COSI’ I MUSEI VATICANI RENDONO OMAGGIO AGLI ARAZZI DI RAFFAELLO PER I 500 ANNI DALLA SUA SCOMPARSA

L’intero ciclo di arazzi disegnati da Raffaello per Leone X, oggi nella Pinacoteca Vaticana, tornerà nel luogo di origine, sulle pareti della Cappella Sistina dal 17 al 23 febbraio. E’ solo uno degli eventi che spicca nel programma dei Musei Vaticani messo a punto per il 2020, per i 500 anni dalla morte del pittore urbinate. Un carnet di appuntamenti su cui sta lavorando la Direttrice Barbara Jatta. Raffaello, maestro indiscusso del Rinascimento “classico”, morì il 6 aprile del 1520 di febbre provocata, come precisa Vasari, “da eccessi amorosi”. La storia degli arazzi è complessa e interessante. Fu il Papa Leone X, un Medici che amava l’arte Fiamminga, a commissionare un ciclo di opere che avesse come tema la predicazione di San Pietro e di San Paolo, ovvero la nascita della Chiesa di Roma; il Pontefice intendeva completare e controbilanciare gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina, che illustravano episodi del’Antico Testamento e della vita di Gesù. Il lavoro venne affidato a Raffaello: il Maestro con l’aiuto dei suoi allievi, tra cui quasi certamente il giovane Giulio Romano, terminò il gruppo dei cartoni nel 1516. Essi furono spediti a Bruxelles, dove gli arazzi vennero ultimati entro il 1519. L’autore della Editio Princeps, ovvero del primo trasferimento su telaio, fu Pieter Van Aelst; dei dieci cartoni originari, sette sono sopravvissuti e si conservano nel Victoria and Albert Museum di Londra. L’esecuzione dei cartoni comportò per Raffaello numerose difficoltà: a parte la necessità di disegnare in maniera specchiata (nella tessitura a basso liccio i cartoni stanno sotto l’ordito e il disegno viene poi rovesciato), il Sanzio si dovette misurare direttamente vista la destinazione, con Michelangelo. Per quanto l’artista si dedicò al lavoro con grande impegno, dovette abbandonare quasi del tutto la pittura delle Stanze Vaticane. Gli arazzi mostrano come detto le Storie dei Santi Pietro e Paolo, tratti dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli, legati da precise corrispondenze con i riquadri affrescati nel registro mediano della Cappella Sistina, quello con le Storie di Cristo e di Mosè risalenti al pontificato di Sisto IV. Questi arazzi, che ricoprivano il registro più basso (quello dei finti tendaggi) nella zona, separata dalla pergula marmorea, destinata al Papa e ai religiosi, erano utilizzati nelle solenni festività e si leggevano, come le Storie sovrastanti, dalla parete dell’altare verso il lato opposto. La serie appare oggi molto unitaria, confermando l’esecuzione ravvicinata dei cartoni. Raffaello, consapevole del confronto con Michelangelo, impostò i disegni a quello “stile tragico” inaugurato con” l’Incendio di Borgo”, semplificando gli schemi ed enfatizzando i gesti e la mimica dei personaggi, per renderli più eloquenti e “universali”. Molte delle composizioni sono asimmetriche e si svolgono secondo un crescendo drammatico, da sinistra a destra negli arazzi (opposta nei cartoni). Le figure in grande scala prevalgono sul paesaggio e sull’architettura di sfondo, contrapponendosi in gruppi o in personaggi isolati, per facilitare la lettura delle azioni. Raffaello inoltre attinse a un vastissimo repertorio figurativo, spaziando dall’arte antica a Leonardo, fino alle incisioni di Durer. La monumentalità di Raffaello però, rispetto a Michelangelo, appare chiaro come non derivi dal tormento plastico delle figure, ma dagli equilibri accuratamente studiati, che bilanciano la composizione e i sussulti spirituali dei protagonisti. Tale stile divenuto poi “classico”, ebbe notevole risonanza, influenzando profondamente anche i classicisti seicenteschi, come i Carracci e Guido Reni. Oggi per ragioni conservative non si trovano più all’interno della Cappella Sistina ma appunto conservati nella Pinacoteca Vaticana. Vengono esposti a rotazione sette su dieci, in una sala appositamente attrezzata con luci soffuse, per evitare che si possano danneggiare troppo. A prendersi cura di questi capolavori che hanno visto impegnate numerose e abilissime mani, è il laboratorio di Arazzi e Tessuti dei Musei Vaticani. E’ formato da cinque restauratrici laiche e tre suore altamente specializzate, per riportare infatti allo stato originario un arazzo così prezioso e così grande servono anni di lavoro quotidiano e un’abilità non comune. Nel 1519 l’esposizione degli arazzi nella Cappella Sistina suscitò stupore e ammirazione, sentimenti destinati ora in questa entusiasmante rassegna ad essere replicati. Meraviglia che potrà così essere ammirata dagli occhi dei visitatori per rendere omaggio al Genio irrangiungibile di Raffaello Sanzio da Urbino.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares