Il cinema non è soltanto una narrazione di storie fine a se stessa, neanche una sola visione di
effetti speciali o colpi di scena. A volte è molto di più, soprattutto quando la pittura
trasmette messaggi forti e millenari, ispirando i più grandi registi, i quali, a loro modo,
hanno reso omaggio ai capolavori della storia dell’arte visiva.
Uno degli esempi più evidenti a cui possiamo far riferimento, è quello del film Le avventure
del barone di Munchausen, diretto da Terry Gilliam nel 1988: una commedia fantastica
tratta dalla raccolta di racconti scritta da Rudolf Erich Raspe. Qui Gilliam si rifà –
riuscendone egregiamente – alla famosissima Venere del Botticelli, datata 1482-1485 circa.
C’è anche Paul Thomas Anderson che in Vizio di Forma uscito nel 2014, decide di
rappresentare, a suo modo, L’ultima cena di Leonardo Da Vinci, la cena di Gesù con gli
apostoli durante la Pasqua ebraica precedente la sua morte. Possiamo affermare, dunque,
che Anderson ha girato una rivisitazione personale dell’episodio mostrato dal Da Vinci,
riportandolo all’età contemporanea con usi e costumi differenti.
L’Ophelia, invece, è un dipinto a olio su tela del preraffaellita John Everett Millais,
realizzato nel biennio 1851-1852. Il frame della pellicola intitolata Melancholia è uno degli
omaggi più riusciti, girato da Lars von Trier nel 2011.
L’artista che verrà citato da due capisaldi del cinema mondiale quali Alfred Hitchcock e
Dario Argento, è noto per aver ritratto la malinconia e la solitudine della società del suo
tempo durante la prima metà del Novecento. Nelle sue composizioni emergono ripetizioni
degli stessi soggetti: scenari urbani desolati, case isolate spesso affacciate sul mare, scorci
notturni di città, interni di camera d’hotel o di bar: lui è lo statunitense Edward Hopper.
Hitchcock gli dedica la location più tenebrosa e inquietante di Psycho. L’opera in questione
è House by the Railroad firmata nel 1925.
Un caro amico di Dario Argento, tornando da un viaggio in America, gli regalò un libro con
tutte le opere di Edward Hopper. Il regista romano se ne innamorò subito, e decise di
includere il Blue Bar come location portante per lo sviluppo narrativo di Profondo Rosso. Il
bar in cui vediamo Carlo e Mark sentire le prima urla della vittima, è ispirato all’opera più
nota di Hopper, Nighthawks. Qui, Argento, ha letteralmente inserito un quadro nella realtà
cinematografica dei personaggi: durante i movimenti di macchina che ci mostrano
l’incontro tra i due nel cuore della notte, il Blue Bar, con clienti all’interno, rimane
immobile e silenzioso, come in una vera e propria pittura.
Ancora una volta, la pittura e il cinema si fondono in un connubio indissolubile che non solo
mostra le conoscenze artistiche e culturali degli autori di queste pellicole, ma lascia allo
spettatore “meno attento”, un tassello in più da completare per la comprensione totale
dell’opera filmica.
«I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio». Parola di Leonardo Da
Vinci.