Riscoprire l’arte

Quando le tecnologie indossabili incontrano un affresco medievale: (ri)scoprire l’arte attraverso la realtà aumentata

Parte oggi, nel Museo Civico di San Gimignano, la sperimentazione degli ArtGlass, primo esempio al mondo di tecnologia indossabile applicata ai beni culturali. Che permette di entrare nel dipinto in compagnia di due guide speciali.

La ricostruzione di un dettaglio perduto, l’animazione di una scena tradizionalmente bidimensionale, la scoperta di un procedimento pittorico fatta insieme con l’artista stesso. E’così che venticinque celebri affreschi medievali prendono vita grazie alla sperimentazione, del tutto inedita per il settore, delle tecnologie indossabili. Sperimentazione che parte oggi da San Gimignano, dove il ciclo della Maestà di Lippo Memmi, quello cavalleresco di Azzo di Masetto e le scene dedicate agli inganni dell’amore da Memmo di Filippuccio nella Camera del Podestà del Museo Civico saranno visibili attraverso gli occhiali di ArtGlass.

Startup tutta italiana, giovanissima- è nata nel novembre 2013- ma creata da manager con una lunga esperienza alle spalle, ArtGlass è la prima al mondo ad applicare le tecnologie indossabili all’arte: “La scelta di dedicarci alla valorizzazione dei beni culturali era naturale, in un territorio come quello senese, dove sono presenti gli elementi che contengono lo sviluppo della pittura italiana” spiega Antonio Scuderi, amministratore delegato di ArtGlass. La società, interamente autofinanziata, attualmente lavora allo sviluppo del supporto hardware e di una piattaforma proprietaria:“L’obiettivo è quello di far crescere, con grande rapidità, molte installazioni: vogliamo essere imitati nel settore e aprire la strada a quello che pensiamo sia il futuro nella fruizione delle opere d’arte” prosegue Scuderi, che conclude esprimendo il desiderio di“continuare a offrire un servizio aggiuntivo permanente sia al Museo di San Gimignano sia ad altri poli e siti culturali che vorranno fornire ai visitatori un’esperienza di realtà aumentata” .

Tra questi, sicuramente c’è la Fondazione Musei Senesi– cui il Museo Civico fa capo- che, tra le prime cinque in Italia a entrare in Google Art Project, con tre musei online e tredici app in uscita entro l’anno, fa del digitale uno dei propri core business, e ha curato i contenuti del progetto. Luigi Di Corato, presidente della Fondazione, spiega come hanno lavorato insieme con ArtGlass: “Siamo partiti pensando a come sviluppare l’interfaccia in relazione all’esperienza che abbiamo ipotizzato come voluta dall’utente, che non sarà sostitutiva di quella offerta da smartphone e tablet, ma aggiuntiva e completamente diversa”. Viste le potenzialità dei glass, quindi, il team di esperti della Fondazione decide di far “entrare nel quadro” il visitatore, e lo fa costruendo un percorso su livelli successivi che devono necessariamente essere affrontati per tappe, così come i cicli sono stati pensati dai pittori. Per la ricostruzione filologica ci si è affidati a Marco Valenti, docente di archeologia cristiana e medievale presso l’Università degli Studi di Siena, e a Dario Ceppatelli, archeologo, collaboratore del laboratorio di informatica applicata all’archeologia medievale dello stesso ateneo. I due, esperti di living history– la ricostruzione di oggetti e situazioni realizzata partendo da fonti e dati di scavo- indossano, nel vero senso della parola, i costumi di Lippo Memmi e dell’armigero di palazzo, guidando i visitatori alla scoperta degli affreschi.

Da oggi e per due settimane, quindi, al via quella che lo stesso Di Corato definisce “una sperimentazione, un percorso aperto che non si sa dove potrà portare, visti gli sviluppi previsti nel settore da qui a sei mesi”. L’approccio a un esperimento di questo tipo è di grande cautela, e saranno necessari i feedback dei visitatori per “aggiustare il tiro e capire in che direzione continuare a lavorare. Il punto di partenza è molto buono, ma si tratta di un’esperienza del tutto nuova e siamo solo all’inizio del percorso”.

 

 

Claudia ProiettiSala di Dante

 

 

 

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