“La révélation mʹest venue dʹOrient” Alle Scuderie del Quirinale il 4 marzo sarà inaugurata la mostra sulle influenze da Oriente nella creazione di Matisse. La liberazione dagli schemi e il nuovo respiro che le composizioni del grande artista risentono dai suoi viaggi in Oriente, porteranno i visitatori verso una visione diversa e suggestiva dell’opera del pittore. Una finestra nuova da cui ammirare e sentire emozionalmente la magia dei colori e l’ancestrale melodia tipica dei canti africani.
La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei
disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno
parte della mia orchestrazione del quadro.
Almeno cento tele di quello che viene considerato, insieme a Picasso, il più grande artista del nostro secolo sono affluite a Roma dalle principali collezioni del globo. Da segnalare capolavori come: “La marocchina”, “L’odalisca sul divano turco”, “La Palma”.I pavimenti blu, gli iris viola, i tenui lillà, i tappeti carichi di arabeschi, i brillantissimi verdi e poi i rossi densi, dalle più svariate sfumature, che degradano fino all’arancio. Un cromatismo che Matisse spiega così: “Mi sono servito del colore come mezzo per esprimere le emozioni e non per trascrivere la natura”. Ma attenzione, avverte il grande Maestro, per ottenere l’effetto voluto, non bisogna neppure usarne tanti: “In fondo anche la musica e’ fatta di sole sette note”.
“La rivelazione m’è venuta dall’Oriente – scriveva Matisse – quest’arte mi ha toccato. Davanti alle icone di Mosca ho capito l’arte bizantina”. Poi non perde l’occasione per poter ammirare “l’arte islamica” e, nel 1910, corre a Monaco dove c’è un’importante rassegna. Ma non è solo dinanzi ai capolavori che si può trarre ispirazione.
Proposta dalle Scuderie del Quirinale, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali edel Turismo, da Roma Capitale ‐ Assessorato alla Cultura e Turismo, la mostra è organizzatadall’Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre e catalogo a cura di Skiraeditore. In esposizione oltre cento opere di Matisse con alcuni capolavori assoluti ‐ per la prima volta in Italia ‐ dai maggiori musei del mondo: Tate, MET, MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou, Orangerie, Philadelphia, Washington solo per citarne alcuni.
Curata da Ester Coen, con un comitato scientifico composto da John Elderfield, Remi Labrusse e Olivier Berggruen, Matisse Arabesque, vuole restituire un’idea delle suggestioni chel’Oriente ebbe nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici, i suoi arabeschi, i suoi colori, suggerisce uno spazio più vasto, un vero spazio plastico e offre un nuovo respiro alle sue composizioni, liberandolo dalle costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva e della somiglianza per aprire a uno spazio fatto di colori vibranti, a una nuova idea di arte decorativa fondata sull’idea di superficie pura.
Henri Matisse non era destinato alla pittura, avvicinatosi alla pittura solo in seguito a una lunga malattia, si iscrive all’Ecole des Beaux Arts nel 1895, dove insegnano molti Orientalisti e ha quindi l’occasione di visitare, oltre alla vasta collezione islamica del Louvre, una serie di mostre dedicate all’arte islamica al Musee des Arts Decoratifs. Ma è all’Esposizione Universale del 1900 che l’artista scopre i paesi musulmani visitando i padiglioni di Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto. Nel 1906 viaggia in Algeria, riportando poi a Parigi ceramiche e tappeti da preghiera che nel disegno e nei colori riempiranno le sue nuove tele. Nell’anno successivo viene in Italia, dove visita Firenze, Arezzo, Siena e Padova, emozionandosi di fronte ai capolavori assoluti di Giotto agli Scrovegni. La svolta definitiva arriva però con la grande Esposizione di arte maomettana a Monaco di Baviera (1910), la prima di questa ampiezza mai fatta in Europa, tale da condizionare una cruciale generazione di artisti, da Kandinsky a Le Corbusier. Dopo aver curato (a Mosca) l’installazione in casa Schukin di ‘La danza’ e ‘La musica’, torna nel 1912 in Nord Africa, scegliendo come meta il Marocco e in particolare Tangeri. Lì a colpirlo è la luce e la natura lussureggiante. Interessato soprattutto da quella che veniva definita ‘arte barbarica’, Matisse si lascia dunque alle spalle le destrutturazioni e le deformazioni proprie dell’avanguardia e il motivo della decorazione diventa per l’artista la ragione prima di una radicale indagine sulla pittura, fino ad uscire in modo definitivo dall’intimismo della tradizione ottocentesca.La mostra delle Scuderie mette dunque in luce tutti gli elementi che innovano ulteriormente la sua arte, dando vita a un linguaggio di straordinaria modernità, incurante com’è dell’esattezza delle forme naturali eppure capace di sfiorare il sublime.
Il percorso espositivo romano esordisce attraverso sei sale parte con la monumentale natura morta ‘Gigli, Iris e Mimose’ del 1913 (dal Puskin), anticipatoria della magia cromatica dei toni dell’azzurro e del verde e prosegue con i lavori ispirati al primitivismo. I colori si scuriscono e i segni diventano semplici, geometrici, come nel ‘Ritratto di Yvonne Landsberg’, ‘L’Italiana’, la ‘Ragazza con copricapo persiano’, le ‘Tre sorelle’.Ecco quindi le suggestioni nipponiche con due dipinti della Pinacoteca Agnelli, il ‘Ramo di Pruno su fondo verde’ e ‘Fruttiera ed edera in fiore’. Il mondo del Mediterraneo esplode nei suoi colori più vivi nel bellissimo ‘Zohra sulla terrazza’ o ‘Marocchino in verde’, nei sorprendenti paesaggi ‘Pervinche – Giardino marocchino’, ‘L’albero presso il laghetto di Trivaux’ e ‘La Palma’. Ecco quindi la magia delle odalische distese, sedute o in piedi e dei tessuti arabescati, che sottolineano il gioco di linee: ‘Odalisca blu’, ‘Due modelle che si riposano’, ‘Paravento moresco’, tele affiancate dai raffinatissimi disegni di nudi e profili femminili. Tra gli altri capolavori, la ‘Danzatrice spagnola’, ‘ Interieur à Etretat’, ‘Buisson‘, l’‘Arbre’ e i ‘Pesci rossi’, che chiude la mostra.Una mostra che, attraverso il rimando a oggetti delle ricche e fastose culture figurative citate, a ibridazioni e a commistioni di generi e stili, farà rivivere il lusso e la delicatezza di mondi antichi,esaltati dallo sguardo visionario, profondo e straordinariamente contemporaneo di un artista geniale e grandioso come Matisse. Non è l’ arte orientale che ha influenzato Matisse, è Matisse che è andato verso Oriente e lo ha tradotto per l’ Occidente”.
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
TITOLO Matisse. Arabesque
SEDE SCUDERIE DEL QUIRINALE
Via XXIV Maggio 16, Roma
PERIODO 4 marzo ‐ 21 giugno 2015
ORARI Domenica – giovedì dalle 10.00 alle 20.00
Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
Non si effettua chiusura settimanale
La biglietteria chiude unʹora prima
INGRESSO Intero € 12,00 ‐ Ridotto € 9, 50
SITO INTERNET www.scuderiequirinale.it