Gratta e vinci

Dal momento che non basta la bassissima probabilità di vincere grandi somme a persuadere orde di giocatori a consumare i propri risparmi, non spenderò alcuna riga per parlare di statistiche, di vendite e degli immensi fiumi di denaro che girano intorno ai gratta e vinci. Sono state spese migliaia di parole sul tema, su come il gioco d’azzardo abbia il profilo della dipendenza, su come rovina intere famiglie. Vorrei altresì proporre al lettore, che sia giocatore o meno, di prendersi, se possibile, alcune mattine per un certo periodo da dedicare all’osservazione del fenomeno. Vi esorto ad osservare, come a volte accade, con la coda dell’occhio.

Mi capita spesso di fare colazione al bar e di prendere del tempo per me. Fra un caffè ed una sigaretta ho cominciato a notare i diversi approcci delle persone ai gratta e vinci: i giocatori abituali, che spendono poco, ma costantemente. Quelli che tentano la fortuna con il resto della colazione, occasionalmente. I peggiori sono quelli che investono somme non indifferenti cambiando anche bar. Una mattina è capitata una coppia che in fretta e furia ha comprato ad occhio un centinaio di euro in gratta e vinci, reinvestendo le poche vincite esclamando “Te l’avevo detto che qui non si vince!”. Ho anche parlato con alcuni di loro. E molti, come ci si aspetta da qualcuno che soffre di dipendenza patologica, nega l’evidenza. Credo che l’empatia possa essere uno dei primi strumenti per avvicinarsi ad un dibattito reale. Nonostante il gioco d’azzardo esista presso a poco da sempre, è quanto meno preoccupante assistere a queste scene. Ma che fare? Ha senso chiudere il rubinetto di un fluido che scorrerebbe comunque? È giusto lasciarlo scrosciare senza limiti?

 

Testo e foto Manuel Grande

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares