Nomi di donna di Gianluca Pirozzi, dal racconto al quasi romanzo

 

Ricordano gli schizzi preparatori di un abile pittore i racconti scritti da Gianluca Pirozzi e ‘ridisegnati’ in maniera magistrale da Clara Garesio. Layout 1La raccolta, intitolata Nomi di donna (ed. L’Erudita), presenta molti spunti d’innovazione sia sul piano della struttura del libro che su quello della narrazione vera e propria. Questa, che è la sua terza opera, deve detestare il nostro interesse per una scelta ibrida dal punto di vista del genere letterario. A prima vista, infatti, il lettore può pensare che Nomi di donna sia semplicemente una raccolta di tredici racconti con donne al centro della scena. È solo procedendo nella lettura che ci si accorge dell’intelaiatura sotterranea ai racconti, i quali si richiamano l’un l’altro attraverso fili sottili e preziosi. Proprio come gli schizzi di un pittore che acquistano un senso compiuto quando confluiscono sulla tela, le storie raccontate si incontrano e si spiegano, dando luogo a qualcosa di più grande: un quasi romanzo. L’aver lasciato il libro in bilico tra il racconto e il romanzo crea inoltre un gradevole effetto-sorpresa. Si scoprono, col tempo, inattesi collegamenti che sottraggono Nomi di donna alla frammentarietà, una tendenza purtroppo molto diffusa nella letteratura contemporanea invasa dalle cosiddette storie brevi, dagli screenshot narrativi, dalle scritture allusive. L’autore coglie il momento immediatamente precedente al manifestarsi dell’evento che altera il vissuto di ciascuna delle tredici protagoniste. Monica, Stella, Nadia, Clara, Agata, Edda, Diana, Fabiana, Aristea, Galatea, Louise, Blanca e Giovanna sono tutte diverse: per età, per estrazione sociale, per mondi attraversati. Eppure è proprio nella molteplicità che si ritrova il filo conduttore dell’unità. Si tratta di vite agiate o disagiate, ricostruite o distrutte, che hanno tuttavia come asse portante il sentire e il nome di una donna. La questione del nome, che ispira il titolo, sembra essere in realtà un espediente letterario, poiché per nessuna di loro si può dire nomen omen. Anzi l’attivismo che le contraddistingue diventa ancor più evidente in alcuni racconti come quello di Fabiana che ha scelto di chiamarsi Andrea, nel suo transito di genere FtoM (female to male). Dell’universo femminile a Pirozzi non sfugge alcuna sfumatura: transessualismo, immigrazione, prostituzione, femminicidio, solo per citarne alcuni, sono tutti temi presenti nelle sue pagine. Ciononostante e per fortuna non cede mai ad un’altra tentazione, quella di scivolare nell’attualità com’essa viene raccontata e rappresentata nei mezzi d’informazione. L’autore possiede infatti una propria voce. In controtendenza rispetto alla banalizzazione della lingua e della sintassi ai tempi di twitter, predilige un periodare ampio, impegnativo, ricco di subordinate, popolato da parole eleganti, talvolta antiche, come se anche dal punto di vista linguistico il libro dovesse rimanere in bilico, sospeso ad un crocevia tra passato e presente.

 

Pasquale Musella

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