Una squadra anticrimine tutta al femminile

1Sono di ogni età. Molte hanno perso un fratello, un marito o un figlio. Adesso non hanno più niente, se non il coraggio di difendersi da chi può ulteriormente mettere a repentaglio la loro vita. Parliamo delle donne della polizia cittadina di Xaltianguis, località che si trova nel sud ovest del Messico, a meno di un’ora da Acapulco. Un gruppo di 100 vigilantes tutto al femminile, che ha deciso di autodifendersi dalle scorrerie di bande criminali locali, dedite al narcotraffico. Queste ultime si contendono il controllo della “plaza”, la piazza, eliminando chiunque possa ostacolare il loro percorso. I metodi sono violentissimi: sequestro, scuoiamento, spezzettamento, impiccagione o nei casi migliori, si finisce freddati con un colpo di pistola. Una sanguinosa lotta senza fine che ha già provocato 80mila morti, considerando l’incapacità delle autorità di giungere ad una risoluzione del problema. Tutti hanno paura, pochi coraggio. Difendersi da sé è perciò diventata una necessità più che una scelta. Le donne di Xaltianguis conoscono bene il loro stato di abbandono da parte dello stato, perciò hanno deciso di imbracciare fucili e bastoni allo scopo di tenere lontane le bande criminali. Il loro addestramento alle armi è breve ed insufficiente, se comparato al duro compito che le aspetta. Ma ciò non basta a scoraggiarle. Si muovono sul territorio con una camionetta aperta ai lati e ben poco tecnologica. Alcune sono costrette a portare con sé i figli piccoli, il vero tesoro da proteggere, perché non sanno a chi lasciarli. Gli sguardi di queste donne  mentre imbracciano i fucili sono gelidi e fissi come quelli di una statua. Hanno le sopracciglia inarcate tanto quanto le pieghe laterali delle loro labbra serrate, tipiche di  chi ha sempre il compito di agire e non commentare. La divisa è una semplice maglietta di cotone blu in cui è ben riconoscibile la scritta “Policia Ciudadana”, polizia cittadina. Tutto il resto dell’abbigliamento non conta, c’è persino chi indossa semplici infradito. Qualcuna porta una croce appesa al collo, perché il Messico è, paradossalmente, un paese religiosissimo. Ovviamente i narcotrafficanti stanno facendo di tutto per dissuadere chiunque provi a ribellarsi e a non lasciarsi corrompere, come già avviene con gli agenti della polizia federale. Minacciano con azioni macabre i gruppi di resistenza armati, magari lasciando in bella vista teste decapitate a dimostrazione di ciò di cui sono capaci. Ma non solo. C’è anche la possibilità che isolino interi villaggi, tagliando tutti i collegamenti stradali, cosicché in pochi giorni la popolazione della zona resti alla fame. Non c’è spazio per la contrattazione, i narcos sono criminali noti per le loro azioni, non per le loro parole. Eppure tutto ciò non ha impaurito le donne di Xaltianguis. Loro non hanno nulla da perdere. Sono già state private di ciò che più amano: gli affetti personali. Il tempo della felicità è stato soppiantato da quello della rabbia nei confronti di un Paese, che ha deciso di lasciare quella parte di territorio senza legge. A confronto, il selvaggio West potrebbe essere il paradiso.

 

Silvia Di Pasquale

 

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