Palazzo delle esposizioni si spoglia per vestire nuovamente le sue candide pareti con nuovi colori .
Questa volta tocca al fotografo Gabriele Basilico , noto artista che girando il mondo ha immortalato le grandi città ed il loro trasformarsi , l’ essenza della periferia , il silenzio e la solitudine in cui risulta immersa fotografandone più propriamente l’ essenza antropologica .
Gabriele basilico nasce il 12 agosto 1944 a Milano, studia per diventare architetto ed è lì che incontra la sua passione per la fotografia divenendo uno dei più noti fotografi di paesaggi urbani al mondo.
Accolti dall’ imponente scalinata ci affacciamo alle diverse sale allestite per l’ esposizione, strutturata come se avessimo davanti a noi cinque capitoli dedicati ai temi che sono stati il cuore delle riflessioni dell’ artista.
Il primo capito riguarda i suoi scatti d’ esordio , il primo step di una grande carriera , siamo negli anni settanta a Milano ,egli decide di sfruttare la luce netta delle giornate ventose e l’ assenza di persone , il paesaggio vuoto quasi malinconico è caratterisitco di ogni scatto.
Si appassiona così al paesaggio urbano e partecipa alla sesta biennale. Sceglie per l’ occasione di fotografare sei rettangoli di territori che uniscono periferia ed aria urbana in Italia , un racconto antropologico per immagini , l’ occhio corre dietro all’ instancabile mutazione delle periferie osservando che l’ Italia si sviluppa in modo omogeneo .
fin qui gli scatti sono rigorosamente in bianco e nero , le linee definiscono la prospettiva , in ogni foto si respira l’ italianità ma non quella tipica dei film , quella che non viene mai mostrata , le periferie e gli oggetti più insulsi.
La seconda sala ci racconta un viaggio , terre lontane e nuovi colori .
Il mondo è stato il suo campo di ricerca fotografica, 26 città rivelano lo sviluppo delle metropoli ,tema centrale della mostra.
Il suo non è un viaggio qualunque, come i suoi occhi non sono quelli di un qualunque architetto , Basilico ha educato un animo artistico ed ha coltivato l’ esperienza dei luoghi , una commistione di sentimenti ed il paziente lavoro del guardare .
Il suo progetto è intitolato Milan Berlin Valencia “misurare le affinità con il confronto” è questo il suo scopo , il gusto di guardarsi intorno e vedere che le sue metropoli non sono poi così diverse che si sviluppano su un’ onda comune.
Attua un nuovo modo di guardare l’ architettura , Gabriele Basilico è a tutti gli effetti un rivoluzionario . Nella foto di mosca anche l’ occhio ,meno allenato potrà notare che c’ è qualcosa di strano , l‘ orizzontalità con cui si guardava un edificio , ciò dal basso verso l’ alto , è ora sostituita da uno sguardo in quota, a piombo.
Le sensazioni e la concettualità prende ora il sopravvento nei suoi scatti , lo stesso per le case di Montecarlo , fotografate dall’ alto evidenziando la perfezione e la geometria di una città che vuole espandersi , una città che sembra volersi tuffare verso il mare.
I PUNTI DI VISTA
Cos’ è un punto di vista?
Il punto di vista è l’ angolatura che sceglie colui che narra , per tanto a rigor di logica non potrà essere mai la stessa , potrà sempre cambiare un dettaglio.
Ed è questo il gioco di angoli , luci e spazi tra Piranesi e Basilico .
Il famoso Piranesi ( 1700) è stato un incisore , architetto e teorico dell’ architettura italiana, è dai suoi schizzi che l’ artista prende spunto per dei paragoni .
Prendendo esempio dai suoi schizzi che mostrano dei monumenti Romani, vuole eseguire degli scatti dallo stesso punto di vista ed è qui che nota e mostra in modo chiaro come la città cambia ed evolve , non è possibile ripetere i punti di vista ci riuscì solo in pochissimi scatti.
In ultimo un lungo corridoio ospita uno dei suoi ultimi lavori , 1991 una missione fotografica al centro di Beirut , lui andrà più volte in questa città e fotograferà il percorso evolutivo di una paese sconvolto dalla guerra , costruisce un archivio visivo per la città monitorando i continui cambiamenti fino al 2011 in cui trova una città in fermento , la città ha nuova pelle ed ampie vedute .
Si conclude così un viaggio nelle metropoli e nell’ architettura , un profondo percorso antropologico originale ed innovativo dove si può scoprire quella centralità nascosta tra ciò che percepisci e ciò che vedi .