Gianluca Ciccarelli

Lo incontro dopo vari e vani tentativi, sia perché Roma è una città impegnativa per qualunque tipo di spostamento e sia per il suo carattere estremamente schivo. Del resto, avendone letto il libro di esordio, “Ballata per i dispersi”, Castelvecchi Editore 2018, non avrei potuto non immaginare di incontrare una persona che fa della discrezione un’arma, utile a cogliere apparentemente da lontano i dettagli del mondo che lo circonda. Solo eccezionalmente apre una finestra sul suo, di mondo, fatto di rispetto, orgoglio e correttezza. E fantasia…

Gianluca Ciccarelli, scrittore, filosofo, esploratore. Le qualità si confondono tra loro come colori a olio che sfumano l’uno nell’altro, le parole scritte non possono prescindere dalla sua visione della vita e dai viaggi, numerosi, che ne fanno testimone prezioso di mille società in ogni luogo e in ogni tempo. Solo casualmente la vicenda narrata si snoda nella Sicilia di qualche decennio fa.

Un romanzo, un saggio, un diario. La “ballata” è, parimenti, un po’ tutti questi generi e ha una costruzione basata sulla struttura del ricordo presente, sensazioni che non solo riaffiorano nella mente del protagonista ma che, alla fine, emergeranno in tutta la loro potenza emozionale. Solitudine, melanconia, tristezza, amore ma anche accenni di sottile ironia colorano vicende che non hanno confini geografici ma che, per nostra coscienza, riconduciamo a una terra piena di cultura, storia e civiltà.

Le vicende narrate non sono autobiografiche se non per il fatto che trattano eventi realmente accaduti e riferiti da un personaggio effettivamente e casualmente incontrato nel quartiere in cui lo scrittore vive, Trastevere, a Roma. Lino Lo Pinto, stilista, giornalista, artista degli Anni ’70, originario di Paceco, interprete della mondanità più fotografata sulle riviste patinate del tempo, ha affascinato lo scrittore con i suoi racconti ambientati nella suggestiva isola.

Gianluca Ciccarelli apre la porta di casa per accogliere i vari personaggi e metterli a proprio agio, invitandoli al racconto, descrittivo soprattutto di sentimenti. Con un’operazione michelangiolesca l’artista dà forma a qualcosa di preesistente, deve solo sottrarre materia alla pietra informe per ottenere personalità interessanti, particolari, profonde. Lo scalpello dell’artista non è soltanto la parola, inchiostro che incide sulla resistente carta, ma anche il silenzio, un valore desueto nell’era dell’esplosione dei mezzi di comunicazione che amplificano, oggi più che mai, ogni cinguettio… La trama, di conseguenza, è composta più da emozioni che da fatti e l’autore sembra si diverta a stimolare l’immaginazione del lettore che, immedesimandosi via via nei personaggi, cerca di prevedere il naturale evolversi delle vicende anche alla luce dei propri valori culturali.

Scrivere è un’esigenza per Ciccarelli, è come affrontare i problemi della vita che, se non risolti, si riproporranno anche solo a livello speculativo. Le stesse difficoltà diventano positive solo nel momento in cui le affronti; del resto positivo deriva dal latino “positum”, proposto… Qualora le difficoltà non venissero affrontate, si cadrebbe in una sonnolenza simile alla morte, risvegliabile solo dal riproporsi del problema in modo urgente e incombente. Da qui, il passo verso le forme difettive della vita, quali le ossessioni (velocità, sesso, droghe, informazione, elettronica…), diventerebbe ineluttabile e irreversibile.

Sicilia e non Roma, sua città natia, perché? Sostanzialmente Roma è una città di sovrastrutture e lo scrittore aveva bisogno di un riferimento alla terra, alla madre terra, un concetto più materico che ideale, più concreto che culturale, del quale si riesca, attraverso la lettura, a sentirne il profumo emanato dalle parole scritte.

Il finale dell’opera riesce a stravolgere i fondamenti psicologici che il lettore aveva saldamente conservato nell’alternarsi continuo delle emozioni suscitate dalla trama. Il perché viene risolto con una risposta di rottura, culturale, tradizionale, storica e sociale, fornita dallo scrittore nelle vesti di un moderno deus ex machina. Mi confiderà, a conclusione dell’intervista, che oltre a rispecchiare la realtà dei fatti, la soluzione a sorpresa rappresenta anche il desiderio latente di una Sicilia, e con essa di tutta l’Italia, più incline a una società più aperta e disponibile all’integrazione umana.

PS. Da qualche mese è stata pubblicata l’ultima fatica di Gianluca Ciccarelli, dal titolo “La sacra famiglia”, Castelvecchi Editore 2020. Il romanzo ripercorre i temi delle forme difettive della vita (velocità, sesso, droghe…) ma, questa volta, in un contesto diverso rispetto alla “Ballata”…

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