Pomigliano Jazz Festival, tutta n’ata storia…

Domenica 6 agosto, con un suggestivo concerto al tramonto sul cratere del vulcano, si è conclusa la XXII edizione del Pomigliano Jazz Festival, una delle eccellenze culturali della Campania e dell’Italia intera.

Dal 1996 il Festival è divenuto un appuntamento imperdibile per gli appassionati del genere e per il pubblico che, sempre più numeroso, affolla, spesso gratuitamente, gli spazi allestiti.

Ospiti internazionali accanto a musicisti italiani che hanno fatto storia e avanguardia, prestigiosa ribalta di performance di alto livello e sperimentazione lo hanno reso un grande evento entrato nella storia del jazz e dello spettacolo dal vivo in Italia.

Prende il nome dalla città simbolo dell’insediamento industriale del meridione: Pomigliano d’Arco, sede che del jazz riflette l’indole e la profonda matrice popolare (le radici della musica jazz affondano nella cultura afroamericana della vita degli schiavi, nelle work songs e negli spirituals) e sin dall’inizio ha aborrito la concezione elitaria a favore della divulgazione, aggregazione e pari accesso alla cultura, offrendo concerti gratuiti di artisti di fama mondiale, permettendo alle diverse anime della scena campana e nazionale di colloquiare in ambito internazionale, promuovendo inedite e coraggiose collaborazioni e produzioni.

Al Pomigliano Jazz Festival musica, arte, formazione, cultura, divulgazione e turismo si fondono in un progetto assolutamente unico e poliforme, in continua ricerca di un dialogo creativo, senza barriere né limitazioni. Senza confini neppure territoriali, visto che il festival si articola in più sedi, promuovendo anche la valorizzazione turistica della regione, in particolar modo dei paesi vesuviani, catalizzando l’attenzione su gioielli di arte minore e fuori dai consueti itinerari.

A corredo dell’idea della musica come bussola per la scoperta e la riappropriazione del territorio, per il 7mo anno consecutivo il festival si arricchisce degli itinerari turistici ed enogastronomici. Degustazione di prodotti biologici e dop che evidenzino i vantaggi qualitativi ed economici della filiera corta e della biodiversità, nonché memorie culinarie e rielaborazioni creative di chef del territorio. Filosofia slow food: prodotti a chilometro zero, lavorati nel rispetto dell’ambiente e della legalità nel solco della tradizione.

Pomigliano Jazz Festival è attivo anche come evento ecosostenibile, disponendo una serie di accorgimenti che limitino l’impatto ambientale (dall’utilizzo di scenografie e arredo urbano in materiali riciclati, all’obbligo per i ristoratori di utilizzare stoviglie in plastica biodegradabile e compostabile, nonché l’installazione dei contenitori per la raccolta differenziata), riducendo al minimo i rifiuti prodotti dall’allestimento e dalle attività connesse, con evidente risparmio economico ed ecologico in termini di inquinamento, e promuovendo comportamenti virtuosi atti al riciclo, al risparmio energetico, all’ecoturismo avviando l’istanza per la certificazione di “evento ecosostenibile”.

Il direttore artistico e ideatore del festival, Onofrio Piccolo, nativo di Pomigliano, ha voluto riscoprire la magia di queste lande antiche, testimoni di cultura e di arte, assurte invece alla cronaca come terre dei fuochi, terre di camorra, corruzione e malaffare, terre prodighe da una natura favorevole, violentate dalla disumanità. Dall’esperienza del Jazz Festival sono nate una Fondazione culturale ed un’etichetta discografica (Itinera) il cui catalogo comprende già diverse produzioni di pregio, molto apprezzate dalla critica e richieste in tutto il mondo, in molte delle quali collaborano musicisti campani ed internazionali.

Ed ora un po’ di numeri dal sito ufficiale del festival:

nella storia ultraventennale, coi suoi 680.000 spettatori, il festival ha costituito un polo di crescita culturale, avvicinando al jazz neofiti e spettatori casuali, ed un volano di sviluppo economico del territorio in cui oltre 5.100 tra artisti, operatori del settore e giovani sono stati coinvolti nell’organizzazione.

Circa 20.000 i partecipanti agli itinerari turistici ed enogastronomici tra i sentieri del Parco Nazionale del Vesuvio e del Parco Naturale Regionale del Partenio, i palazzi e i borghi medioevali

di Ottaviano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia e Sant’Anastasia, i siti archeologici di Castellammare di Stabia, Cimitile, Pollena Trocchia, Somma Vesuviana e Avella. Oltre 5.400 i bambini, i ragazzi e gli adulti che hanno finora partecipato alle guide all’ascolto del jazz, con giornalisti e musicisti; ai seminari di educazione al ritmo, con il contributo di percussionisti d’eccezione; ai workshop professionali, rivolti ai giovani musicisti; ai laboratori creativi, destinati ai più piccini, legati ai temi del riciclo: tutti appuntamenti gratuiti, senza limitazioni di accesso, programmati non solo in occasione della kermesse estiva ma anche durante l’anno, in collaborazione con istituzioni educative e scolastiche.

Sono gli eventi come Pomigliano Jazz Festival che ci fanno sperare per il futuro del nostro Paese e confidare che…La cultura ci salverà!

 

Federico Mattia Ricci

 

Domenica 6 agosto, con un suggestivo concerto al tramonto sul cratere del vulcano, si è conclusa la XXII edizione del Pomigliano Jazz Festival, una delle eccellenze culturali della Campania e dell’Italia intera.

Dal 1996 il Festival è divenuto un appuntamento imperdibile per gli appassionati del genere e per il pubblico che, sempre più numeroso, affolla, spesso gratuitamente, gli spazi allestiti.

Ospiti internazionali accanto a musicisti italiani che hanno fatto storia e avanguardia, prestigiosa ribalta di performance di alto livello e sperimentazione lo hanno reso un grande evento entrato nella storia del jazz e dello spettacolo dal vivo in Italia.

Prende il nome dalla città simbolo dell’insediamento industriale del meridione: Pomigliano d’Arco, sede che del jazz riflette l’indole e la profonda matrice popolare (le radici della musica jazz affondano nella cultura afroamericana della vita degli schiavi, nelle work songs e negli spirituals) e sin dall’inizio ha aborrito la concezione elitaria a favore della divulgazione, aggregazione e pari accesso alla cultura, offrendo concerti gratuiti di artisti di fama mondiale, permettendo alle diverse anime della scena campana e nazionale di colloquiare in ambito internazionale, promuovendo inedite e coraggiose collaborazioni e produzioni.

Al Pomigliano Jazz Festival musica, arte, formazione, cultura, divulgazione e turismo si fondono in un progetto assolutamente unico e poliforme, in continua ricerca di un dialogo creativo, senza barriere né limitazioni. Senza confini neppure territoriali, visto che il festival si articola in più sedi, promuovendo anche la valorizzazione turistica della regione, in particolar modo dei paesi vesuviani, catalizzando l’attenzione su gioielli di arte minore e fuori dai consueti itinerari.

A corredo dell’idea della musica come bussola per la scoperta e la riappropriazione del territorio, per il 7mo anno consecutivo il festival si arricchisce degli itinerari turistici ed enogastronomici. Degustazione di prodotti biologici e dop che evidenzino i vantaggi qualitativi ed economici della filiera corta e della biodiversità, nonché memorie culinarie e rielaborazioni creative di chef del territorio. Filosofia slow food: prodotti a chilometro zero, lavorati nel rispetto dell’ambiente e della legalità nel solco della tradizione.

Pomigliano Jazz Festival è attivo anche come evento ecosostenibile, disponendo una serie di accorgimenti che limitino l’impatto ambientale (dall’utilizzo di scenografie e arredo urbano in materiali riciclati, all’obbligo per i ristoratori di utilizzare stoviglie in plastica biodegradabile e compostabile, nonché l’installazione dei contenitori per la raccolta differenziata), riducendo al minimo i rifiuti prodotti dall’allestimento e dalle attività connesse, con evidente risparmio economico ed ecologico in termini di inquinamento, e promuovendo comportamenti virtuosi atti al riciclo, al risparmio energetico, all’ecoturismo avviando l’istanza per la certificazione di “evento ecosostenibile”.

Il direttore artistico e ideatore del festival, Onofrio Piccolo, nativo di Pomigliano, ha voluto riscoprire la magia di queste lande antiche, testimoni di cultura e di arte, assurte invece alla cronaca come terre dei fuochi, terre di camorra, corruzione e malaffare, terre prodighe da una natura favorevole, violentate dalla disumanità. Dall’esperienza del Jazz Festival sono nate una Fondazione culturale ed un’etichetta discografica (Itinera) il cui catalogo comprende già diverse produzioni di pregio, molto apprezzate dalla critica e richieste in tutto il mondo, in molte delle quali collaborano musicisti campani ed internazionali.

Ed ora un po’ di numeri dal sito ufficiale del festival:

nella storia ultraventennale, coi suoi 680.000 spettatori, il festival ha costituito un polo di crescita culturale, avvicinando al jazz neofiti e spettatori casuali, ed un volano di sviluppo economico del territorio in cui oltre 5.100 tra artisti, operatori del settore e giovani sono stati coinvolti nell’organizzazione.

Circa 20.000 i partecipanti agli itinerari turistici ed enogastronomici tra i sentieri del Parco Nazionale del Vesuvio e del Parco Naturale Regionale del Partenio, i palazzi e i borghi medioevali

di Ottaviano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia e Sant’Anastasia, i siti archeologici di Castellammare di Stabia, Cimitile, Pollena Trocchia, Somma Vesuviana e Avella. Oltre 5.400 i bambini, i ragazzi e gli adulti che hanno finora partecipato alle guide all’ascolto del jazz, con giornalisti e musicisti; ai seminari di educazione al ritmo, con il contributo di percussionisti d’eccezione; ai workshop professionali, rivolti ai giovani musicisti; ai laboratori creativi, destinati ai più piccini, legati ai temi del riciclo: tutti appuntamenti gratuiti, senza limitazioni di accesso, programmati non solo in occasione della kermesse estiva ma anche durante l’anno, in collaborazione con istituzioni educative e scolastiche.

Sono gli eventi come Pomigliano Jazz Festival che ci fanno sperare per il futuro del nostro Paese e confidare che…La cultura ci salverà!

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