IL COLOSSEO: IL RESTAURO DEI TUNNEL SEGRETI

“Ecco un monumento che sarà più famoso di ogni altra opera umana”. Con queste parole Marziale descrive il Colosseo, che divenne sin dal momento della sua realizzazione, una vera e propria rappresentazione simbolica della città di Roma. Il Colosseo, originariamente conosciuto come “Anfiteatro Flavio”, è il più grande anfiteatro del mondo. Inserito nel 1980 nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco è anche inserito fra le nuove sette meraviglie del mondo. L’anfiteatro è stato edificato in epoca flavia su un’area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 72 d. c. ed inaugurato da Tito nell’80, con ulteriori modifiche apportate durante l’impero di Domiziano nel 90. Anticamente era usato per gli spettacoli dei gladiatori e altre manifestazioni pubbliche: spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose e drammi legati alla mitologia classica. Il Colosseo aveva dietro le quinte un mondo sotterraneo, tanto invisibile alle quasi 80mila persone sedute sugli spalti, quanto complesso e sofisticato. Infatti sotto il tavolato ed anche sotto gli spalti dell’anfiteatro trovano spazio dei vastissimi ambienti di servizio sotterranei, strumentali agli spettacoli con gladiatori già armati e pronti per il combattimento e le belve chiuse in gabbie per essere issate sull’arena attraverso i montacarichi. Ed appunto nei sotterranei del Colosseo è partita la prima fase dei lavori al Criptoportico Imperiale, noto come il passaggio di Commodo. La galleria corre per oltre 250 m. sotto la piazza nella porzione sud dei sotterranei dell’anfiteatro Flavio, a circa 3 m. di profondità dall’arena. Il percorso curva all’improvviso verso quella che è attualmente via Claudia e il Celio e dal quel punto si interrompe con un muro di terra. Il vasto progetto di restauro da parte del Parco Archeologico del Colosseo, sotto la guida di Alfonsina Russo, permetterà di capire meglio tutti i passaggi segreti e le operazioni che avvenivano attraverso i tunnel speciali ancora conservati nelle viscere del monumento. Il Criptoportico Imperiale, realizzato negli ultimi anni del regno di Domiziano (81-96) e l’impero di Traiano (98-117) all’epoca di Commodo (180-192) esisteva già e venne ampliato. A volerlo fu probabilmente Diomiziano, dopo la costruzione del Colosseo, “aveva paura degli attentati, per questo fece costruire il tunnel, preferiva arrivare al palco senza essere visto” spiega Rossella Rea archeologa responsabile del Colosseo. In fondo, aveva la coscienza sporca, perché non era molto amato rispetto al padre Vespasiano e al fratello Tito che addirittura veniva chiamato “delizia del genere umano”. Lo stesso timore di attentati che aveva Commodo, infatti secondo le cronache del tempo, in prossimità della curva che puntava verso il Celio c’era un punto di scarsa visibilità, dove venne posizionato uno specchio o un oggetto riflettente che permetteva a Commodo e alla sua scorta di accertarsi che non ci fossero malintenzionati pronti a mettere a repentaglio l’incolumità dell’Imperatore. “Le fonti raccontano che Commodo subì un tentato omicidio in un ambito oscuro del Colosseo” precisa Rea “per questo si è collegato il Criptoportico a lui”. D’altronde è nota la passione per l’Imperatore per il Colosseo, lui che amava scendere nell’arena come un gladiatore divino. “ Lo stesso tunnel potrebbe essergli stato utile per andare, per così dire, in scena” aggiunge Rea. Questo lungo tunnel sotterraneo al servizio degli Imperatori che raggiungevano in segreto il palco d’onore è posto all’estremità meridionale dell’asse minore dell’anfiteatro. E il restauro tenterà di portare alla luce tutto il complesso di stucchi o forse scoprirne di nuovi. La decorazione doveva essere all’altezza dei personaggi importanti e della famiglia Imperiale che attraversava il tunnel. Nel primo tratto di esso il pavimento svela tracce di mosaico, ma sono le pareti a restituire gli apparati decorativi più interessanti. Qui si aprono due nicchie dove sono parte dei disegni preparatori e di alcune scene di spettacoli anfiteatrali, in origine realizzate con stucco e databili alla seconda metà del II secolo. La galleria in origine era sfarzosamente decorata, grandi lastre di marmo rivestivano le pareti disegnando ampi riquadri intervallati da lesene spiega l’archeologa Rossella Rea, il tutto arricchito con cornici alla base dei muri. La volta a botte, crollata solo in un punto iniziale, era decorata con lacunari in stucco. Nel corso dei secoli l’apparato decorativo ha subito una serie di ristrutturazioni. “Rimosse le lastre di marmo, le pareti furono tutte intonacate: il fondo bianco fu diviso in

partizioni ravvivate da motivi decorativi policromi vegetali, faunistici e da figure isolate”. Tracce di intonaco dipinto compaiono lungo le pareti. Rosso, verde. E sulla volta ecco che sfilano a rilievo i disegni di nuovi stucchi: “si possono riconoscere lacunari eclipei che racchiudono motivi figurati attinenti alla sfera mitologico-dionisiaca” racconta Rossella Rea. Un’altra parte del corridoio collegava il Ludus Magnus, la palestra dei gladiatori oggi su via Labicana con l’arena. Inoltre, la porzione ipogea nord est del Colosseo fungeva da deposito delle armi e ospitava anche il Ludus Matutinus, il ricovero degli animali usati per gli spettacoli con il quale venivano intrattenuti i cittadini romani. Qui il travertino sulle pareti e le volte è intatto, così come l’opus spicatum sul pavimento. Il viaggio nei sotterranei del Colosseo è uno dei luoghi più suggestivi dell’Anfiteatro Flavio ed è altrettanto affascinante di ciò che brilla sotto il sole della città eterna.

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