Rouhani muove i suoi primi passi da Presidente

3333333333333Conservare innovando, tale sembrerebbe la linea intrapresa dal nuovo Presidente dell’Iran, il moderato Hassan Rouhani, che ha vinto le ultime elezioni al primo turno lo scorso giugno. Un evento quest’ultimo, che ha diffuso un senso di ottimismo tanto all’interno del paese quanto al di fuori, soprattutto se comparato alla discussa e controversa linea politica portata avanti dal suo predecessore, Mahmoud Ahmadinjad, accusato di aver condotto l’Iran ad un sempre maggiore isolamento internazionale. Domenica 4 agosto, il neoeletto ha giurato davanti al Majles, il Parlamento iraniano, tenendo il discorso di inaugurazione del suo mandato. Rouhani ha esternato la volontà di volersi occupare della situazione economica del paese, del miglioramento dei diritti delle donne e della minore influenza dello stato nella vita dei cittadini. Il primo obiettivo è altamente auspicato dal popolo, che ormai da anni si trova ad affrontare una difficile situazione finanziaria, con l’inflazione che ha raggiunto il 40 per cento e il Pil che si è contratto oltre l’1 per cento; il tutto aggravato dalle pesanti sanzioni internazionali di USA E UE, che hanno immobilizzato il paese, bloccando principalmente le esportazioni di petrolio e il settore bancario. Il rial ha inoltre perso quasi il 70 per cento del suo valore rispetto al dollaro. Altro tema fondamentale su cui Rouhani si è soffermato nel suo discorso è quello dell’energia nucleare, che, come poi ribadito nella prima conferenza post insediamento avvenuta nella giornata di ieri, necessiterebbe di un “serio e sostanziale dialogo” con la comunità internazionale. Si è detto inoltre fiducioso circa la possibilità che tale atteggiamento possa portare ad una nuova soluzione tra le parti, stante il ritiro delle numerose minacce che l’Iran ha subito, soprattutto da parte dei maggiori paesi occidentali, Stati Uniti in testa.  “Se questo nuovo governo sceglie di impegnarsi in modo sostanziale e serio per soddisfare i suoi obblighi internazionali e di trovare una soluzione pacifica a questo problema, si troverà un partner disponibile negli Stati Uniti”, ha aggiunto. Rouhani ha garantito la sua volontà di governare in maniera trasparente e responsabile, mantenendo la sua promessa di “riferire sui progressi compiuti e dei risultati conseguiti, nonché le carenze e le mancanze”. Non sarà tuttavia facile rassicurare e convincere i governi occidentali, sospettosi che il programma nucleare iraniano sia una copertura ai reali programmi di accrescimento dell’uranio, per scopi non civili. Da parte sua, l’Iran ha sempre difeso in questi ultimi anni il proprio diritto al nucleare, tanto per fini energetici,  quanto medici. Sotto questo punto di vista, la passata esperienza di Rouhani in quanto negoziatore capo con l’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, sarà fondamentale. Per ciò che riguarda infine la nota alleanza strategica tra l’Iran e la Siria di Hassad, il neoeletto ha ribadito la saldezza dei rapporti fra i due paesi.  “Nessuna forza al mondo può scuotere le relazioni solide, strategiche e storiche che legano i due paesi in amicizia”, ha riferito Rouhani al primo ministro siriano Wael al-Halqi, che Domenica era a Teheran per il suo giuramento. Continuerà dunque il sostegno della Repubblica Islamica alle forze siriane filogovernative, in guerra contro quelle forze di opposizione ormai dal marzo 2011. Ciò non deve stupire: ricordiamo che Rouhani era ed è un uomo di regime e sopra il suo operato vigilerà sempre la Guida Suprema, Khamenei. E’ cosa buona e giusta perciò escludere il concetto di “rivoluzione” da ogni analisi politica che riguardi il nuovo Presidente.

Silvia Di Pasquale

 

 

 

 

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