Big city life, Il museo aperto a Tor Marancia

Il quartiere Tor Marancia fu edificato in pochissimi giorni nel 1933 per ospitare i romani che il regime fascista aveva sfrattato dal centro con l’intenzione di ricollocare quelle famiglie nelle periferie. Si guadagnò presto il soprannome Shanghai per l’alta densità abitativa e per la frequenza degli allagamenti dovuta all’origine paludosa della zona. In realtà, i palazzi di cui parleremo fra poco non sono quelli che vennero costruiti dal regime. Vennero infatti costruiti nel 1984 data la fatiscenza originale. Nonostante quest’ intervento, il quartiere è rimasto un quartiere difficile ed aggravato da disoccupazione, alto abbandono scolastico e criminalità.
In questo contesto è nato BigCityLife un progetto del 2015 realizzato su proposta dell’associazione 999Contemporary con l’appoggio del comune che aveva lo scopo di riqualificare dal punto di vista estetico e sociale la zona.

Le facciate di undici palazzine, situate tutte nel comprensorio condominiale Lotto 1 in viale di Tor Marancia, sono state messe a disposizione di 22 artisti provenienti da tutto il mondo. Hanno disegnato ciascuno un Murales per ogni facciata creando partecipazione e confronto con i residenti attraverso workshop, laboratori creativi ed incontri. Inizialmente c’è stata diffidenza, ma con il dialogo e con il tempo la partecipazione è cresciuta. La gente ha capito il progetto ed ha preso a cuore l’iniziativa con gesti di supporto come portare il pranzo agli artisti, dando loro consigli. È rimasto iconico il commento di una signora allo street artist Mr Klevra che stava disegnando: “A regazzi’, ma nun lo vedi che sta Madonna L’hai fatta un troppo cicciona?”

Ci sono murales che sono effetto diretto della partecipazione dei residenti come quello di Philippe Badelouqe, “Humanity Constellation”, che raffigura la mano di un’inquilina della palazzina trasfigurata da ipnotiche costellazioni. Come quello del duo Lek & Sowat, “Veni Vedi Vinci” dedicato ad Andrea Vinci, un giovane del comprensorio che da bambino ha perso la mobilità degli arti inferiori. Anche “Talking like a waterfall” Del tedesco SatOne, che rappresenta l’interpretazione dell’artista della discussione di due inquiline che parlavano animatamente da una finestra all’altra mentre dipingeva. C’è addirittura un artista, Brad Downey, che ha realizzato un muro vuoto. Ha speso tutto il budget per realizzare alcune necessità dei residenti. Ultima menzione non certo per ordine di importanza, spetta a “il bambino redentore” realizzato da Seth e dedicato a luca, un bambino della zona che è morto a causa di un incidente durante un gioco. L’ha raffigurato mentre, disegnandosi con i colori una scala sul muro, riesce a guardare oltre il grigiore dei palazzi. Legando così questa ferita aperta ad un’immagine di speranza.

Ce ne sono molti altri ed è possibile perdersi fra forme e colori in quello che è a tutti gli effetti un museo a cielo aperto, nella periferia romana.

Testo e foto Manuel Grande

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