Nel 1915 un giovane poeta tedesco partì per il fronte e ne narrò lo strazio e la violenza, lo smarrimento e la nostalgia: era Hans Leip, autore del componimento “La canzone di una giovane sentinella”, destinato a risuonare ancora e ancora nella memoria dei nostri nonni, genitori e infine nella nostra, sotto forma di omaggio, di tradimento o reminiscenza.
Leip infatti descrive quale riflesso della propria incomunicabile sofferenza la sua amata, della quale altera il nome ergendola a simbolo e trasformandola in una figura universale, che tutti abbiamo conosciuto (o almeno così ci può sembrare) e che, talvolta, rimpiangiamo da amanti o accusiamo da vittime. Il nome dell’amata di Leip era Lili, al quale l’autore d’Amburgo aggiunse il secondo nome Marlene: nasceva così una figura eterea eppure estremamente concreta, in grado di popolare i ricordi -reali o romantici- di intere generazioni.
Nel 1938 il poema fu musicato con il titolo di “La ragazza sotto il lampione”, che fu successivamente modificato in “Lili Marlene”. Il battesimo pop del personaggio insieme tangibile e inconsistente del giovane poeta tedesco, tuttavia, ebbe una sorte controversa in quanto strettamente legato all’occupazione nazista della Serbia. Odiata dal ministro Rommel che addirittura ne vietò la diffusione ma amata dalle truppe tedesche che ottennero di ripristinarne la diffusione quotidiana, Lili Marlene ha ispirato la penna -e i plettri- di artisti in tutto il mondo.
L’ombra di questa donna impossibile, talvolta malvagia, plana infatti su brani umbratili e struggenti, conferendo ad essi un alone di nostalgia, rabbia e ripiegamento. È questo il caso della criptica “Famous blue raincoat” di Leonard Cohen, nella quale si ascoltano i versi “Ah, the last time we saw you you looked so much older/ your famous blue raincoat was torn at the shoulder/ you’d been to the station to meet every train/ and you came home without Lili Marlene/ and you treated my woman to a flake of your life/ and when she came back she was nobody’s wife”, così tradotti in italiano per l’interpretazione di Ornella Vanoni nel brano “La famosa volpe azzurra”: “L’ultima volta ti ho vista invecchiata/ con la tua volpe azzurra famosa e sciupata/ lì alla stazione a contar mille treni/ e tornartene a casa come Lili Marlene/ hai trattato il mio uomo come un fiocco di neve /che si scioglie da sé e un attimo dopo/ non era più l’uomo né per te né per me”, con un affascinante ribaltamento dei sessi tra la versione originale del cantautore canadese e quella italiana.
Infine, il fantasma di Lili Marlene contribuisce al mistero di almeno un altro brano estremamente suggestivo: “Alice” di Francesco de Gregori, che immortala la giovane, assoluta ed eterna amante come in una fotografia nei versi: “E Lili Marlene, bella più che mai / sorride e non ti dice la sua età /ma tutto questo Alice non lo sa” la sua sagoma ritorna ancora e ancora, il suo dolore, infatti, non ha ancora insegnato abbastanza.
