“FERNANDO BOTERO”, L’INSIGNE ESPOSIZIONE PRESSO PALAZZO BONAPARTE IN ROMA.

“La ricchezza di un artista risiede nelle influenze che plasmano la sua vita e il suo lavoro. Per creare un mondo unico, bisogna essere esposti alla grande arte”. Fernando Botero

Palazzo Bonaparte a Roma celebra uno dei più insigni artisti di rilevanza internazionale, Fernando Botero, artefice di opere iconiche attraverso la prima e più esauriente rassegna di pittura mai attuata in Italia.

Nel mese di luglio l’arte del Maestro è presente nell’Urbe tramite le sue otto sculture ubicate in alcune delle piazze più significative della città. Da Piazza Mignanelli a Piazza del Popolo, da Largo San Carlo al Corso alla Terrazza del Pincio, le composizioni hanno emozionato in tale periodo il pubblico e i vari artisti.

“La forza delle rotondità dello stile di Botero risiede nell’aver adottato una cifra stilistica del tutto peculiare, unica e riconoscibilissima, a cui è rimasto sempre fedele dilatando a dismisura i volumi di personaggi e oggetti in quella che vuole essere una celebrazione anche ironica”. Spiega il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, mecenate e filantropo, storico presidente della Fondazione Terzo Pilastro.

Lo stile del Maestro è determinato da una esagerazione delle forme, è una ribellione contro l’idealismo classico e una dichiarazione audace dell’individualità. Le sue opere sono l’antitesi dell’arte tradizionale mediante una realtà diversa.

Il colore è rappresentato da una tavolozza brillante e vivace, spesso con colori intensi e saturi. Questa scelta cromatica crea nei suoi lavori un dinamismo sorprendente e contribuisce ad enfatizzare il suo approccio per la commemorazione dell’esistenza.

Nei ritratti dei personaggi obesi dove il “boterismo” viene applicato a sé stesso e ai suoi contemporanei vi è spesso una riflessione critica e spesso autoironica sulla società e sulla condizione umana. Una diversità di soggetti che attesta la sua ecletticità e la sua abilità nel trattare una ampia gamma di temi.

La retrospettiva che descrive oltre sessant’anni di successo è curata da Lina Botero, sua figlia e Cristina Carrillo de Albornoz, importante conoscitrice delle sue composizioni.

Spiega Lina Botero: “questa è una mostra eccezionale perché è la prima grande esposizione di pittura dedicata a Fernando Botero. E’ anche una visione diversa della sua produzione, che mette in evidenza la maestria con cui mio padre ha lavorato con tecniche diverse nel corso della sua carriera. E’ un’occasione straordinaria per celebrare il primo anniversario della sua morte in Italia, un Paese che ha significato molto per lui e per il suo lavoro”.

Con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio e del Comune di Roma-Assessorato alla Cultura, l’esposizione è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fernando Botero Foundation e in partnership con la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e Poema.

Presenti nella rassegna oltre 120 opere fra dipinti, acquerelli, sanguigne, carboncini, sculture e eccezionali inediti.

Descriviamo ora le sezioni della retrospettiva.

La prima “Versioni”, racconta la sua azione per le composizioni dei grandi artisti classici.

“Il fascino innato del volume è presente nel mio lavoro da quando ho iniziato a dipingere; lo studio dei maestri del Rinascimento italiano ha poi approfondito la mia comprensione della sua importanza”. Fernando Botero

La mostra approfondisce l’intensa relazione che il Maestro ebbe con l’Italia, un rapporto che Botero accrebbe fin dal suo primo viaggio in Europa nel momento in cui si commisurò con le opere d’arte del Quattrocento. Mediante Piero della Francesca, Paolo Uccello e Masaccio egli trasformò il senso del volume e la pienezza dei corpi nello spazio.

Incantato da uno dei capolavori del Rinascimento italiano la “Camera degli Sposi” di Andrea Mantegna nel Palazzo di Mantova, l’artista realizzò “Omaggio a Mantegna”, 1958, opera in collezione privata, da poco scoperta da Lina Botero e presente in tale spazio per la prima volta mediante Christie’s.

La tela ottenne il primo premio al Salone Nazionale di Pittura della Colombia nel 1958, alla vigilia del suo esordio sulla scena artistica internazionale del 1961 attraverso l’acquisizione da parte del Museum of Modern Arts di New York, MoMA, di Monna Lisa all’età di 12 anni.

Il quadro ritrae la corte dei Gonzaga in cui Ludovico è rappresentato seduto mentre riceve una lettera dal suo segretario, Marsilio Andreasi, ed è circondato da parenti. Il Maestro evidenzia la maestosità e il colore straordinario ottenendo con questo dipinto il primo premio al Salone Nazionale di Pittura della Colombia nel 1958.

All’interno del percorso vi sono le versioni dei capolavori della storia dell’arte: “La Fornarina” di Raffaello, il famoso dittico dei Montefeltro di Piero della Francesca, i ritratti borghesi di Rubens e “Ritratto dei coniugi Arnolfini” di Van Eyck, fino agli ultimi lavori che Botero eseguì nel 2023.

Altro dipinto basilare ed inedito e non mostrato mai ai visitatori perché sempre nello studio di Parigi di Fernando Botero, è una versione dell’infanta da “Las Meninas” di Velazquez, pittore che copiò lungo il suo tirocinio al Prado da studente. Nella sua vita Botero creerà molteplici versioni del quadro, in particolare quella dell’Infanta Margarita d’Austria. L’opera, la “Menina” è più di una semplice versione, è una tela innovativa.

Il quadro “Monalisa” è rivolto all’omonima opera di Leonardo da Vinci esposta al Museo del Louvre di Parigi. Sin da giovane l’artista colombiano costituì molti lavori riguardanti la Gioconda, il più celebre è del 1977.

Continuiamo con la sezione “La Scultura” dove spiccano opere di piccolo formato e poi con la sezione dei “Disegni”, la IV sezione la “Natura Morta”, per poi proseguire con la sezione dei pastelli.

Giungiamo nella VII sezione ispirata al circo.

“Il circo è un tema universale e versatile, in cui nulla è eccessivo perché ogni cosa è possibile. Anche se dipingo un universo di volumi, alla fine è il colore a dominare la composizione”. Fernando Botero

Per il pittore il circo è un fantastico mondo, egli cominciò a confrontarsi con tale tema nel 2006, durante una delle visite annuali a Zihuatanejo in Messico dove scoprì un circo modesto con però un effettivo carattere latino-americano. Rimase colpito non soltanto dai suoi personaggi caratterizzati da una certa tristezza, ma dall’infinita poesia e dalla plasticità delle sue forme e dei suoi colori.

Gli attori del circo nelle sue tele esprimono serenità e staticità, i trapezisti, i pagliacci e i contorsionisti sono rappresentati nella loro malinconia. Botero realizzò infatti nel 2007 la serie pittorica “il Circo”, ospitata in tantissime esposizioni internazionali.

La sezione seguente è dedicata al tema della corrida. L’artista realizzò raffigurazioni ad acquerello dei tori a 15 anni copiando i manifesti delle corride che erano in Plaza de Toros La Macarena, luogo in cui frequentava la scuola di banderilla. Rapidamente si accorse che il mestiere di torero non faceva per lui, ma in quell’universo fantastico, dinamico ed emozionante comprese la sua predisposizione di pittore.

Rilevanti retrospettive hanno avuto come argomento principale la corrida e le sue numerose variazioni, ad esempio quella dell’Esposizione degli indipendenti al Grand Palais di Parigi nel novembre del 1992. Ricordiamo in mostra la scultura in bronzo , dal peso di 500 kg, “Mano” che fece parte della mostra di Fernando Botero a Madrid.

La nona sezione si rivolge al tema della violenza.

L’arte non ha il potere di creare mutamenti sociali o politici. Ha però il potere di perpetuare nel tempo il ricordo di un episodio, il mondo rammenta il bombardamento di Guernica durante la Guerra Civile spagnola perché Pablo Picasso lo ha ritratto. La medesima cosa è successa con Goya e le esecuzioni del 2 maggio. L’arte serve come testimonianza che permane nel tempo e nella memoria collettiva.

La serie presente di “Abu Grahib” è ispirata alle violenze del carcere. Tra il 2006 e il 2007 il pittore diede vita a tale ciclo, determinato appunto dallo scandalo delle torture e degli stupri effettuati dal personale dell’esercito americano nell’omonima prigione in Iraq ai tempi dell’occupazione militare USA, iniziata nel 2003.

La magnifica rassegna: “Fernando Botero” rende omaggio a uno dei più grandi maestri dell’arte contemporanea, che con le sue composizioni e la sua visione inconfondibile ha saputo reinterpretare la realtà in maniera originale, infondendo emozioni che lo rendono universale nella cultura mondiale.

“Nell’arte il segreto per crescere è confrontarsi. Un’esposizione in un museo è un’opportunità per confrontare un’opera con un’altra che è sempre la migliore lezione di pittura. Occorrono occhi freschi, liberi da ogni pregiudizio. Fortunatamente l’arte ha una grande dote, quella di essere inesauribile. E’ un processo senza fine, nel quale non si smette mai di imparare”. Fernando Botero

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