11 giugno 2002: gli U.S.A. riconoscono i contributi di Meucci alla nascita del telefono ma è ancora Bell l’inventore

Il telefono, croce e delizia di ogni essere umano, con la sua capacità di mettere in contatto persone da una parte all’altra del pianeta e di generare al contempo quasi una forma di dipendenza in molti di noi, rimane sicuramente tra le più grandi invenzioni di tutti i tempi. Se la genialità della scoperta è sempre stata fuori discussione, più dubbia è stata per molto tempo la paternità della stessa: per più di un secolo infatti si è ritenuto che dietro l’invenzione ci fosse il genio di Alexander Graham Bell, inventore, ingegnere e scienziato statunitense originario di Edimburgo, il quale nel 1876 aveva depositato il primo brevetto ufficiale del telefono. Ma le cose sono più complicate nella realtà.

Il primo telettrofono era stato costruito infatti da un italiano, un fiorentino per la precisione, Antonio Santi Giuseppe Meucci, il quale lo aveva realizzato durante il suo soggiorno cubano per facilitare la comunicazione con la moglie malata. Tuttavia il mondo avrebbe dovuto attendere oltre cento anni per riconoscergli i giusti (ma non sufficienti) meriti: depositare un brevetto regolare costava infatti 250 dollari, una cifra troppo alta per Meucci. Giunto a New York nel 1871 nella speranza di mettere a frutto il proprio genio, l’italiano aprì subito un’impresa di candele steariche; nella città statunitense, egli riuscì a ottenere un brevetto provvisorio per la propria invenzione con il nome di caveat n. 3335 (“Sound Telegraph”), ma i 10 dollari annui per il rinnovo gli impedirono di confermare la paternità del suo telettrofono.

È il 1876 quando Alexander Graham Bell, all’epoca docente all’Università di Boston, deposita il brevetto per il telefono, che differiva dall’invenzione di Meucci solo per il nome. Da quel momento e per più di un secolo sarebbe stato Bell – che probabilmente era venuto a conoscenza dei dettagli del progetto dell’italiano – l’inventore del dispositivo. Di lì a qualche anno, nel 1889, Antonio Meucci si spense nella propria abitazione newyorkese, senza veder mai fatta giustizia.

Dopo lunghe e complesse vicende legali che videro la Compagnia Bell contro la Globe Telephone Co. di New York – che nel frattempo continuava a patrocinare la causa dell’inventore italiano, dopo averne acquisito i diritti – fu solo l’11 giugno 2002 che la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America accettò di riconoscere, tramite una risoluzione, “la vita e i risultati” di Antonio Meucci: in altre parole, l’italiano non aveva inventato il telefono ma aveva senza dubbio contribuito notevolmente alla scoperta. Una svolta amara, dunque, che non è riuscita ad accreditare il fiorentino come il vero e unico scopritore del dispositivo elettronico più utilizzato al mondo, tanto che ancora oggi la gran parte della comunità internazionale sarebbe convinta che dietro la sua scoperta ci sarebbe Bell.

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