“People are love, are magic, are beauty. These sister and brother are the people of the future”.
È con queste parole che Benoit Paillé, giovane fotografo franco-canadese, ci introduce nella sua pagina Beheance, facendoci calare nel profondo del suo documentario “Rainbow Gathering”.I Rainbow Gathering sono comunità di persone che vivono a stretto contatto con la natura praticando la pace, l’amore e la non-violenza. Ogni anno, in diverse località del mondo, queste comunità danno vita ad incontri della durata di un mese, seguendo i cicli lunari.Per puro caso i Rainbow Gathering sono divenuti la “vera” famiglia di Paillé che, appunto casualmente, nel lontano 2006, si è imbattuto in uno dei questi incontri a Québec. Fu amore e folgorazione al contempo, tant’è che il giovane decise di trascorrere ben sette anni della sua vita con i Rainbow Gathering.Lo scenario che allora si è ritrovato davanti era di vita autentica e genuina: i membri della Rainbow family, infatti, vivono in completa salute dimorando in luoghi paradisiaci, dando sfogo alle proprie identità senza limiti e costrizioni, lavorando non per accumulare denaro, ma per sostentarsi giorno per giorno.Nei gesti e negli sguardi di questi individui Paillé ha colto il prezioso valore di qualcosa di ancestrale che era andato perduto per sempre. Bisognava quindi offrire alla società dei consumi il sapore antico della vita comunitaria, del rispetto degli altri, della sintonia con la natura e con l’universo. E la fotografia era indubbiamente lo strumento più adeguato.Di solito presso la famiglia Rainbow non è consentito scattare foto ma Paillé è riuscito a superare quest’ostacolo: del resto, i suoi docili ed intimi ritratti, più che una profanazione sono un amorevole omaggio ai suoi fratelli e sorelle.Il fotografo ha quindi chiesto ai singoli individui di posare per lui ed essi hanno accettato.Ciò che Paillé voleva catturare era la loro autenticità, quella dei loro spiriti: è per questo motivo che ha domandato loro semplicemente di guardare nell’obiettivo, senza sorrisi artificiali, senza far assumere posizioni particolari. Tutto doveva essere spontaneo e naturale, in virtù del contesto, in virtù dell’indole e della comunanza di intenti di questa comunità.E nella post- produzione, tramite Lightroom e Photoshop, Paillé non ha apportato alcuna modifica fisica ai corpi, ma si è limitato a ritoccarne i colori, i contrasti, le luci, per dar maggiore risalto agli sguardi e alle figure, custodi entrambi della visione globale della Rainbow family.Quello che ne è venuto fuori è un servizio fotografico che non è un mero esercizio di stile, fine a se stesso, ma un canto d’amore e di riconoscenza per un gruppo di persone che praticano uno stile di vita alternativo rispetto ai folli e frenetici ritmi delle società consumiste.Ad essere ritratta, una comunità di persone che persegue un modello di vita utopico che di fatto può concretizzarsi, ristabilendo l’antica e sana armonia fra individui e natura.Paillé le ha chiamate “le persone del futuro”, in virtù della loro bellezza, della loro gioia, della loro semplicità. Il futuro è incerto, si sa. E sarebbe bello poter almeno sognare, di fronte alle svariate crisi mondiali e alla tecnologia che si impossessa sempre più delle nostre vite, un avvenire simile, un sano e genuino ritorno alle origini.
Michela Graziosi