IL BIOPHILIC DESIGN

Il biophilic design è quella forma di progettazione che va incontro alle nostre innate esigenze di essere in sintonia con la vita e con le dinamiche biologiche. In architettura, questa spinta emotiva è stata nel corso della storia spesso rappresentata, ricordiamo infatti le manifestazioni naturalistiche dell’antichità fino ad arrivare all’Art Noveau e ai movimenti europei che hanno creato la concettualizzazione delle città giardino alla fine del XIX secolo. Il rapporto con la natura all’interno dello spazio costruito dà vita a una relazione profonda con il benessere psicofisico delle persone. Le persone che vivono in spazi progettati secondo i dettami della biofilia avvertono meno lo stress, hanno un umore migliore e una migliore qualità della vita. Un ambiente realizzato secondo ciò è in grado infatti di agevolare e semplificare l’insieme di informazioni nel modo più celere e funzionale, aiutare il sistema sensoriale attraverso il condizionamento neuromotorio migliorando sia la depressione sia riducendo gli effetti eccitanti.

Biofilia significa comprendere, conoscere e progettare in modo che l’uomo si senta nello stato migliore nello spazio architettonico e urbano entrando in rapporto con le forme naturali. Oltre al metodo progettuale c’è quello ecologico, volto a raggiungere l’autosufficienza energetica e a favorire il riciclo e l’economia circolare delle risorse impiegate, in armonia con le forme di energia rinnovabile. Entrambi si sono dimostrati fondamentali di fronte alla pandemia che ha fatto provare a ciascuno di noi quanto sia importante la relazione con la natura e quanto sia vitale contrastare l’inquinamento globale, anche per via del suo probabile collegamento con la diffusione del virus. Ci sono varie forme per progettare attraverso il biophilic design, alcune sono dirette e altre più sottili e indirette, senz’altro si possono impiegare materiali provenienti dall’ambiente circostante. Per esempio da un albero locale si può ricavare del legno che sarà reimpiegato per rivestire delle pareti o per la pavimentazione o una pietra estratta da una cava può divenire la facciata di un edificio, l’uso quindi di materiali di costruzione per la ricreazione degli ambienti naturali.

Nel 2013, la School of Architecture della University of Virginia ha attuato un programma proprio sull’architettura biofilica, che ha poi dato origine a una rete globale “il Biophilic Cities Network”, rivela JD Brown, uno dei fondatori e direttori del programma: “collabora con città, studiosi e sostenitori di tutto il mondo per far comprendere il valore e il contributo della natura nelle città e nella vita dei cittadini e per portare avanti queste idee traducendone in progetti e programmi trasformativi. L’accesso alla natura è fattore di salute e benessere, coesione sociale, resilienza della comunità e qualità della vita”.

Singapore era “una città in un giardino” già negli anni sessanta, con oltre il 40% della superficie urbana in vegetazione, orizzontale e verticale, un sistema di parchi raggiungibili facilmente da ogni residente. Sono state ideate in essa soluzioni nuove per ammettere e moltiplicare il verde quali il Park Connector Network, una serie di greenways lungo canali e strade che ripercorrono le città, luoghi in cui la biodiversità possa sviluppare, avere spazi di qualità per beneficiare della natura. Ricordiamo architetture come la School of the Arts progettata da WOHA con il paesaggista Cicada Private, situata nel cuore del quartiere civico il cui design è determinato da criteri di flessibilità e sostenibilità, le facciate verdi infatti si adoperano come veri e propri filtri naturali, per la luce, polvere e rumore, inoltre conservano lo spazio abitativo fresco perché ombreggiato mentre negli interni sono presenti moduli di calcestruzzo riciclato, con aule che utilizzano la ventilazione naturale ed incrociata. L’edificio insieme a Park Royala Pickering, sempre di WOHA con il paesaggista Tierra Design (2013), sede di un albergo e di uffici con vaste terrazze verdi dalla forma organica, hanno modernizzato Singapore.

Menzioniamo poi complessi come Via Verde, The Green Way nel South Bronx di New York: un insieme di 222 unità residenziali di edilizia convenzionata, completate nel 2012 dai costruttori Phipps Houses e Jonathan Rose Companies, con Dattner Architects e Grimshaw Architects. Componente centrale è un giardino attorno al quale si sviluppa il progetto architettonico, mentre i tetti verdi sono comunicanti e utilizzati per raccogliere l’acqua piovana, coltivare frutta e verdura e dotare circa 4000 mq di spazio aperto ai residenti. Gran parte della facciata sud è munita di pannelli fotovoltaici che generano energia necessaria per l’illuminazione comune.

Attraverso il progetto della cintura verde e del sistema collegato di parchi di Vitoria – Gasteiz in Spagna si è ottenuto il ripopolamento della specie di vertebrati in via di estinzione nel Paese e accresciuto la percentuale dei giardini pubblici urbani al 32,67 %. E’annessa nel Network infatti la città di Barcellona, in modo specifico il consorzio pubblico BCNecologia, con la partecipazione del Consiglio comunale e dei Consigli municipali dell’area metropolitana e provinciale della città. BCNecologia è un’agenzia di consulenza per soluzioni sostenibili connessa a mobilità, energia e gestione sociale. A Barcellona le supermanzanas, prototipo urbano, hanno causato la modificazione di assi significativi della viabilità come l’Avenida Meridiana e l’urbanizzazione di una parte della plaza de las Glòries. Da oltre quarant’anni infatti grazie al master plan per la città senza automobili, di Salvador Rueda, vaste zone di Barcellona ”superilles o supermanzanas”, ovvero blocchi di nove isolati, sono determinate da isole pedonali, trasporto pubblico, piste ciclabili e parchi urbani, ostacolando la circolazione alle macchine. Il governo municipale sta anche studiando un piano per l’ampliamento delle aree verdi: ripiantumazione del verde storico, spazi urbani a uso intensivo dei cittadini, aree di biodiversità faunistica e tetti verdi. Iniziando dagli odierni 1167 ettari di verde di cui 256 di verde biologico, Barcellona punta a conseguire 385 ettari di biologico nei seguenti tre anni.

Il legame tra spazio pubblico e verde urbano ha determinato anche la riforestazione e il reinserimento della vita faunistica prodotto dal progetto Wildlife Passage nella città di Edmonton in Canada che in otto anni ha determinato la progettazione e costruzione di 27 strutture di passaggio per la fauna selvatica.

In Italia il Bosco verticale, nuovo simbolo di Milano, progetto di Stefano Boeri Architetti and Barreca & La Varra, da molti studiosi è ritenuto un prototipo per le città del domani, uno dei grattacieli più belli al mondo, una maniera moderna di concepire la verticalità e relazionarla con la natura e l’uomo. Esso è composto da due torri alte 80 e 112 metri contenenti nel complesso 800 alberi, 15000 piante perenni e 5000 arbusti, che secondo i progettisti, contengono l’equivalente di 10000 mq di foresta, concentrata su 3000 mq di superficie urbana. Le facciate “minerali” in vetro o pietra e lo schermo vegetale del Bosco non riflette nè amplifica i raggi solari, ma li filtra, dando luogo a un microclima interno senza conseguenze dannose sull’ambiente. La cortina verde normalizza l’umidità originando ossigeno e assorbendo CO2 e polveri sottili. La componente forse più particolare è determinata dai “Flying Gardeners”: una squadra specializzata di arboricoltori – scalatori che, con metodi da alpinismo, una volta all’anno scende dal tetto degli edifici per potare e controllare lo stato delle piante nonché la loro possibile eliminazione o sostituzione. Per la totalità di questi aspetti il progetto ha meritato grandi riconoscimenti, tra cui l’International Highrise Award del Deutschen Architekturmuseums di Francoforte (2014) e il CTBUH Award come miglior edificio alto del mondo, del Council for Tall Building e Urban Habitat dell’ IIT di Chicago (2015).

I modelli dell’architettura biofilica attraverso la produzione di ambienti urbani più vivibili, sostenibili e resilienti diventano il sistema a cui aspirare nel futuro del design sociale, abitativo e lavorativo.

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