“Ho bisogno di produrre grandi idee e sono convinto che se mi fosse commissionato il progetto di un nuovo universo sarei tanto pazzo da accettare la sfida”.
Gian Battista Piranesi (dalla biografia redatta da Jacques Guillaume Legrand)
Dal 15 ottobre 2020 al 28 febbraio 2021, nel III centenario della nascita del grande architetto e incisore Gian Battista Piranesi, l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma lo ricorda con una mostra speciale “Gian Battista Piranesi. Sognare il sogno impossibile”. Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini così dichiara in occasione dell’inaugurazione dell’evento: “questo importante corpus di opere fa parte della collezione permanente dell’Istituto, un patrimonio di enorme pregio ora visibile a tutti grazie a un’iniziativa che ha il merito di valorizzare beni, documenti e testimonianze usualmente poco accessibili. Un’occasione unica, che rivela quanto sia ricco il nostro patrimonio culturale”. Gian Battista Piranesi (Venezia, 4 ottobre 1720) fu architetto, fondatore del moderno metodo scientifico di indagine archeologica, designer e imprenditore, noto soprattutto al grande pubblico come incisore tra i più grandi nella storia dell’arte grafica. Geniale e innovativo archeologo autodidatta, uomo visionario e passionale, Piranesi fu un allucinato creatore di mondi, ebbe una visione ideologica e rivoluzionaria in una città papalina e tardo barocca e le sue opere, un connubio tra lucida esattezza, pathos e invenzione, rappresentano la grandezza antica delle rovine della storia romana. In mostra opere di cui matrici e stampe, che esaltano nella loro unicità, il trionfo del progetto grafico piranesiano e del “suo sogno impossibile”. L’esposizione vuole infatti far conoscere al grande pubblico le stampe, i disegni, i dipinti e i pezzi archeologici (repliche dalla Reale Accademia di Belle Arti di San Fernando di Madrid) che sono in rapporto con l’opera dell’artista. La mostra all’Istituto Centrale per la Grafica, che ha sede nel palazzo Poli a Fontana di Trevi, è particolarmente importante e autorevole perché corona un lungo e meticoloso lavoro di ricerca diagnostica sulle matrici e sulle stampe che da esse vengono tratte. L’istituto ha con Piranesi, al quale ha dedicato un progetto di studio decennale, un rapporto privilegiato infatti in oltre trenta anni di attività sono conservate nella Calcoteca tutte le matrici dell’artista che costituiscono uno dei nuclei più rappresentativi e preziosi della collezione. Acquistato per volere di Papa Gregorio XVI nel dicembre del 1838 presso l’editore parigino Firmindidot (la famiglia dell’artista era dovuta fuggire in Francia per motivi politici), questo fondo è composto da 1191 soggetti (964 autografi, altri incisi dal figlio Francesco o comunque entrati a far parte negli anni della Calcografia Piranesi). Del 2010 è il I volume del catalogo generale delle matrici incise (che riguardava gli anni tra il 1743 e il 1753) pubblicato nell’ambito del decennale progetto Piranesi che prevedeva la pubblicazione di tutte le lastre autografe del maestro veneziano. L’Istituto possiede inoltre l’intera raccolta delle stampe tratte da esse. Il percorso della mostra si sviluppa lungo due direttrici, una scientifica, l’altra emozionale, in un racconto adatto anche ai non addetti ai lavori: nelle tre sale il visitatore è accompagnato attraverso opere (che risaltano su pareti dai toni dell’azzurro) e proiezioni multimediali nella scoperta dell’eclettismo di Gian Battista Piranesi. Ad accogliere i visitatori al I piano di palazzo Poli infatti vi è una proiezione multimediale a soffitto, curata da Civita Mostre e Musei, con la quale ci si ripropone di coinvolgere lo spettatore nella Roma della metà del settecento, ambiente che Piranesi ha magistralmente immortalato nelle sue Vedute. Ampio spazio nell’esposizione è poi dedicato alle preziosissime matrici (lavorate ad acquaforte, bulino, puntasecca) oggetto autentico della creazione grafica, del gesto incisorio e dell’alchemico processo della morsura ad acido. Se nella prima sala l’attenzione è catturata dalle grandiose visioni di Piranesi, tra le celeberrime ” i Capricci e le Carceri”e la “Parte di ampio magnifico Porto” (quest’ultimo emblema della mostra, con un’architettura “sognata” dall’artista e incisa sul finire degli anni 40 del settecento), nella seconda protagonista è la Capitale con le sue “Antichità Romane” e in particolar modo il “Campo Marzio”. Infine la sorpresa della terza sala, che presenta le “Vedute di Roma e le Vedute di Paestum” (incredibile la veduta dall’alto del Colosseo, immaginata dall’artista in modo perfetto, centrando esattamente prospettiva e proporzioni come se fosse realizzata con l’ausilio di un drone) nonché la scoperta di un Piranesi designer attraverso le rappresentazioni di “Camini, Candelabri e Vasi”. Una parte della mostra, nelle sale al piano terra del palazzo, è dedicata alla tecnica incisoria piranesiana, analizzata con metodologie e strumenti messi a punto dal Laboratorio Diagnostico per le matrici di questo Istituto attraverso il metodo fotografico RTI (Reflectance Transformation Imaging), applicato alle matrici delle “Carceri” grazie alla collaborazione con il dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Università di Architettura “La Sapienza” di Roma. La mostra è a cura di Maria Cristina Misiti, dirigente dell’Istituto Centrale per la Grafica e di Giovanna Scaloni, storica dell’arte dell’Istituto, con la collaborazione di Civita Mostre e Musei, l’allestimento è dell’architetto Paolo Martellotti. L’esposizione è stata realizzata grazie al sostegno della Tchoban Foundation di Berlino, che alle celebrazioni del trecentenario della nascita di Piranesi dedica a sua volta una mostra allestita nell’attiguo palazzo della Calcografia, intitolata “L’impronta del futuro. Il destino della città di Piranesi”. Nell’evento, le stampe di vedute dettagliatissime dell’architettura del Colosseo al Campo Marzio e le luminescenti matrici in rame, prettamente settecentesche, rappresentano già il gusto del romanticismo attraverso una dignità e una magnificenza romana in un sentimento di grandezza di un passato antico.