Spirito Olimpico

Rio_giochi_2016.svgAd infiammare la torrida estate mancava un evento internazionale come le Olimpiadi in corso.

Le competizioni sportive sono sempre state terreno di confronto diretto e diplomatico tra i partecipanti e anche quest’anno abbiamo assistito muti al rifiuto della stretta di mano arabo-israeliana, alla riammissione di atleti in sospetto di doping, alla polemica tra volley e voilà, taciuto sull’impedita condivisione del pullman tra squadre libanesi e israeliane…insomma storie di ordinaria competizione al veleno!

Ma quest’anno, particolarmente in Italia, divampa la polemica sessista.

Aldilà dei fatti, ciò che colpisce è il messaggio traghettato dai media che si insinua profondamente nella formazione culturale del Paese. Non voglio qui entrare nel merito alla disputa che ha fatto saltare l’incarico del Direttore responsabile di una testata, ma nella reiterata trattazione misogina delle donne.

La questione non è il titolo, la foto o l’aggettivo utilizzato, ma il bisogno di valutare qualsiasi competenza femminile secondo canoni estetici. Il danno segnaletico è anteporre il confezionamento al valore del contenuto.

Costruire validi esempi cui le donne altre possano ambire è impossibile in un clima triviale in cui l’offesa sessuale e il turpiloquio restano i canali prioritari di comunicazione. Dentro e fuori gli stadi.

I giudizi di un giornalista su una Ministra, cui fa eco una vignetta mirata alle avvenenze della suddetta, i commenti di un Segretario di partito su una delle più alte cariche istituzionali o di un Presidente di Regione su una neoeletta Sindaca, travalicano la competizione politica per colpire trasversalmente le donne su un piano meramente sessuale. Possiamo riempire i rotocalchi di denunce, proclamare giornate di riflessione, flash mob, drappi ai balconi, ma senza una seria e profonda assunzione di responsabilità da parte delle Istituzioni e dei media per estirpare questi archetipi dannosi dalle radici profonde della società, restano manifestazioni scevre di significato.

 

Sabrina Cicin

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