Rappresentazione teatrale di forte impatto, quella scritta dal giovane regista Saverio Tavano, sotto forma di commedia drammaturgica, che grazie ad attori di altissimo livello, riesce a mettere a nudo la forza di un legame tra padre e figlio che molto spesso risulta essere alterante.
La storia tratta di un giovane innocente che con una consapevole rassegnazione porta con se il carico dell’abbandono paterno, un padre pescatore, realista, incapace di essere un padre presente, scompare lasciandolo appeso a un filo di speranze.
Pieno di vita ma intrappolato da una sua evidente “debolezza” , un giovane Telemaco Calabrese non vedente, tende le braccia, allarga i palmi delle mani e si rivolge verso il mare. Mare che lo rende vivo, libero e bagna le sue speranze che il padre ritorni. Attesa che lo paralizza, dove ad accompagnare le sue folli illusioni utopiche è il calore e la forza del vento e delle onde del Mar Tirreno.
Il mare è libertà, vita che grazie all’immaginazione del protagonista prende forma e diventa un terribile spettatore diretto di un attesa, carico di speranze e portatore di nostalgia.
Il pubblico che si trova seduto sul palcoscenico Del Teatro Parioli, si inebria cosi delle onde, odori e sapori mediterranei, scanditi tra ritmi e parole divertenti, sensazioni ed emozioni che ci fanno vivere in prima persona la lunga attesa del giovane.
Preoccupazione, dolore, tormento e ansie si vivono nell’aria, evidenziando quella dolce e allegorica attesa del giovane orfano di madre, alla continua ricerca dell’orizzonte.
Cosi il regista decide attraverso un incontro del tutto onirico di farci conoscere quello che è stato il rapporto tra il figlio e il padre.
Un “Patres” è un pescatore che non è in grado di restare a casa, un padre non presente, vigliacco, che per liberarsi del peso di alcune storie di dolore le racconta come se fossero avventure divertenti, legando il figlio ad una corda, evidenziando cosi quell’abbandono paterno che reca un conflitto interiore nell’animo del figlio.
Il padre si allontana lasciando tra le mani del figlio una nave rossa, “macchia di sangue in un mare nero”, e con il dondolio finale della sedia, scandito da quel ritmo come se fosse un cullare antico, cede il timone all’animo dello spettatore per continuare a viaggiare, attraverso quelle onde piene di emozione e immaginazione.
Forse possiamo ammettere che siamo tutti un po’ come Telemaco, ci lasciamo legare alla caviglia pesi umani, indifferenti e omertosi ci limitiamo a muoverci nel nostro piccolo mondo, cercando un giusto equilibrio che tarda ad arrivare e tendiamo a dare fiducia ad un Patres che non ci sa aiutare, che non perde tempo a girarci le spalle quando tutto si complica.
Scene coinvolgenti e commuoventi, la scenografia povera ma essenziale, accompagna lo spettatore in quella che è la realtà, attori espressivi con piena immedesimazione del personaggio, penetrano grazie all’uso diretto del dialetto lametino nell’animo dello spettatore.
Eccezionale presenza scenica e uso degli spazi, con ritmi che rendono attraverso l’uso della parola ogni singola azione dinamica, una vera direzione scenica curata nel dettaglio.
Applausi interminabili che risuonano con calore e commozione nel Teatro Parioli per Dario Natale e Gianluca Vetromilo.
Artisti emergenti quelli della compagnia Lametina Scenari Visibili che sottolineano con eleganza e professionalità, attraverso la comicità, la riflessione e il dolore, di non voler portare in scena un teatro sociale, ma semplicemente tematiche di vita quotidiana “cieche”, radicate e ancora vive in terre del tutto dimenticate.
Bisogna ricordare inoltre che Patres ha ottenuto diversi riconoscimenti: Miglior spettacolo festival Inventaria 2014 Teatro dell’Orologio Roma; Premio contro le mafie del MEI 2014; Secondo premio al Festival Teatrale di Resistenza Museo Cervi – (RE). Spettacolo inserito nel progetto “Primo Sale” ovvero giovani artisti che cresceranno e certamente daranno sapore al teatro che verrà, ideato da Giulio Baffi e dietro l’organizzazione di Geppi Liguoro. Inaugurando cosi da poco anche il libro “PATRES”, scritto da Saverio Tavano con la prefazione del critico teatrale Alessandro Toppi.
Antonietta Violante
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