“RROSE SÉLAVY”! «Double feature» for a cult «science fiction»

Il prossimo giovedì 20 ottobre la rete Fox presenterà The Rocky Horror Picture Show: Let’s Do the Time Warp Again, il remake dell’omonima rock-opera cinematografica del 1975, originariamente diretta da Jim Sharman e composta da Richard O’Brien.

Frutto di un complesso amalgama di diversi generi (commedia, dramma, giallo, fantascienza, burlesque e noir), il film ottenne allora e mantiene ancora un vastissimo successo, dovuto a numerosi fattori. Uno di questi è senz’altro la trama, a dispetto delle apparenze, in fondo affine a quella quasi coeva e altrettanto fortunata del Jesus Christ Superstar (1973): un messia “extra-terrestre”, sceso sulla terra per diffondere il suo credo, fallisce e perisce, per mano del suo fedifrago servitore, che lo immola per il bene comune. La missione del Dr Frank N. Further (Tim Curry) è quella di trasmettere all’umanità casta e ingenua, rappresentata dalla coppia di promessi sposi Brad (Barry Bostwick) e Janet (Susan Sarandon), il segreto della vita eterna o, meglio, l’antidoto alla morte: l’amore libero e incondizionato. Il suo è in realtà un invito ad abbandonarsi senza riserve alla libidine erotica, un progetto il cui esito finale consiste nell’annullamento della coesione fra gli esseri umani e che fa del suo ideatore un “messia nero”. L’atmosfera si tinge così di sangue e d’oscurità per ospitare un fitto e un intricato labirinto di memorie – dalla selva dantesca, al castello in cui Dracula imprigiona le sue prede e ne fa altrettanti affamati vampiri, al laboratorio sotterraneo dove il Dr Frankenstein dà vita alla sua creatura. In una notte di tempesta, i due fidanzati, bloccati e smarriti in un vicolo cieco, bussano alle porte di uno scienziato in calze a rete e tacchi a spillo, interrompendo i festeggiamenti per la nascita di Rocky (Peter Hinwood), l’amante ideale scolpito come una roccia. Nel corso della stessa notte, il padrone del palazzo seduce Brad e Janet per iniziarli ad una vita nuova, assurda e amorale. Nel suo regno delle tenebre, infatti, tutto è permesso – travestitismo, feticismo, sadomasochismo, voyerismo ed esibizionismo – ma, forse, è proprio in questo stesso illusorio sogno di libertà che alberga l’incubo della schiavitù: a porre fine alle danze orgiastiche del Dr Frank intervengono i domestici, Riff-Raff (interpretato dallo stesso compositore del musical, Richard O’Brien) e Magenta (Patricia Quinn), da tempo stanchi dell’irrealizzabile missione e desiderosi di fare ritorno nel loro pianeta d’origine.

Della pellicola si ricorda e apprezza altrettanto la variegata moltitudine di emblematici riferimenti alla cultura euro-americana: l’American Gothic di Grant Wood, critica all’ipocrita moralismo puritano; la Monna Lisa leonardesca, implicito richiamo alla riproducibilità seriale e alla conseguente svalutazione dell’arte; il David – il cui fallo ingrandito sottolinea la strumentalizzazione sessuale del classico ideale di bellezza incarnato da Rocky – e la Creazione di Michelangelo, che riconnette la figura di Frank a quella di Dio quanto a quella di Frankenstein; il simbolo dell’antenna della casa di produzione e distribuzione cinematografica statunitense R.K.O.; il Divano-labbra di Dalí, che suggerisce il contributo estetico e tematico apportato dall’immaginario surrealista. Vi sono inoltre rimandi

scenografici a 2001: Odissea nello spazio (1968), caratteriali a Frankenstein Junior (1974) e coreografici agli spettacoli di Bob Fosse.

Passato alla storia e conservato dal 2005 nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, il film verrà dunque ripresentato dalla Fox in una versione fedele all’originale nei testi e nelle musiche, ma scenicamente rinnovata, diretta da Kenny Ortega. A vestire i provocanti panni di Frank N. Further sarà stavolta Laverne Cox, affiancata da Reeve Carney (Riff-Raff), Christina Milian (Magenta), Annaleigh Ashford (Columbia), Ryan McCarten (Brad), Victoria Justice (Janet), Adam Lambert (Eddie), Staz Nair (Rocky) e con la partecipazione straordinaria di Tim Curry, nel ruolo del criminologo-narratore. Così, a distanza di 41 anni, sembra proprio che lo spazio e il tempo stiano andando incontro ad una seconda irreversibile deformazione.

 

Giada Sbriccoliw

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