Blowin’ in the wind

La prova l’abbiamo avuta in queste poche settimane in cui la razza umana si è ritirata, lasciando il passo alle altre specie: la Natura ha saputo ricucire le ferite, lo smog non è scomparso (sarebbe stato un miracolo), bensì si è drasticamente ridotto ed al posto delle nubi dense di pulviscolo micidiale si sono riviste le pianure, i fiumi, i monti. È curioso pensare come un’entità biologica così infinitamente microscopica abbia messo sotto scacco la razza dominante sul pianeta. L’isolamento imposto, così difficilmente gestito, ha avuto un esito sicuramente vincente, ha donato una tregua alla nostra Terra, viceversa destinata all’implosione nel giro di poche decine di anni. Se la guerra al letale virus si concluderà presto o tardi lo decideranno le centinaia di ricercatori in lizza col tempo, ma, a breve, tutti noi saremo chiamati ad una importante scelta che condizionerà il nostro futuro, tornare ad una folle corsa al consumismo liberista più spinto o imprimere una svolta etica ed ecologica verso l’ambiente e il nostro prossimo. La pandemia ha evidenziato nella sua fragorosa drammaticità ciò che sapevamo, ma che nascondevamo nelle pieghe delle nostre vite inutilmente vorticose: affardellati da bisogni indotti, abbiamo permesso una progressiva spersonalizzazione delle relazioni, in cui egoismo e autoreferenzialità hanno preso il posto dell’autenticità, dell’ascolto empatico, della sincera partecipazione. In questa dissociazione sociale ci siamo improvvisamente ritrovati uniti in una esperienza descritta con linguaggio da guerra, ma da sostenere chiusi nelle nostre case, impegnati a svolgere il nostro contributo alla sopravvivenza. D’improvviso abbiamo scoperto il valore della vicinanza, della condivisione, non faceta, ma partecipata. Ci siamo resi conto che, forando il bozzolo dell’individualismo, esiste un mondo di ultimi, nascosto dietro le nostre ipocrisie, celato al nostro sguardo frettoloso. Le immagini delle fosse comuni di New York o i corpi dei dimenticati stesi nelle corsie, non di un ospedale, ma sull’asfalto dei parcheggi di Las Vegas resteranno indelebili nei nostri occhi e (spero) tatuate nelle nostre coscienze.

Ecco, tra pochi giorni saremo al bivio: scegliere di compiere una coraggiosa virata verso una vita più ricca di umanità o rituffarci nelle nostre micro esigenze da soddisfare senza scrupolo. Basta spostare il punto di osservazione e approdare ad un eso-pensiero che usi il rispetto come bussola d’azione. Rispetto per ogni forma di diversità. Rispetto per la biodiversità e l’ecosistema, per il pensiero diverso, per la diversità culturale, razziale, sessuale. Per costruire insieme una società rispettosa e, come dice Papa Francesco “globalizzare una solidarietà compassionevole”.

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