FONDAMENTI PER UNA TEORIA GINOCENTRICA. “Alter-native”

Dal 28 ottobre al 12 dicembre 2021, la Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze ospita la collettiva Alter Eva. Natura Potere Corpo, promossa e realizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi in collaborazione con IED Firenze – Master Curatorial Practice (Francesca Bonissone, Elena Castiglioni, Nora Criado Diaz, Yanru Li, Thea Moussa, Linda Toivio), coordinata da Martino Margheri, Responsabile progetti università e accademie Fondazione Palazzo Strozzi, e Daria Filardo, docente e coordinatrice Master IED Firenze (la classe del Master 2020/2021 è stata coinvolta nella progettazione della mostra, nella realizzazione del catalogo e nella programmazione delle attività per il pubblico). Attraverso le opere di sei giovani artiste italiane (Camilla Alberti, Irene Coppola, Martina Melilli, Margherita Moscardini, Marta Roberti e Silvia Rosi), la rassegna è pensata come un’occasione per proporre nuove possibilità di interazione fra natura e cultura.

Con un gioco di parole che richiama il concetto di “Alter-Ego”, il titolo allude a un nuovo modello di donna e si ricollega, in maniera suggestiva, alla teoria scientifica secondo la quale tutti gli esseri umani avrebbero una linea di discendenza comune nel DNA mitocondriale che si tramanda solo in modo matrilineare. Punto di partenza è, dunque, una indagine sui legami fra ogni singola donna e il resto del mondo, che prende avvio dai suoi antenati e si estende progressivamente alle diverse componenti della natura, fino a cogliere eventuali connessioni inter-specie, osservando la discendenza da una prospettiva antropologica e biologica. La riflessione critica della mostra si articola su tre nodi concettuali, che costituiscono i principi cardine di mediazione con il mondo: la Natura, della quale rappresentiamo forse il volto più contraddittorio e distruttivo; il Potere, che intreccia, secondo una logica talvolta oscura, i fili delle relazioni umane a formare la reticolata e polimorfica trama della società; il Corpo, centro e misura di tutto ciò che scorre, dentro e fuori di noi. Tra scultura, pittura, fotografia e installazione, il percorso espositivo compone una intensa e complessa narrazione che documenta l’incontro/scontro fra il corpo umano, pienamente manifesto o appena suggerito, e la natura, decostruita o immaginifica, che lo circonda e l’ininterrotto e spesso irrisolto dialogo culturale fra individuo e collettività, alla ricerca di nuove e concrete prospettive, dalle quali non ci si limiti più ad osservare, ma ci si impegni soprattutto a riformulare il mondo per renderlo migliore.

In apertura, i grandi disegni di Marta Roberti (Brescia, 1977), realizzati su fogli di carta carbone, raffigurano animali totemici e paesaggi esotici, che conducono lo spettatore in una dimensione “altra”, solo apparentemente remota e dimenticata, ma, al livello più profondo della coscienza, sempre presente e viva, quella mistica ed incredibile della memoria e dell’immaginazione. Le sculture di Camilla Alberti (Milano, 1994), composte con frammenti organici e scarti industriali, danno forma a resti di creature mai esistite, idealmente allestendo un utopico museo di scienze naturali; mentre i calchi e le fotografie di agavi di Irene Coppola (Palermo, 1991) cristallizzano l’energia vitale e il decadimento delle piante, per rimarcare la caducità e la fragilità, quel senso del limite che accomuna tutti gli esseri

viventi. Dieci interviste pubblicate su «Playboy» sono invece tutto ciò che serve a Martina Melilli (Padova, 1987) per trattare il tema del corpo femminile in modo originale ed efficace, facendo sorprendentemente cadere uno ad uno tutti i cliché connessi alla sua rappresentazione e interpretazione socio-culturale. A seguire, il lavoro di Margherita Moscardini (Livorno, 1981), una scritta al neon tratta da Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt, puntando il dito contro i fallimenti degli stati-nazione, suggerisce la necessità di rivedere, in una maniera più saggia e pacifica possibile, le modalità di gestione delle cittadinanze e delle identità nazionali. Il percorso si chiude con la serie fotografica e i video di Silvia Rosi (Reggio Emilia, 1991) che racconta la vicenda dei propri genitori migrati dal Togo, autoritraendosi nei panni della madre e del padre. Ne scaturisce un coinvolgente transfer emotivo in cui la biografia personale dell’artista si fa emblema e portavoce di molte altre simili storie di famiglie costrette a lasciare il proprio Paese d’origine. Mettendo in discussione il patriarcato, i ruoli di genere, l’antagonismo tra natura ed umanità, i ruoli restrittivi e le relazioni di potere, la mostra offre con entusiasmo e speranza delle alternative condivisibili e integrabili da chiunque desideri lasciare un segno consapevole e significativo nel mondo, che si estenda ben oltre i confini spazio-temporali della propria esistenza.

Il progetto, accompagnato da un catalogo in doppia lingua (italiano e inglese), pubblicato da Marsilio Editore, che raccoglie approfondimenti sul lavoro delle artiste e una sezione dedicata alle parole chiave della mostra (su cui è stata realizzata una mappa concettuale), si inserisce all’interno di “Palazzo Strozzi Future Art”, nuovo programma della Fondazione Palazzo Strozzi, inaugurato con l’installazione La Ferita di JR per la facciata di Palazzo Strozzi, nato dalla collaborazione con Andy Bianchedi in memoria di Hillary Merkus Recordati.

Alter Eva. Natura Potere Corpo

28 ottobre – 12 dicembre 2021

Firenze, Piazza Strozzi

Tutti i giorni 14.00 – 20.00

Giovedì 14.00 – 23.00

www.palazzostrozzi.org

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