Dopo l’ampio successo ottenuto nel 1819 con la sua Zattera della Medusa Géricault era partito per Londra insieme alla tela, guadagnando ulteriore fama e consensi. Tornato a Parigi intraprese una committenza per lui affascinante su un doppio binario: quello della pittura e quello della personalità.
Il medico Étienne-Jean Georget, psichiatra e assistente nell’ospedale parigino della Salpêtriére, aveva appena pubblicato un trattato sulla follia nel quale si sforzava di utilizzare principi diagnostici di marca scientifica anche nell’individuazione della malattia mentale: ad essere esaminati e catalogati, nell’approccio di Georget, erano i sintomi, segni visibili di specifiche condizioni cliniche.
La scienza alla quale si appellava lo psichiatra era commisurata, occorre ricordarlo, alle conoscenze, ai pregiudizi e alle consuetudini dell’epoca: le monomanie diagnosticate – alcune delle quali sono veri e propri crimini, per giunta estremamente gravi – non sono infatti delle vere e proprie malattie; si tratta di alterazioni dello stato percettivo o rappresentativo che possono afferire ad una vasta gamma di condizioni patologiche o psichiatriche.
I dipinti che commissiona a Géricault avevano verosimilmente una funzione pedagogica: sarebbero stati mostrati agli studenti di Georget per mostrare quale sguardo, aspetto e atteggiamento avessero i monomaniaci ritratti nelle tele, così che potessero riconoscerli nei loro futuri pazienti.
L’utilizzo di una mano diversa, che nei volti indugia nei particolari più minuti per poi invece sorvolare – efficacemente ma con maggiore sommarietà – sugli indumenti e tralasciare completamente lo sfondo, facendone uno schermo scuro privo di profondità, è sintomatico (è il caso di dirlo) delle priorità del committente e dell’artista: a meritare una maggiore concentrazione e dovizia di particolari erano i volti perché lì, specialmente negli sguardi vacui, persi o inebetiti, era la manifestazione della foschia che annebbiava, secondo il medico francese, la loro mente, alienandoli da tutto quanto non fossero loro stessi.