Shanghai. Segni particolari? La città più popolosa della Cina e dello stesso mondo. La “Parigi d’oriente” per alcuni, “la Perla d’oriente” per altri. Certamente la metropoli più alla moda di tutta l’Asia, nonché il centro finanziario più importante del gigante asiatico. Tutto ciò però non ha spaventato Veronica, una giovane 25enne di origine sarda, che ha deciso di testare questa realtà urbana, così diversa da quelle che siamo soliti vedere qui in Italia. Ancora oggi si trova lì e ha deciso di raccontarci brevemente qualche particolare sulla sua esperienza. Quando le chiedo perché ha scelto Shanghai, mi spiega che ci è capitata per caso. In principio era diretta a Pechino, ma non essendoci corsi di lingua nel periodo in cui desiderava partire, ha deciso di cambiare rotta recandosi al sud. Sarebbe dovuta stare là per soli quattro mesi, ma successivamente, ha deciso di rimanere per un altro anno, soprattutto per perfezionare il suo cinese. Per lei Roma rimane sempre la città più bella al mondo, che non ha nulla da invidiare ad una grande metropoli come Shanghai, in cui giungono persone da tutta la Cina che arrivano lì, come i cinesi, per trovare fortuna e fare soldi, tanti soldi, perché Shanghai è e rimane la città del business. Trovare amici cinesi all’università, non è stato facile, mi spiega, sebbene non abbia ancora ben capito il perché. Quando era a Pechino infatti, ricorda che in brevissimo tempo ha fatto amicizia con tantissimi ragazzi cinesi, con alcuni dei quali è ancora in contatto. Le chiedo se concorda con chi ha descritto i giovani cinesi delle grandi metropoli alienati e disillusi, per esempio il cineasta cinese Mao Mao, ma mi spiega che questo forse non è il suo caso, trovandosi in una situazione in cui è sempre e continuamente a contatto con gente nuova. Al momento non ha intenzione di tornare in patria, perché per lei «Shanghai offre tante opportunità, è una città viva, che si muove, dove tutti hanno voglia di andare avanti e di crescere», cosa che purtroppo non vede ora in Italia. Ma Shanghai è anche la città delle contraddizioni, in cui si trova il locale lussuosissimo con parcheggiate fuori Ferrari e il povero che vive con pochi yuan al giorno. Quando le domando se ha avuto modo di conoscere un po’ l’universo maschile dei giovani cinesi, la risposta mi spiazza un po’, perché Veronica li descrive come timidi, ma nello stesso tempo avvezzi al corteggiamento, in maniera molto più insistente dei giovani italiani. «Qui in città», continua, «i ragazzi shanghainesi fin dalla nascita imparano a badare alle faccende domestiche, e non è raro vederli portare la borsetta delle proprie ragazze, diciamo che comandano le donne. Questo accade solo a Shanghai però!». Per quanto riguarda la vita notturna della megalopoli, spiega come Shanghai sia una città piena di locali alla moda, dai prezzi accessibili per noi occidentali più di quanto lo possano essere per i cinesi. Le ragazze entrano principalmente gratis e ci sono molte serate, chiamate Ladies Night, nelle quali bevono gratuitamente. La presenza dei nostri connazionali in loco è indiscussa, ma ancora più evidente lo è quella dei ristoranti italiani, un centinaio nella sola Shanghai, che sono tra i più famosi e apprezzati dai clienti del luogo. Le chiedo di concludere le nostre “quattro chiacchiere” effettuate a distanza, grazie ai potenti mezzi di comunicazione telematica (che ormai rendono ogni punto del globo a noi prossimo), dicendoci quale parola quotidianamente sente con più frequenza lì da quelle parti. Ci risponde 欢迎光临! (Benvenuto) e ciò, non può che rincuorarci, visto che di solito le parole che gli stranieri ricordano quando visitano il nostro paese sono pizza, spaghetti e tristemente…sottolineiamolo…mafia.
Silvia Di Pasquale