Sotto il colonnato di San Pietro la mostra dei 100 presepi. In linea con le normative anti-Covid-19, si volge all’aperto la manifestazione artistica promossa dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.

Il presepe suscita meraviglia e tenerezza nei bambini ma anche negli adulti. Questo il nucleo del testo magisteriale di Papa Francesco, la lettera apostolica “Admirabile signum”, sul significato del presepe, firmata a Greccio il primo dicembre dell’anno scorso. In particolare, il pontefice sottolinea come “il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui”.

Quest’anno, l’ormai tradizionale esposizione dei “100 presepi”, giunta alla terza edizione e promossa dal Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, cambia formula: l’evento dei “100 Presepi in Vaticano”, infatti, l’esposizione di rappresentazioni della natività provenienti da tutto il mondo esposte per tutto il tempo di Natale, si svolge all’esterno, sotto il colonnato del Bernini di piazza San Pietro. In linea con le restrizioni anti-Covid, la mostra è stata inaugurata all’aperto domenica 13 dicembre e sarà visitabile fino al 17 gennaio. Le visite – gratuite – hanno inizio alle 10 per concludersi alle 20, con l’ultimo ingresso consentito alle 19.45. A seguito del Decreto legge del 18 dicembre 2020, n. 172, l’iniziativa dei 100 Presepi in Vaticano è ovviamente sospesa nei giorni considerati “rossi” (24-25-26-27 e 31 dicembre; 1-2-3, 5-6 gennaio) mentre la visita sarà possibile nei giorni considerati “arancioni” (28-29-30 dicembre; 4 gennaio).

«Soffermandosi sui vari presepi – si legge nella nota di presentazione del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che organizza la manifestazione – tante persone potranno sentirsi toccate e cogliere il significato profondo che proviene dalla semplicità della scena descritta». Sullo fondo, «il pensiero e l’affetto per i propri familiari e amici coinvolti nella sofferenza della pandemia» ma anche «i volti di tanti medici e personale infermieristico che ogni giorno stanno vicino ai malati e danno sollievo, dei molti cappellani degli ospedali che portano conforto anche a nome di quanti non possono accedere ai reparti», degli uomini e delle donne di scienza che «non danno tregua alla loro sperimentazione» per raggiungere risultati che possano invertire finalmente la curva della pandemia fino a vincerla. «Il presepe parla anche di tutte queste vite ed esprime la solidarietà che non viene mai meno e diventa più tangibile nei momenti di maggior bisogno, testimonianza della solidarietà che Dio ha voluto condividere con tutta l’umanità attraverso l’incarnazione del Figlio». Dal Pontificio Consiglio ricordano la Lettera di Papa Francesco Admirabile signum sul significato e valore del presepe « che ci fa vedere, ci fa toccare questo evento unico e straordinario che ha cambiato il corso della storia, e a partire dal quale anche si ordina la numerazione degli anni, prima e dopo la nascita di Cristo». E «mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita», scrive ancora il pontefice. In queste feste natalizie, è la riflessione che arriva dal dicastero pontificio, «non avrebbe senso voltare lo sguardo dall’altra parte come se non esistesse il drammatico momento che il mondo intero sta vivendo. La fede impone di guardare la realtà e dare significato a quanto accade nella storia personale e dell’umanità. Vivere il Natale come una parentesi non darebbe ragione del significato che esso riveste per la fede».

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