Putti e cherubini: iconografia e decorazioni nell’arte dal Barocco al Neoclassicismo

È stata allestita a Torino, per la prima volta in Europa, un’esposizione monografica su un tema tanto affascinante quanto poco esplorato nei secoli passati: la figura e la simbologia dei putti, al centro della mostra Spiritelli, amorini, genietti e cherubini, che ha preso il via lo scorso 19 febbraio 2016 al Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto.putti dal Barocco al Neoclassicismo

A cura di Vittorio Natale, l’iniziativa ruota attorno ad un motivo già fatto proprio da Donatello in epoca rinascimentale, quando, su richiamo all’antichità classica, l’artista lo innalzò ad esemplare elemento iconografico autonomo e decorativo nell’ambito della sua produzione creativa. La fortuna conosciuta grazie allo scultore fiorentino raggiunse il culmine tra il Barocco ed il Neoclassicismo. Tra il Seicento ed il Settecento, dunque, l’arte sacra e profana sì arricchì di una molteplicità di ornamenti e di allegorie di putti, campeggianti nelle vesti di spiritelli, amorini, genietti o cherubini.

La mostra in programma a Torino raccoglie oltre una sessantina di accurati oggetti di varia provenienza, pubblica e privata, italiana e straniera, lungo sei sezioni tematiche realizzate secondo il punto di vista particolare di committenti sabaudi e piemontesi.

La prima parte dell’itinerario espositivo è dedicata all’origine ed alla diffusione del tema, ben sviluppato nelle successive sezioni Nelle vesti di Amore, Allegorie profane, Angioletti e cherubini, Giochi di putti, Putti e arti decorative. Dipinti, sculture in terracotta, in marmo ed in legno policromo, insieme a mobili, stampe, bronzi ed argenti compongono il variegato percorso artistico, all’interno del quale sono confluiti, per l’occasione, anche importanti recuperi di opere, tratte da depositi di collezioni pubbliche: un lavoro che ha permesso di riportare ad una pubblica fruibilità, anche in termini futuri, splendi di reperti, frutto di un operato di attento restauro. Così è stato per il dipinto ricondotto alla committenza del Cardinal Maurizio di Savoia, avente a soggetto tre putti allegorici, e finora conservato nei depositi del castello di Racconigi. Accanto a questo, possono essere citati il dipinto di Claudio Francesco Beaumont, ritenuto un bozzetto per l’Allegoria della Concordia della volta della Galleria delle Battaglie di Palazzo Reale, e rinvenuto nei depositi di Racconigi; la Vanitas con Amore dormiente di Bartolomeo Guidobono, parte del Museo del Territorio di Biella. L’elenco annovera altresì quattro piccole tele tenute nei depositi di Palazzo Madama, che ripropongono putti recanti attributi, insieme a cartigli con iscrizioni che si riferiscono ad un pittore emiliano attivo nel diciassettesimo secolo, ed identificabile in Francesco Gessi.

Tra gli autori rappresentati nell’esposizione, si segnalano alcuni come Guido Reni, Isidoro Bianchi, Bartolomeo Guidobono, Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, Francesco Cairo, Francesco Ladatte,  Vittorio Amedeo Rapous, Ignazio e Filippo Collino. Lo sguardo del visitatore si apre, inoltre, al contesto internazionale, grazie alle opere allestite di Charles Amédée Philippe Van Loo, Camillo Rusconi e Paul Heermann.

Dai putti presenti nelle allegorie del Seicento, specialmente in campo letterario, agli stessi ripresi nelle sembianze di Amore o sotto forma di cherubini nell’arte sacra del quindicesimo secolo, spesso raffigurati con uno strumento musicale tra le mani; ed ancora, dai medesimi motivi adottati da Moncalvo e dalla figlia Orsola nella loro produzione artistica secentesca, fino alla riproposizione dei giochi di putti, molto apprezzati nel Settecento, come scherzose simbologie, nonché virtuosistiche celebrazioni di momenti d’intrattenimento: il repertorio dei temi risulta ricco e diversificato, e si estende, infine, all’uso del tema dei putti nelle arti decorative, che nel Settecento conobbe larga diffusione. All’epoca, la sperimentazione e l’adozione di una vasta gamma di tecniche fece sì che putti e cherubini diventassero motivo di ornamento per una pluralità di oggetti, come mobili, appliques, argenti, ceramiche, paracamini  e candelabri.

La mostra proseguirà fino al prossimo 5 giugno.

Per info e contatti: http://www.fondazioneaccorsi-ometto.it/it/.

 

Clara Agostini

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