ARTE E STORIA DEL BORGO DI SALUDECIO IN EMILIA ROMAGNA

Saludecio si trova in provincia di Rimini, sulle rigogliose colline della Valconca, a pochi chilometri dal confine marchigiano. Probabile fundus romano, il toponimo Saludecio deriverebbe dall’aggettivo saluticius a esso collegato o forse secondo un ipotesi dell’umanista saludicese Publio Francesco Modesti, da Salus Decii in riferimento a un illustre personaggio romano, l’Imperatore Decio che trovò salute e salvezza su questo ameno colle. Publio Decio Mus in guerra contro Umbri e Sanniti, sarebbe qui arrivato per un attacco dei Galli, oppure Decio Bruto, abbandonato dalle sue legioni e ricercato da Marco Aurelio si sarebbe nascosto edificando la propria abitazione su questo colle. L’iscrizione su lapide in arenaria del 1547 sita nel muro della chiesa all’ingresso di Porta Marina riporta “Salus Decii”. Terza ipotesi sull’origine di questo curioso nome è quello che lo collega a San Laudicio, probabilmente un Martire della Chiesa orientale, cui era dedicata l’antica pieve citata da una bolla papale del 1144: “plebem Sancti Leoditii”. Successivi documenti parlano poi di “plebes Sancti Laudicii”, “Castrum Lauditii” e “San Lodezzo”. E’ in realtà possibile che questo Santo Laodicio, sia da collegarsi alla figura del Vescovo della Chiesa ravennate Eleukadio. Saludecio ha avuto il grande onore di essere immortalato dalla menzione letteraria grazie a Giovanni Boccaccio, che lo cita in una novella del Decameron attraverso il personaggio di Tedaldo degli Elisei che utilizza lo pseudonimo di Filippo da Sanlodeccio. Il paese, roccaforte malatestiana, è al centro di una corona di castelli difensivi, ultimo baluardo riminese contro la vicino Urbino dei Montefeltro. L’assetto del centro rivela ancora oggi la sua struttura medievale, con il dedalo dei vicoli racchiusi dalla cinta muraria e le monumentali porte di accesso: Porta Marina e Porta Montanara, per la difesa verso il mare e verso l’entroterra. Storicamente terra di contesa tra i Malatesta e lo Stato Pontificio nel periodo intercorrente tra il XIII e il XV secolo, l’area vede Saludecio sottomessa nel 1504 al governo di Venezia ma solo dopo quattro anni riconsegnata al Papato. E’ il preludio a stabilità e progresso assai durevoli, accentuati nel 600, 700 e 800 da una crescita inarrestabile a livello economico, architettonico e artistico, tanto che il piccolo borgo diviene una sorta di capitale territoriale ambita e rispettata assumendo l’attuale conformazione lungo un percorso di culturale proliferazione, sfociante nel riconosciuto prestigio turistico. Nel corso del 700 si aprono cantieri importanti, tra i quali sicuramente il più interessante è la chiesa parrocchiale di San Biagio, iniziata nel 1794 e terminata nel 1800. Si tratta di una delle più belle architetture dell’epoca del territorio riminese e dell’edificio sacro più importante della vallata. Costruita su progetto dell’architetto cesenate Giuseppe Achilli, è abbellita dagli stucchi di Antonio Trentanove. Vi si ammirano preziosi dipinti di Guido Cagnacci, del Centino, del saludecese Sante Braschi, insieme a tele del Ridolfi, di padre Atanasio (Favini) da Coriano e di Bernardino e Vitale Guerrini. La chiesa è anche santuario del Beato Amato Ronconi, di cui si conserva miracolosamente il corpo in una urna di vetro. “Mistico asceta terziario francescano agricoltore ospite accogliente pellegrino monaco benedettino taumaturgo” il Beato Amato Ronconi nacque a Saludecio nel 1226 da una famiglia di agricoltori benestanti. Si ispirò alle grandi tradizioni spirituali del tempo. Dall’eremitismo imparò la vita austera di penitenza, dal monachesimo benedettino il gusto della lode di Dio, la giusta scansione dei tempi della preghiera e del lavoro e lo spirito di accoglienza, dal francescanesimo la povertà, la condivisione con i più poveri e l’animo itinerante dell’innamoramento di Dio. Egli passò metà della sua vita in viaggio verso il Santuario di Santiago di Compostela in Galizia Spagna sulla tomba dell’ Apostolo Giacomo. Per raccontare ai paesani la meta raggiunta si riportava con sé le conchiglie dell’Oceano Atlantico, ne collezionò cinque per i suoi cinque pellegrinaggi. Muore nel 1992 donando tutti i suoi averi compreso il suo Hospitale (oggi Casa di Riposo), al monastero benedettino di Rimini. Il suo culto fu confermato da Papa Pio VI con il titolo di Beato il 17 aprile del 1776. A Saludecio oggi c’è un santuario dedicato alla sua memoria e la cui festa, secondo il Martyrologium romano si celebra l’8 maggio. Il Beato Amato Ronconi è stato infine canonizzato da Papa Francesco lo scorso 23 novembre. Di eccezionale valore documentario ed artistico è sempre nella chiesa di San Biagio l’annesso Museo d’Arte

Sacra con il ricco patrimonio ex-voto, suppellettili (candelieri, lampade, reliquiari) e arredi (lampioni, stendardi, cappe, paramenti) raccolti nei secoli intorno al culto del Beato. Altra chiesa di grande rilievo è San Rocco, sempre settecentesca dalla facciata classica in mattoni su cui campeggiano lesene e volute, uno stemma in arenaria con le chiavi di San Pietro e la formella di maiolica sulla quale compare la scritta “Ecclesiae Lateranensis”. La chiesa di Santa Maria del Monte è decisamente più recente, appartiene al 900 ed è dedicata alla Madonna di Fatima venerata da tantissimi pellegrini. Del secolo precedente, la chiesa di Sant’Ansovino appare più raccolta, timida, e al suo interno nasconde la seicentesca tela della Crocifissione e Santi del pittore Sante Braschi. La chiesa e il convento dei Gerolomini sono localizzati nella parte alta del borgo. L’edificio sacro fondato nel 1640 dal Beato Cipriano Mosconi dell’ordine dei frati Gerolomini, conserva una serie di dipinti settecenteschi ed un altare in legno finemente intagliato. Da citare anche il chiostro del convento in parte rimaneggiato. Lungo la contrada maggiore si affacciano i più significativi Palazzi Nobiliari e della ricca borghesia terriera del XIX secolo: Albini-Elisei, Giovannelli-Marcucci, Riminucci-Botticelli, Marangoni-Cerri, Suali-Tirapani, Zandri-Podestà. La classe dirigente infatti decise di abbellire i propri palazzi e di costruirne di nuovi, così che ancora oggi noi possiamo ammirare le splendide finiture e le pitture interne dei pregevoli edifici che si affacciano sulle vie del paese. Dall’architettura religiosa a quella civica il passo si rileva piuttosto breve ma naturale, inframezzato dal Giardino dei Profumi, un parco all’italiana verdeggiante con la sua raccolta di piante aromatiche e officinali valorizzate in occasione del “Salus Erbe”, manifestazione primaverile dedicata ogni anno all’erboristeria e all’ambiente. In riferimento poi alla sfera celeste, dobbiamo citare l’Osservatorio Astonomico Nicolò Copernico tempio di astrofili appassionati. Fondato dal gruppo “N. Koppernick”, è munito di due telescopi, dei quali uno è dedicato unicamente alla ricerca scientifica, mentre l’altro è dedicato alla divulgazione e osservazione da parte del pubblico. Un’altra forma di arte è costituita dai Murales che nel piccolo borgo, realizzati dagli artisti ARPERC (arte per comunicare di Castellabate), hanno fatto entrare di diritto il paese di Saludecio nell’Associazione Italiana dei Paesi Dipinti. Un totale di 40 opere abbellisce l’abitato decorando sinuosamente i muri delle case lungo un percorso suggestivo ad alta attrazione turistica. La tradizione dei Murales, ideati e realizzati a partire dal 1991, è intrinseca alla manifestazione “Ottocento Festival”, gli artisti eseguono a diretto contatto con il pubblico le opere pittoriche che vanno ad aggiungersi a quelle degli anni precedenti. Ogni estate la cittadina si trasforma in un variopinto palcoscenico dove il filo conduttore è appunto l’800. Questo evento raccoglie apprezzamenti non solo in ambito regionale, ma anche nazionale. I Murales raffigurano le invenzioni più rilevanti dell’800 ma anche creazioni curiose come il fumetto, l’ecologia, il reggicalze, il tutù, la bomboniera, la carta igienica ecc.. Non mancano i brand più famosi come Coca-Cola, Levi’s e anche la pizza Margherita. Per le vie di questo borgo caratteristico si incontrano tanti appassionati di fotografia che vogliono immortalare con la loro macchina i Murales più suggestivi di Saludecio. Il tema storico, attualizzato nei suoi significati simbolici e artistici, contribuisce quindi a dare un’ originale impronta culturale all’evento, un’impronta di qualità che caratterizza di anno in anno il Festival, creando una vera e propria tradizione artistica del “muro dipinto”. Il Festival è anche una grande manifestazione di musica, spettacoli, mostre, banchetti dedicati al XIX secolo. Mercatini di antiquariato, allestimenti scenografici, osterie nei vicoli e spettacoli di artisti di strada lo rendono un appuntamento di riguardo. Ma oltre l’Ottocento Festival ad agosto e il Salus Erbe in primavera, le feste che animano il comune di Saludecio sono obbiettivamente tante, come la festa delle Noci in autunno, la sagra della Porchetta a maggio, il Carnevale di Cerreto durante la Quaresima. Insieme a questi numerosi eventi si presentano anche celebrazioni di diverso carattere e coinvolgimento, molte delle quali riferite ai Santi venerati a livello locale: il Beato Amato, Sant’Antonio, il Santissimo Crocifisso, San Vincenzo e la Madonna del Rosario. Elegante, con un’austerità ottocentesca, Saludecio offre molto, con la sua vocazione culturale e la sua capacità di sperimentare in un contesto ambientale e storico-architettonico decisamente favorevole, va assolutamente visitato.

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