William Merritt Chase e la sua arte tra Nuovo Mondo e Vecchio Continente

zWilliam Merritt Chase è stato interprete di un’importante fase della storia e dell’arte del Novecento statunitense, spiccando per un ruolo da protagonista dell’impressionismo americano, e per un’intensa attività didattica sul finire del XIX secolo. Un autore cosmopolita dal grande spirito viaggiatore, che la mostra William Merritt Chase (1849-1916): un pittore tra New York e Venezia intende raccontare dall’11 febbraio al 28 maggio 2017 a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna a Venezia, su iniziativa della Fondazione Musei Civici di Venezia.

Il contributo all’arte del Nuovo Mondo si lega all’abilità del pittore nelle tecniche ad olio ed a pastello, con la rappresentazione della vitale società borghese nordamericana. Nelle 60 opere di Chase a raccolta, provenienti da collezioni pubbliche e private, figurano soggetti benestanti che popolano i parchi cittadini di New York, le spiagge di Long Island, oltre a mostre e circoli d’arte, sulla scia di un interesse per la cultura da coltivare e condividere. Il percorso illustrativo si arricchisce anche di Self-Portrait, l’unico dipinto del pittore conservato in Italia, in precedenza depositato agli Uffizi.

I quattro decenni della carriera di Chase sono documentati in mostra con un focus sugli influssi dell’arte europea antica e contemporanea, acquisiti grazie ad un’acuta capacità di osservatore nei confronti dei maestri incontrati nel Vecchio Continente.

Suddiviso in otto sezioni, l’itinerario espositivo si apre con gli anni vissuti a Monaco ed i ritratti di giovani immersi in una scura cromaticità, realizzati secondo sia le lezioni di Karl von Piloty – professore all’Akademie der Bildenden Künste – sia alcuni studi personali su opere di grandi autori. Segue il periodo veneziano (1877-1878), nel segno di vedute su Venezia e sulla laguna dai tratti realistici. La mostra dà spazio successivamente alla fase trascorsa da Chase di nuovo negli Stati Uniti, nel quadro della sua attività nello studio a New York, sede di scambio e promozione tra culture e tradizioni, europee ed orientali: oltre all’eclettismo dell’arredamento, composto da opere ed oggetti d’antiquariato, si ritrovano motivi ed elementi della cultura giapponese, quali kimono, ventagli e stampe. Nella galleria espositiva non mancano poi i ritratti della moglie, Alice Gerson Chase, e delle allieve dei corsi di pittura, raffigurate sulla base del nuovo prototipo di bellezza americana, fiere ed indipendenti, in linea con l’emancipazione femminile in corso. La moglie ricompare nella sezione riservata agli affetti, nell’ambito di scene di vita domestica che la vedono impegnata nel ruolo di madre insieme alle figlie. Seguono rappresentazioni di luoghi esterni, tra aree verdi e centri di villeggiatura frequentati da membri della società borghese, all’interno di opere che rivelano le tendenze impressioniste di Chase, poi rielaborate in chiave personale in suolo americano. Scenari marini luminosi ma anche nature morte cupe sono i principali elementi riprodotti in questa parte della mostra, che si conclude con i richiami agli anni passati a Firenze ed

a Venezia in qualità di insegnante. Il paesaggio toscano ritratto si accende di tonalità di estrema saturazione, così come le vedute su Venezia appaiono svincolate da insegnamenti accademici improntati al rispetto del vero, sprigionando un cromatismo libero, sintomo del puro piacere di dipingere.

La mostra veneziana vanta un’accezione internazionale, grazie alla co-organizzazione tra The Phillips Collection (Washington, DC), Museum of Fine Arts di Boston, Fondazione Musei Civici di Venezia, e Fondazione Terra per l’arte americana. Per maggiori informazioni sull’evento: capesaro@fmcvenezia.it.

Clara Agostini

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