accetta per quello che è e non ha autostima di sé.
Il Carnevale diventa un’occasione migliore per indossare la maschera, è stato introdotto nella nostra cultura Halloween, aumentando l’opportunità di vivere delle festività felici, ma anche un po’ bruttarelle, soprattutto nella seconda situazione! Nelle culture africane, ma tendenzialmente in tutte quelle che utilizzano pratiche sciamaniche religiose o di guarigione, la maschera diventa l’attributo per spaventare gli spiriti cattivi che disturbano la persona impossessata o malata.
Il carnevale di Venezia è uno dei primi in Italia, dove lo stesso Doge ne scriveva, come forma di divertimento pubblico e diventò un’istituzione. Un’attrazione anche per i turisti di ogni epoca. Come non ricordare l’affascinante Giacomo Casanova che conquistava e ammaliava tante belle donne, rapite dai suoi modi eleganti, ma soprattutto incuriosite dalla sua maschera. Chi era veramente questo intrigante personaggio? Approfittare della maschera per compiere atti, più o meno gravi, fa parte del “gioco” un po’ pesante. La satira di tipo politico e sociale può essere meno dannosa, di chi vuole nascondersi per far del male, aggredire qualcuno, manipolare, sia nella realtà materiale che virtuale. Oggi sempre più diffusa l’abilità di alcuni di scegliere un’identità falsa, con foto false per ingannare gentil donne sui social. La consapevolezza ed un buon senso critico possono aiutare le donne, per non cadere in simili trappole. Gli uomini iniziano anche loro a farsi coinvolgere in situazioni ambigue, presi dall’eccitazione, dalla richiesta di qualche sexi e avvenente donna, anche giovanissima. Realtà mascherata, se si vuole giocare un po’, va bene. Frequentare qualcuno che si mostra per quello che è, sarebbe meglio, per un rapporto più vero. L’importante è avere chiarezza su quello che si vuole, altrimenti le lamentele a posteriori servono poco, fanno solo male!