C’ERA UNA VOLTA, ALTROVE… Storie d’altri mondi

La fine dell’anno è, per la gioia di molti, ormai alle porte. Eppure, per quanto lo si desideri, non c’è verso di velocizzare le lancette dell’orologio e congedare definitivamente questo difficile 2020. Ci si chiede, con una crescente insofferenza, se non vi sia una miracolosa, anche se soltanto temporanea, via di fuga dal qui ed ora. La risposta è sì. L’arte, più autentica forma di espressione e comunicazione è, insieme, il più efficace mezzo di evasione dal qui ed ora, chiave di accesso ad ogni tempo e ogni luogo vissuti o anche soltanto immaginati, come innumerevoli grandi maestri del più o meno recente passato hanno dimostrato e molti altri valenti artisti dei nostri giorni, come il pittore russo Victor Nizovtsev, continuano a confermare.

Victor Nizovtsev è nato nel 1965 a Ulan-Ude, una cittadina della Siberia centrale, nei pressi del lago Baikal, ed è cresciuto in Moldavia, dove ha frequentato, ancora giovanissimo, la Scuola d’Arte di Kotovsk e, più tardi, l’“Ilia Repin College for Art” di Chisnau. Completati gli studi, nel 1993, presso l’Università per le Industrie Artistiche di San Pietroburgo, ha avviato una feconda e fortunata carriera di pittore, esponendo con successo in numerose mostre personali e collettive, grazie alle quali si è fatto conoscere e apprezzare, dapprima, in patria e, a partire dal 1997, anno del suo trasferimento a Washington DC, anche all’estero. Dal 2004, vive e lavora nel Maryland.

I suoi dipinti, in gran parte a olio, sono caratterizzati dalla forte vocazione narrativa e dal gusto per le ambientazioni fiabesche e oniriche, in cui fanno la loro apparizione creature fantastiche, ispirate al folklore russo, alla mitologia greca e al teatro, ma anche personaggi realistici, fra i quali, soprattutto, bambini. Il suo intento è quello di raccontare la realtà, alternativa e surreale, dell’infanzia, come egli stesso dichiara in un’intervista: «Come l’infanzia stessa, il mondo dei miei quadri non ha regole restrittive. È veramente un mondo dove tutto è possibile e tutto è intrigante. Potete vedere scorci di realtà nel mio lavoro, ma questi hanno senso solo se si guarda a loro con gli occhi di un bambino.». Nelle sue opere, infatti, sfrecciando sulla slitta di Babbo Natale, ciascuno ritrova la propria casa, fluttuante, trasformata in un enorme muffin dal tetto ricoperto di zucchero; salendo una lunga scala di legno, bussa alle porte del cielo per chiedere consiglio e protezione al proprio angelo custode; lasciandosi guidare dal racconto dei nonni, assiste ai drammi messi in scena, fra bizzarre e inquietanti scenografie, da giullari e maschere, ospiti o prigionieri dei ruoli loro assegnati, o consola malinconiche sirene dalla folta e ondulata chioma rossa, che attendono – fra grandi lanterne galleggianti, sotto il raggio perlaceo della luna o in fondo al mare – il ritorno dell’amato.

Esito di una raffinata rielaborazione di una vasta varietà di modelli, che integra la fluida e vibrante luminosità delle Ninfee di Claude Monet, la paralizzante sospensione, in bilico fra Surrealismo e Realismo magico, del pittore contemporaneo e compatriota (naturalizzato statunitense) Michael Cheval, la mistica e mitologica allusività dei simbolisti Gustave Moreau e Odilon Redon e il sensuale preziosismo Art Nouveau di Alfons Mucha e, soprattutto, di Gustav Klimt, dal quale mutua l’utilizzo di tessere d’oro della ben più antica tradizione bizantina, il linguaggio di Nizovtsev esprime con originalità lo sconfinato, multiforme, meraviglioso spazio-tempo della fanciullezza, restituendone soprattutto la libertà e la fantasia. Le stesse che la crescita e le circostanze finiscono spesso per limitare, ma che restano sempre vivi dentro ognuno di noi e, per mezzo dell’arte, accessibili.

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