Qahera è una supereroina protagonista di un fumetto egiziano. Il suo obiettivo è salvare le donne dalle piaghe che continuano ad affliggere le donne a tre anni dalla caduta di Mubarak. Combatte i problemi sociali che queste ultime si trovano ad affrontare nel Paese, prime fra tutti la misoginia e l’islamofobia. Il nome Qahera è la forma femminile della parola “Qaher”, che in arabo significa conquistatore o trionfatore. Se davanti alla parola si mette un “al”, diventa “al qahera”, ovvero Il Cairo, la capitale dell’Egitto. L’eroina non indossa il velo integrale, che nel Paese non è molto usato, nemmeno il niqabi. Copre sì il volto mentre combatte contro la criminalità, ma di base indossa un hijabi. Perché la sua disegnatrice, Deena Mohamed, ha scelto un’eroina velata? L’ha fatto per dimostrare che lo stereotipo secondo il quale la donna velata deve necessariamente essere una persona debole rispetto agli uomini è falso. Soprattutto all’estero, chi sceglie di indossare il velo deve sopportare il peso delle critiche ricevute solo per il fatto di voler rispettare un elemento simbolo della propria religione e soprattutto della propria cultura. Il fumetto vuole dare voce a questa parte di donne, ancora troppo poco rappresentate. E così, Qahera combatte da un lato contro l’eccessivo conservatorismo e le violenze, dall’altro contro l’islamofobia cui sono soggette le donne che indossano il velo. Come spiega la 19enne Mohamed: “Qahera è fondamentalmente tutto ciò che desidero essere, è modellata sulla base delle innumerevoli donne forti che vedo ogni giorno vivere la loro vita, nonostante le sfide che devono affrontare. Inizialmente speravo solo di raggiungere le ragazze musulmane che erano altrettanto frustrate su determinate questioni come lo ero io, ma poi la cosa si è diffusa così tanto che ho capito che c’è un enorme divario nella rappresentazione di un personaggio come Qahera, quindi posso sperare di raggiungere sia le persone che influenzano tali questioni, sia quelle colpite da esse”. Il vero combustibile della sua arte sono le esperienze personali, che hanno contribuito a formare la sua opinione. Deena sa cosa significa camminare per strada e sentire lo sconforto di chi è pronto a giudicarti per come ti vesti. La maggior parte delle donne egiziane ha adottato l’abbigliamento islamico e nonostante le numerose critiche secolari su tale tipo di vestiario, è comune per le donne del Paese musulmano identificarsi con il velo. L’ hijab è stato avvertito come uno strumento per evitare le molestie sessuali in strada. Ma, come si evince anche dai fumetti di Mohamed, non è sempre così. Le donne che lo indossano subiscono infatti le stesse molestie di chi non lo porta. Il successo di Qahera è andato ben oltre le aspettative. Ovviamente la reazione di chi l’ha letto non è stata la stessa per tutti. Come la stessa disegnatrice spiega: “C’è stata un po’ di esitazione tra le donne egiziane che hanno interpretato il fumetto in quanto invito alla modestia come soluzione per molestie sessuali, anche se cercavo di trasmettere il contrario”. In un fumetto si vede Qahera che sente un imam predicare ad alcuni uomini: “Una brava moglie è una moglie obbediente, il vostro dovere islamico è tenere le donne a casa e sotto controllo”. “Il mio superudito non può ascoltare queste stupidaggini” dice Qahera passando all’azione. “Hai ragione -spiega con ironia all’Imam mentre lo cattura – il lavoro domestico è roba da donne”. ”A me piace soprattutto fare il bucato” ride appendendo l’uomo allo stendipanni. Tutto era cominciato come un gioco, come ha spiegato Deena, ora invece le sue fantasticherie di adolescente sono diventate un fumetto letto da migliaia di ragazze. Al momento, “Qahera – the Superhero”, ha quasi 8mila fan su Facebook. Ma probabilmente il numero è destinato a crescere.
Silvia Di Pasquale