Un rimando alle divinità egizie e al fascino del Nilo: con il Canopo e il Serapeo, l’imperatore Adriano ha voluto ricercare le emozioni e i fasti della terra dei Faraoni, creando presso Villa Adriana a Tivoli uno scenario unico al mondo, una pagina di storia che si svela ai nostri occhi. Come riportato in esclusiva da Il Messaggero, finalmente il 22 marzo il Serapeo apre al pubblico, un traguardo importante che non può che far piacere agli appassionati di archeologia. Il Canopo, simbolo della villa, è invece parte integrante del tradizionale percorso di visita. Un luogo di sfarzo e di festa: il complesso architettonico era pensato per ospitare i magnifici banchetti, una scenografia grandiosa incorniciata da giochi d’acqua e realizzata nel II secolo d.C.
Il grande canale del Canopo (il nome deriva del ramo del Nilo che conduce da Alessandria alla città omonima) raggiunge i 121 metri di lunghezza per 18 di larghezza ed è circondato sul lato nord da un peristilio, oltre alle copie delle statue rinvenute nel sito negli anni Cinquanta. Interdetto normalmente ai visitatori per motivi di sicurezza, il Serapeo si presenta come un imponente padiglione a esedra, un ninfeo affacciato sulla grande vasca del Canopo e preceduto da 4 grandi colonne in marmo, che accolgono i visitatori. Tra i vari e articolati ambienti, alcuni destinati ai riti privati altri alle cerimonie, colpisce l’attenzione la latrina imperiale di Adriano. A padroneggiare è però la colossale aula del triclinio di Adriano, rivolto verso il Canopo e con volta stellata, dove sedeva l’imperatore nel corso delle feste. Intorno allo stibadium, il letto triclinare, gli invitati di più alto rango sedevano vicino all’imperatore, mentre via via lungo il Canopo prendevano posto gli ospiti meno importanti.
L’imperatore Adriano aveva voluto ricreare un Serapeo, un tempio dedicato alla divinità sincretica Serapide, venerata nell’Egitto ellenistico, che doveva apparire come un ninfeo a forma di grotta, ornato da sculture egizie e statue che ricordavano il favorito Antinoo. Secondo gli studiosi però l’edificio non aveva scopi religiosi, le decorazioni avevano solamente un valore estetico: il Serapeo era una rappresentazione evocativa ed esotica di un ricercato ambiente egizio, un luogo di piacere che ricordava il fascino dei banchetti sul Nilo. Un tempo le decorazioni dovevano essere infatti meravigliose: secoli di spoliazioni e degrado hanno lasciato in loco non molto, ma a testimoniare quanto perduto permangono tracce di intonaci, fori e stucchi.
Il tema predominante del complesso è però l’acqua, vera trama attorno cui ruota l’intero edificio. I banchetti erano infatti letteralmente immersi in spettacolari giochi d’acqua, il colpo d’occhio doveva essere maestoso: cibi esotici e leccornie che galleggiavano sui canali, mentre zampilli e fontane attorniavano i commensali. I riflessi dell’acqua rendevano ancora più suggestivi i mosaici e gli intonaci facendo sentire i fortunati invitati al cospetto di un dio in terra. L’apertura del Serapeo rende possibile un’esplorazione più profonda di Villa Adriana, portandoci per mano alla scoperta del lato mondano della vita di uno dei più grandi imperatori di Roma.