LO SCATTO E LA DANZA I “ritratti architettonici” brasiliani di Simone Ghera

 

Venerdì 26 febbraio, a Roma, la performance coreografica Contaminazioni, ideata da Raffaella Appia ed eseguita da ballerine professioniste, insieme a un simultaneo live painting della pittrice russa Anastasia Kurakina inaugureranno alla Galleria Candido Portinari la mostra fotografica Dancer Inside Brazil di Simone Ghera, curata da Max De Tomassi (visitabile fino al prossimo 18 marzo). L’evento, promosso anche dall’Ambasciata del Brasile, illustra il rapporto fra la danza e diversi ambienti naturali e culturali del grande paese sudamericano.

Simone Ghera (Roma, 1959) è un architetto che si è sempre dedicato alla fotografia. Fotografo era infatti suo padre e fu proprio grazie a lui che Simone si accostò giovanissimo all’arte dello scatto. Col tempo, egli ha esplorato il mondo digitale e ha perfezionato le sue competenze tecniche, concentrandosi in particolare sul potenziale creativo della luce.zet1 La vera “illuminazione” gli giunse però frequentando un corso presso la Scuola Romana di Fotografia, dove, fra i possibili progetti da svolgere, ne figurava uno dedicato alla danza. Da allora (era il 2007) Ghera ha deciso di focalizzare il proprio lavoro sulla danza stessa, realizzando varie serie di fotografie, come Danza ed Equitazione, Danza e Tauromachia, Ballerine in stato Interessante, dove appaiono danzatrici di compagnie e accademie di tutto il mondo. Egli cerca di ritrarre l’anima nella faticosa quotidianità delle prove e degli allenamenti, sottolineando le espressioni gioiose o malinconiche, fiere o dubbiose ed i brevi momenti di abbandono. L’obiettivo cattura tutto ciò che precede e permette il trionfo sul palco scenico. Fotografo esperto, Ghera cura con attenzione le forme in primo piano, ma anche lo sfondo, e l’uso di obiettivi grandangolari gli consente di deformare l’immagine a piacimento, inclinandone spesso gli angoli fino a farne perdere l’orientamento. È l’istinto a suggerirgli se e quanto sfocare le linee di contorno, ruotare gli orizzonti e altro ancora per migliorare l’interpretazione del soggetto, secondo uno sviluppo orizzontale, verticale, od obliquo.zet

Soprattutto nel progetto Dancer Inside egli ha espresso la propria visione della danza, adottando un punto di vista tanto originale quanto per lui consueto, quello appunto architettonico: «Anche se il movimento è considerato l’essenza della danza, ciò che io trovo interessante più di ogni altra cosa sono gli angoli e le linee “statici” delle ballerine che fotografo. Le vedo molto vicine ai dettagli e alle linee architettonici». La sfida è dunque quella di mettere in comunicazione le pose dei corpi con gli ambienti (interni o esterni), creando accordi o contrasti in un paesaggio prevalentemente urbano. In questo modo, viaggiando in molte città europee (Praga, Vienna, Londra, Madrid, Milano, Firenze, ecc.), asiatiche (Mosca, San Pietroburgo) e americane (New York, Rio De Janeiro), l’architetto-fotografo romano ha rappresentato il dialogo fra la fluidità del movimento e la statica delle architetture, il linguaggio universale della danza e quello specifico di ciascun contesto geo-culturale. La mostra in corso, oltre che un omaggio al Brasile, rappresenta una profonda riflessione sul rapporto fra la nostra interiorità e il mondo, rapporto il cui punto di sintesi è il corpo umano, considerato nella sua individuale possibilità di espansione nel tempo e nello spazio.

 

Box informazioni:

Dancer Inside Brazil

(26 febbraio – 18 marzo 2016)

Galleria Candido Portinari, Ambasciata del Brasile

Piazza Navona 10, 00186, Roma

Info: eventos.roma@itamaraty.gov.br

Giada Sbriccoli

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