“DA FORUM NOVUM A VESCOVIO”

Alle pendici dei monti Sabini, in provincia di Rieti, nel caratteristico paesaggio agreste della Sabina, è presente Vescovio, che ha il pregio di preservare le rovine di quello che fu in passato Forum Novum un antico municipio di palese origine romana.

Forum Novum, situato nell’odierno comune di Torri in Sabina, era una delle città – mercato più rilevanti e vivaci del mondo antico, i cui resti si ergono accanto al silenzioso e mistico luogo contemplativo del Santuario Santa Maria in Vescovio. Il sito, che nacque nelle vicinanze dell’incrocio di due strade secondarie che lo mettevano in comunicazione con la via Flaminia e con la via Salaria, fu costruito su di un terrazzo alluvionale pressoché alla confluenza di due torrenti. Venne eretto su un antecedente abitato già impiegato come area di mercato e di aggregazione dei popoli sabini, sito in un crocevia di strade colleganti l’Etruria, l’Umbria e la Sabina interna. Fu infatti in età romana, un frequentato “Forum pecuarium”, mercato del bestiame, facilitato dalla sua ubicazione. Il centro ebbe grande rilievo per l’urbanizzazione del territorio; si trova infatti nell’elenco dei municipi romani stilato da Plinio (Naturalis Historiae, lib. III, cap. 12, pag. 106). Virgilio ne presume la presenza e la posizione quando nel libro VII dell’Eneide (w. 706 – 717) nell’elenco dei Combattenti raccolti da Turno descrive quello che “ … Gasperiamque colunt Forulosque et flumen Imellae”. Non si conosce esattamente la sua fondazione, le prime tracce della frequentazione dell’area , rinvenute tramite ricerche archeologiche, fanno presumere che essa sia non prima della tarda repubblica, verso all’incirca il II secolo a. c.. Il municipium di Forum Novum, appartanente alla tribù Clustumina, era governato da duoviri. Gli scavi del 1972 – 1976, hanno rinvenuto un sito infatti collocato fra il periodo del I secolo e IV secolo d. c., formato dal foro con una basilica, varie tabernae e latrinae. La basilica, caratterizzata da tre navate con portico all’interno, ha l’ingresso sul foro, invece dal lato opposto vi erano le tabernae, una di esse distinta da un pavimento a mosaico con motivo a torri merlate, le altre in signinum. La costruzione, realizzata in laterizio, incorpora strutture più antiche in opera quasi reticolata riferite a un Capitolium a tre celle derivante dalla fondazione del municipio, s’inquadra tra la fine del III e l’inizio del IV secolo a. c., come comprovano bolli sporadici diocleziani ritrovati nello scavo (CIL, XV, I, 1569 a; 1622). La piazza del foro aveva un pavimento in lastre in travertino, mentre il decumano una massicciata in breccia calcarea. A un periodo iniziale della vita del municipio sono attribuiti i vari monumenti funerari a torre, di età augustea e giulio – claudia, posizionati lungo la strada che va al Tevere e riferiti a sepolture di personalità del posto. Un altro monumento funerario chiamato “La Molaccia”, ubicato sulla strada verso l’Umbria, è determinato dalla cella in opera quadrata, che ha chiare analogie con la Grotta dei Massacci, il sepolcro megalitico presso Osteria Nuova ed è, anch’esso riconducibile agli inizi del II secolo d. c.. Il rango municipale sembra essere stato acquisito da Forum Novum solo in epoca augustea come per Rieti. Le epigrafi, la fonte più importante per spiegare gli aspetti della vita politico – sociale foronovana, testimoniano come preposti al culto erano i seviri augustales. Tra le divinità venerate nell’area citiamo Giove Ottimo Massimo, Iside, Serapide e Arpocrate, Mercurio, Venere, alla quale era consacrato un tempio, Fortuna, Vacuna, i Lari, i Penati. Le epigrafi ricordano anche un grandioso acquedotto, realizzato a spese del cittadino privato P. Faianus Plebeius, che alimentava, oltre ad una fontana anche le terme. Il centro abitato di Forum Novum fu abbattuto dai Saraceni alla fine del IX secolo; sopravvisse unicamente l’Ecclesia Cathedralis Sabinorum con il suo episcopio, edificato sui resti di una costruzione romana (Santa Maria in Vescovio).

Le prime ricerche archeologiche, effettuate appunto dal 1969 al 1975, hanno scoperto le strutture pubbliche dell’antica città romana e cioè la basilica e un complesso termale. Indagini più approfondite sono ricominciate negli anni Ottanta con il ritrovamento di un mosaico pavimentale di un sacello obliterato dalla basilica. Gli scavi sono ripresi poi tra il 1997 e il 2004 dalla British School at Rome con la partecipazione anche dell’Università di Perugia (2004), riportando alla luce la maggior parte dell’area pubblica del municipium, determinata da un assetto ortogonale. Vi si riferiscono almeno tre edifici di culto, la basilica civile, tabernae, ambienti di soggiorno e di servizio e inoltre un complesso impianto di gestione delle acque. Anche all’esterno del sito archeologico degli scavi, sono stati individuati rilevanti complessi di edifici, sia pubblici come l’anfiteatro a terrapieno, che privati come la fastosa villa con mausoleo annesso, rinvenuti nella via Romana Vecchia.

Diventato sede vescovile nel V secolo, Forum Novum si unì nel IX secolo alle altre diocesi sabine di Cures Sabini (Passo Corese) e Nomentum (Mentana), creando appunto l’episcopium sabino divenuto poi Vescovio, con la cattedrale, l’odierna chiesa di Santa Maria, centro della diocesi suburbicaria e successivamente della devozione mariana del territorio. Le prime testimonianze di Santa Maria in Vescovio, l’antica cattedrale dei sabini fino al 1495 quando la sede diocesana fu trasferita a Magliano Sabina, sono riferite all’VIII secolo. Distrutta, come citato, nel IX secolo dai Saraceni quindi riedificata e ripristinata molte volte, quella di oggi è una chiesa che conserva inalterati gli elementi distintivi romanici del XII secolo. L’interno caratterizzato da una pianta a navata unica, con presbiterio formato da un transetto continuo sporgente, abside centrale rialzata con sottostante cripta a oratorio, confessione semianulare e corridoio assiale, non è stato modificato da rifacimenti in età moderna. Nell’abside è presente l’icona mariana chiamata Madonna della Lode, dall’iscrizione tratta dalla Bibbia (salmo 8), che si legge nella pergamena che Gesù Bambino, con la mano benedicente, tiene nella mano sinistra: “ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem”. Il quadro, di importante significato storico e religioso del 1400, dipinto da maestranze locali che si ispirarono alla Salus Populi Romani di Santa Maria Maggiore, è una copia di quello originale del IV secolo. Il luogo di culto, internamente, è decorato dal ciclo pittorico compiuto nei primi anni del Trecento da maestri della scuola cavalliniana (il Cavallini è uno dei più importanti esponenti della scuola romana). Inizialmente vi erano 32 scene rappresentate nei muri laterali della navata, suddivise in due registri. Sulla parete destra sono ritratti episodi del Vecchio Testamento, su quella sinistra le scene raffigurano ambientazioni del Nuovo Testamento. Sulla controfacciata vi è un dipinto a fresco, un maestoso Giudizio Universale: un ciclo pittorico molto famoso con risonanza che si divulgò lungo tutta la Valle del Tevere. Negli altari del transetto e nell’ambone sono state riutilizzate lastre di recinti presbiteriali altomedievale con decorazioni a intrecci viminei e con emblemi cristiani. Tramite due porte, poste vicino all’area presbiteriale, si entra nella cripta semianulare dell’XI secolo che poggia su una chiesa antecedente, anch’essa realizzata su strutture romane. L’ambulacro semianulare porta al corridoio dritto e all’altare sotterraneo, che la fenestella confessionis collega con l’altare superiore; per la mensa dell’altare è stata riadoperata una lastra marmorea con iscrizione dei primi anni del Quattrocento. Arrivando al luogo di culto si nota immediatamente la bellezza della torre campanaria, di esecuzione successiva alla chiesa, secolo X o XI, e sovrapposta alla sua facciata principale. La torre è composta da cinque ordini di finestre e per la sua edificazione è stato utilizzato materiale di spoglio, frammenti scultorei, lastre marmoree, della fine dell’VIII secolo e gli inizi del IX secolo, insieme ad altri materiali portati via dalle rovine di età romana. Nelle vicinanze della chiesa vi sono i resti del convento eretto sotto il pontificato di Clemente VII, alla fine del Cinquecento, come supporto logistico del santuario.

Oggi Vescovio, con i suoi capolavori di arte, storia e devozione viene finalmente premiato dalla pubblicazione di un libro: “Da Forum Novum a Vescovio”, attraverso il successo di un convegno interdisciplinare di studi, dove il 27 ottobre del 2018, si sono ritrovati alcuni dei più autorevoli studiosi delle diverse discipline con una grande affluenza di pubblico. La pubblicazione degli atti, con la prefazione dell’attuale Soprintendente ABAP per le provincie di Frosinone, Latina e Rieti Paola Refice, è stata curata dall’archeologo Alessandro Betori, lo storico dell’arte Giuseppe Cassio e l’archeologa Francesca Licordari della stessa Soprintendenza. La comunicazione inoltre è stata assegnata sempre alla funzionaria archeologa Francesca Licordari, che si è tempestivamente occupata dell’organizzazione del convegno prima e in seguito della revisione e dell’organizzazione dei contributi, collaborazione fra molteplici professionalità, sensibilità, competenze disciplinari che ci danno fiducia sul futuro delle nuove “Soprintendenze”. Il volume offre un importante stato degli studi, la cui ricchezza e il cui rigore stimoleranno e produrranno ricerche future, parliamo infatti di una pubblicazione di ampio interesse scientifico, ma anche di evidente contenuto culturale, storico artistico e religioso che si esplica attraverso aspetti interessanti delle radici lontane nel tempo della Sabina dall’epoca preromana fino ai giorni nostri.

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